A Spoleto si è chiusa un’edizione che resterà nella storia del Festival e il Coronavirus c’entra ma solo in parte. La 63esima va in archivio assieme a un’epoca segnata dalla direzione di Giorgio Ferrara che ha dato un’impronta indelebile, piaccia o no, al Due Mondi post-Menotti. Tredici anni a guidare una barca che stava affondando quando il timone lo aveva in mano Francis. Ferrara ha saputo prima rimetterla in mare, poi guidare attraverso perigliosi flutti, considerando forse non a sufficienza che quando si trovava nella rada spoletina la quiete poteva essere foriera di tempesta.
Ieri ha dato un signorile arrivederci, non l’addio come le schermaglie della vigilia facevano supporre, al pubblico del Due Mondi. Voce velata da un filo di commozione, Ferrara ha rivolto il suo primo saluto a Gian Carlo Menotti. Ci consentirà, ma qui abbiamo scorto la volontà di una “precisazione voluta”, rispetto a un rimprovero che più volte gli è stato rivolto dalla città del Festival e non sempre a torto: una non sufficiente deferenza e convinta considerazione della figura del Maestro al quale non solo culturalmente ma anche umanamente Spoleto e gli spoletini sono e saranno sempre attaccati.
Inevitabile, al di là di questo, la frecciatina garbata di Ferrara in risposta alla conferenza stampa di poche ore prima durante la quale Monique Veaute ha voluto precisare che partirà dal know how di Gian Carlo Menotti rimettendo la musica al centro. “Un pensiero al Maestro – ha detto l’ex direttore artistico – che in tempi lontani ha dettato la regola della multi disciplinarietà”. Come a dire non di sola musica…peraltro l’apertura dei Festival targati Ferrara è stata sempre riservata alla lirica e la chiusura al tradizionale concerto di musica classica. Tant’è, sono poi arrivate le tre dediche speciali a Carla Fendi, Luca Ronconi e Franca Valeri. Poi il grazie a Corrado Augias e alla sua amata Adriana Asti da 40 anni compagna di vita e di arte.
“Si chiude un ciclo di 13 anni – ha concluso Ferrara – e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Traguardi raggiunti grazie ai collaboratori e alle maestranze sui quali ho potuto sempre contare. Ho l’orgoglio di aver iniziato l’avventura in un momento di grave crisi del Festival e di essere riuscito a risollevarlo. Ora passo la mano a Monique Veaute che spero abbia doti di esperienza e resilienza. Auguri a lei e a tutti noi, davanti abbiamo un autunno che potrebbe non essere facile. Arrivederci”.
Vero, Giorgio Ferrara. Non vogliamo vedere nel riferimento alla mesta stagione autunnale una metafora riferita al Due Mondi. Certo non sarà facile raccogliere la sua eredità. Per questo, personalmente, le dico grazie per quello che ha dato.
Detto questo, diamo il benvenuto sincero a Monique Veaute. Il ricambio in questo Paese è importante quanto difficile da portare, da proporre, da accettare, ma è vitale. Tredici anni del suo mandato hanno segnato il Due Mondi. Ora si volta pagina. Veaute ha detto che ha tre parole d’ordine: novità, rarità e originalità. Con un occhio attento all’impronta del Padre Fondatore. Staremo a vedere, buon lavoro.
Photo Maria Laura Antonelli/AGF