FERENTILLO – Dopo aver ammirato la cappella detta Madonna delle Forche o di San Rocco a Vallo di Nera, ritorniamo nella Bassa Valnerina, esattamente a Ferentillo dove possiamo soffermarci su un altra edicola gemella, anche questa dedicata a San Rocco. Ma andiamo con ordine.
San Rocco e San Sebastiano nella tradizione cristiana, fin dalle origini sono stati sempre i Santi invocati contro la peste ed epidemie. Molte edicole e cappelle rupestri a loro dedicate sono state edificate fuori dai centri abitati. Vuol dire, molto probabilmente, che nei secoli addietro, in occasione di eventi pandemici e di pestilenze questi erano luoghi dove ci si poteva soffermare in aperta campagna per invocare l’ intercessione dei due Santi.
In alcuni scritti conservati presso l’archivio di Spoleto, si ha memoria di interventi di sistemazione e copertura con calcina di affreschi esposti nelle parti inferiori delle pareti di cappellette campestri e chiese, soggette ad essere venute a contatto con i fedeli. Ma anche altra tradizione e’ imputata a queste cappelle situate lungo sentieri e strade che mettevano in contatto i centri con le frazioni. Se a Vallo di Nera l’edicola si trova lungo la strada che dal Borgo dei Casali conduce a Castel San Felice e Sant’ Anatolia, qui l’edicola di San Rocco e’ situata sul sentiero a mezza costa, tra gli ulivi, che da Ferentillo conduce a Gabbio, per poi proseguire per Nicciano Loreno e tramite il fitto bosco delle falde del Solenne alla Abbazia di San Pietro in Valle.
L’ edicola si presenta, come struttura architettonica, quasi identica a quella delle Forche. Ingresso con arco ora, con cancello in ferro battuto. Interno voltato a crociera, e una ampia finestra ad arco verso sud. Sulla parete di sinistra altare con nicchia dove era affrescato un dipinto raffigurante la Madonna in trono col Bambino Gesu seduto sul ginocchio sinistro e ai lati San Sebastiano e San Rocco, protettori, appunto contro le epidemie. Altri frammentari affreschi rimangono sulle pareti laterali ma di scarsa interpretazione. Esternamente, in coincidenza con la nicchia di altare, una absidiola in pietra. Gli affreschi, anche se sono di scarsa interpretazione, si possono attribuire sicuramente alla mano di un allievo di Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, addiruttura a Giovanni di Girolamo Brunotti per la delicatezza di alcune parti anatomiche che affiorano nei superstiti pezzi di intonaco. Ma anche i colori sono ben saldati ancora, come ad esempio nel vestito della Vergine, e di una porzione del San Rocco.
L’ edicola nella sua parte strutturale, e’ stata recuperata alcuni anni fa grazie alla volontà e dedizione di alcuni residenti, ma gli affreschi sono andati perduti per sempre. I più anziani ricordano che l’edicola e’ stata utilizzata fino agli anni ’60 come rimessa di attrezzi per la coltivazione degli ulivi, come rimessaggio per animali come pecore e asini. Non parliamo dello stato di abbandono perpetrato anche da parte dell’ autorità ecclesiastica.
Oggi l’edicola senza i suoi affreschi rinascimentali che avrebbero coperto tutte le pareti, e’ oggetto di visita da parte di pellegrini ed escursionisti lungo questa mulattiera immersa tra gli ulivi e boschi. Qui poco più avanti, nel fitto bosco si può incontrare una calcinai e alcune fontanelle di acqua naturale. Ogni anno in occasione della festività di San Rocco, il parroco insieme ai fedeli della parrocchia di Ferentillo, celebrano una messa. Quindi, tradizioni che non devono scomparire, devono mantenere integro, non solo la fede e la devozione ma anche dare dignità ai luoghi immersi nel silenzio e nella stupenda meraviglia della natura incontaminata che solo la Valnerina sa offrire.