PERUGIA – Forse ha ragione Chiara Ferragni. In un’economia di mercato anche la cultura può diventare mezzo per fini di marketing, anche perché la prima regola del marketing è che tutto è prodotto e come tale può essere venduto. Sarà vero che sono passati i tempi della cultura come patrimonio universale accessibile e condiviso da tutti e possibilmente, ma solo possibilmente, gratuitamente, ma l’era delle utopie seppure dense di idealità, sono passati per sempre. Alla luce di quanto appena enunciato, coglie di sorpresa l’emendamento votato in consiglio regionale che riafferma un ritorno di Umbria Jazz alle antiche radici itineranti. Da Castelluccio, alla Cascata delle Marmore, dal Lago Trasimeno al Teatro Romano di Gubbio, Umbria Jazz, secondo quanto accolto dalla Giunta regionale che si impegna a intraprendere un itinerario regionale per il festival, tornerà ad animare i luoghi più belli dell’Umbria e a promuoverli in senso turistico. In fin dei conti anche questa un’operazione di marketing, più esattamente di marketing territoriale. Resasi forse necessaria in era post-Covid (ammesso che quella che stiamo vivendo è un’era che ha superato l’emergenza Coronavirus), per dare nuovi impulsi a territori e luoghi incantevoli che aspettano solo di essere scoperti. Marketing, dunque, che travalica la lunga storia stanziale di Umbria Jazz concentrata prima sulla sola Perugia, poi esportata a Orvieto e quindi a Terni, da dove però è partita (Villalago nel lontano 1973). Dal 1982 in poi Umbria Jazz, nell’edizione estiva e più importante del circuito dei tre festival, è rimasta dominio perugino nel passaggio della formula gratuita della musica a quella a pagamento. Ora, pur rimanendo centrale il ruolo del capoluogo regionale, si profilano anche varie articolazioni sul territorio regionale. Rimane il fatto che anche il jazz è sottoposto alle regole di mercato e pertanto a quelle del marketing e sarebbe solo un sogno che Umbria Jazz nelle sue varie articolazioni possa tornare a diventare di fruizione gratuita, anche in considerazione delle difficoltà di bilancio in cui si trova attualmente la Fondazione Umbria Jazz. Ma rimane pur sempre bello sognare.