Il gruppo nasce nel 2019. È composto da Francesca Zanetta (già con gli “Unreal City”), alle chitarre e tastiere, Roberto Bernasconi, basso e voce, Alessio Del Ben, batteria ma anche tastiere e cori, a cui s’è aggiunto successivamente Niccolò Galliani al flauto, tastiere e cori.
Dopo alcuni mesi in studio lo scorso marzo è uscito quest’album, “Il velo dei riflessi”, un concept in cui protagonista è la schizofrenia del personaggio principale che si trova in una stanza circondato da grandi specchi.
Le atmosfere sono quelle del prog degli anni ’70, declinate però in maniera convincente, ed ho trovato gradevole questo lavoro sin dal primo ascolto.
La prima traccia è “Il paradigma dello specchio”; tra le diverse tipologie di tastiere, la chitarra ed il flauto si entra in un mood che definisce bene dove il gruppo plana, con la mente scavando nelle pieghe del prog nostrano; un buon inizio.
Segue “Figlio dell’uomo”, con ancora le tastiere in evidenza assieme ad una ritmica ben cadenzata; bel solo di chitarra nella parte centrale; certo sonorità tipiche de “Le Orme” sono sicuramente ben presenti in alcuni passaggi.
“Chi ti cammina accanto” parte in maniera più moderata, una chitarra, quindi il pianoforte, il flauto per il brano più breve del disco, poco meno di 6 minuti.
Più duro è l’inizio del quarto brano, “Il bastone e il serpente”, che però si stempera successivamente; belle geometrie tra la ritmica e le tastiere, che hanno sempre il privilegio; d’altronde su quattro componenti le suonano in tre, è normale.
I buoni spunti dei componenti si fondono nel lungo brano posto in conclusione del disco, “Loro sono me”.
Si tratta complessivamente di un buon lavoro per la parte strumentale, che forse risente di un tallone d’Achille sin troppo comune nel prog italico; quello di una voce a volte non proprio all’altezza. Il gruppo merita attenzione e come esordio è davvero non male; vediamo il futuro.