SPOLETO – Ultimo appuntamento per La Voce della Terra al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, la rassegna dedicata alla Valnerina ai suoi borghi colpiti dal terremoto. Venerdì 2 ottobre alle ore 21 sono di scena i Neri per Caso, il gruppo vocal formato da Ciro, Gonzalo e Domenico Caravano, Mario Crescenzo, Massimo De Divitiis e Daniele Blaquier, che proporrà un progetto interamente dedicato ai Fab Four di Liverpool, dal titolo “We Love The Beatles”
Ne parliamo con Mario Crescenzo, il basso del gruppo vocale a cappella.
Neri per caso è il più noto gruppo a cappella italiano e che ha ormai un lunghissimo curriculum, ultrapremiato in varie occasioni e che ora ha dedicato la propria attenzione ai Beatles con “We love the Beatles”, uscito nell’aprile 2019. Cosa ha significato rileggere canzoni eterne come quelle dei Beatles in arrangiamenti a cappella?
“Il primo problema che abbiamo avuto – risponde Crescenzo – è fare la play list dell’album, cioè scegliere solo nove pezzi sull’immensa produzione dei Beatles. Poi noi siamo sei e ognuno di noi ha non solo le sue canzoni dei Beatles preferite, ma il periodo dei Beatles preferiti, quello che ama i Beatles dell’inizio, il periodo yé-yé di “Twist and Shout”, c’è invece quello che ama il periodo psichedelico. Insomma è stata dura, abbiamo cercato di mettere tutti i nostri gusti d’accordo e soprattutto di fare una cernita che coniugasse popolarità e ricercatezza, nel tentativo di trovare un buon equilibrio tra le due coso. Anche perché credo che ci siano molti giovani che conoscono sicuramente i Beatles, ma anche persone della nostra età che però non hanno mai approfondito la musica dei Beatles, quindi è meglio dare comunque anche un “assaggio” dei brani più popolari. Poi c’è da considerare che un pezzo fatto a cappella è sempre una sintesi con dei ganci musicali più adatti anche alle voci e alla formazione. Devo dire la verità: “All You Need is love” ci calza addosso come un pennello, così come “Penny Lane”.
I Neri per caso hanno cominciato nel 1994…
“Veramente abbiamo cominciato nell’89, poi siamo venuti alla ribalta nel 94 e in seguito a febbraio dell’anno successivo partecipammo al Festival della Canzone di Sanremo e vincemmo con “Le ragazze”…
Il vostro principio ispiratore nella vocalità a cappella che fa diretto riferimento al vocalese, ha avuto come ispirazione i Manhattan Transfer o Jon Hendriks o si riferisce anche alla tradizione italiana come il Quartetto Cetra, o i Ricchi e Poveri?
“Quando eravamo ragazzi ci ispiravano i Beatles, ma anche i Beach Boys di cui da sempre sono fan. Una volta comperai un disco in stock che l’edicolante metteva in una scatola di cartone e io mi facevo dare la paghetta da papà e andavo lì a comperare dischi. Da quando scoprii i Beach Boys non ho mai smesso di amarli. Beatles e Beach Boys sono lo stesso tipo di amore. Per noi che lavoriamo sulla voce e che stiamo molto attenti al tono, al timbro questa cosa ci è venuta spontanea. Conoscevamo i Manhattan Transfer ma conoscevamo un po’ di più Bobby McFerrin e all’inizio degli anni Novanta abbiamo cominciato ad ascoltare i Take Six, ma l’impronta ce la hanno data gruppi come Beatles, Beach Boys, come pure i Jackson Five”.
Quanta importanza ha per voi l’improvvisazione nell’ambito di un brano?
“Io ad esempio faccio il basso o ho una parte che più o meno deve essere sempre quella, perché serve anche al solista per avere un appoggio e anche a chi mette gli accordi per avere lo stesso appoggio. Ma diciamo che nello scenario che ho prefigurato, il solista può prendersi un suo spazio improvvisativo, però è un aspetto molto individuale. Ad esempio prima, quando c’era Diego (Caravano, n.d.a.), lui un assolo lo avrebbe inserito in ogni pezzo. C’è invece chi deve essere sollecitato a fare un assolo. E’ un aspetto che varia da personalità a personalità. Io ad esempio nei pezzi dei Neri per Caso ho due parti soliste, di basso come se il basso facesse un assolo, uno ce l’ho proprio in Penny Lane e l’altro in un brano di Pino Daniele: “I Got The Blues”.
Qual è la migliore soddisfazione artistica ricevuta nel corso di tanti anni di attività musicale con i Neri per Caso?
“Già il momento in cui mi sono spostato dal paesino in provincia di Salerno, Ponte Cagnano, e sono andato al Festival Sanremo in un balzo in un’altra dimensione, è stato un cambiamento radicale della mia vita che poi mi ha spalancato le porte ad altri e inaspettati successi”.