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Chiusura pronto soccorso di Spoleto: l’opposizione in Regione chiede l’immediata riapertura

PERUGIA – “Esprimiamo una forte solidarietà nei confronti dei cittadini che questa mattina protesteranno per la chiusura del pronto soccorso di Spoleto”. È quanto dichiara il consigliere regionale Fabio Paparelli (PD) annunciando che “i gruppi di minoranza dell’Assemblea legislativa dell’Umbria chiedono l’immediata riapertura del pronto soccorso di Spoleto e dei servizi di prima emergenza. Se la nostra richiesta non verrà accolta siamo pronti a presentare in Aula gli atti necessari per evitare il protrarsi di questa situazione molto problematica”.

“Il pronto soccorso di Spoleto – spiega Paparelli – serve un bacino che va oltre la città e copre l’intera Valnerina, con un’utenza di circa 60 mila persone. Dopo otto mesi dall’inizio della pandemia vengono a galla i problemi di una mancata e seria programmazione strutturale, in grado di affrontare questa nuova emergenza. La Giunta regionale ha fatto passare invano questo periodo e agisce nella più totale improvvisazione, senza aver programmato per tempo alcunché. A testimoniarlo è anche questa ordinanza sulla chiusura del pronto soccorso di Spoleto, che non è stata concordata con istituzioni e con le comunità locali”.

“L’immobilismo della Giunta, che non ha pianificato le misure per rispondere a questa seconda ondata di covid, – prosegue Paparelli – rischia di ricadere sulla salute dei cittadini e sulla efficienza dei servizi sanitari pubblici. Occupare tutti gli ospedali umbri per far fronte a questa nuova emergenza pandemica significa chiudere anche tutti i servizi pubblici essenziali. Invece ci sarebbe stato tutto il tempo per fare le assunzioni necessarie in sanità ed evitare le attuali carenze di personale. Ma anche per individuare strutture alternative agli ospedali, come la ex Milizia di Terni che noi abbiamo proposto, in modo tale da salvaguardare gli ospedali. Non ci sia ammala solo di covid. Il rischio, a questo punto, è di costringere i cittadini a rivolgersi ai privati, che rischiano a loro volta di andare in affanno”.

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