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Compiono 45 anni due cult movie tra sessualità e rock

PERUGIA – Londra, primi anni Ottanta. Punk e underground dominano le scene della Tube. Mai guardare un punk, non tanto per l’aspetto. Le lunghe creste multicolorate in cima alla testa e gli abiti in aderente pelle nera con scarpe dai poderosi doppifondi, potrebbero fare dei punk degli animali di scena, ribelli e minacciosi. Ma no, non bisogna guardare i punk piuttosto perché il solo guardare per loro è motivo di mercificazione: io ti offro il mio spettacolo e allungo subito la mano per farmi dare qualche penny. Tutto è spettacolo nella Tube, compresa la mappa con le quattro linee in blu, rosso, giallo e nero, frutto del genio di Harry Back che negli anni Trenta trovò la soluzione più lineare per indicare i percorsi della Tube e le varie fermate. Il punk era nichilismo in assoluto, tutto contro tutti e tutto. Ma forse fu anche il principio per porre le basi di nuove tendenze e innovazioni estetico-culturali. Ero a Londra in quel periodo. Riuscii a sommare qualche giorno di ferie, libero dagli impegni sempre più pressanti del lavoro al giornale (Corriere dell’Umbria) che stava appena nascendo. Andai a trovare la mia ragazza che era lì per una vacanza-studio di approfondimento dell’inglese. Mi imbarcai a Ciampino e scesi a Heatrow, quindi salii sulla Tube e raggiunsi Seven Kings, quartiere e Nord Est dal centro di Londra a una quindicina di chilometri circa. Lì, in un piccolo appartamento soggiornava la mia ragazza e una sua amica.

Uscimmo e andammo al cinema, non senza prima aver consultato tabloid e guide per decidere cosa andare a vedere. The Rocky Horror Picure Show era già un successo, film musicale, squinternato e visionario a dismisura, ma che aveva posto le basi per il filone gothic nella sua specificità horror, ma alleggerito di una verve tutta comica, spesso grottesca e soprattutto da un erotismo e da una sessualità al di là di ogni possibile stigma: omosessualità, transessualità, pansessualità, Onirismo e alienazione, riferimenti continui, precorrendo Quentin Tarantino, e citazioni filmiche rivisitate di Dracula e del filone della science fiction letteraria. Tutto frutto della mente di Richard O’Brian che inizia nel cinema come stuntman, fa il tour di Hair, recita in Jesus Christ Superstar, fino a quando ebbe la folgorazione di scrivere un musical farcito di sesso, droga, traviamenti, promiscuità, follia, arte e divismo. Un colpo di genio che in breve conquista il pubblico del teatro e in due anni diventa un film, un cult-movie. Era il 1975, quarantacinque anni fa, ma il fenomeno The Rocky Horror Picture Show continuò a tenere banco per anni, tanto che quando arrivai a Londra se ne parlava ancora e, anzi, erano ancora numerose le sale cinematografiche che lo avevano adottato con una programmazione ininterrotta. Non mi dilungo a descrive il complesso intreccio narrativo del film che si basa su continui colpi di scena in cui si trova, suo malgrado, una coppia di “normalissimi” ragazzi, un lui e una lei che scoprono aspetti nascosti delle proprie fantasie sessuali, ma voglio ricordare quanto a distanza di anni dalla prima del film, a Londra fosse diventato un rito di tendenza travestirsi e vedere per l’ennesima volta quel film. In realtà è dall’aprile del 1976 che a New York, le proiezioni di mezzanotte del Rocky Horror Picture Show del week end diventano degli happening, nei quali i fan si presentano travestiti come i vari personaggi, cantano, ballano ed interagiscono con ciò che succede sullo schermo. Una tradizione poi ripresa a Londra. Non ricordo il nome della sala cinematografica dove per la prima volta conobbi quel film a Londra, ma ricordo invece perfettamente che era palpabile e multisensoriale lo spettacolo che ne facevano i ragazzi londinesi, che oltre a travestirsi, accompagnavano la varie scene del film con gesti che ne rendevano più realistica la visione: ad esempio, alla scena del matrimonio degli amici di Brad e Janet, i due protagonisti del musical, veniva gettato riso sul pubblico; o all’arrivo al castello di Brad e Janet in un notte di novembre molto piovosa, la pioggia diventa acqua da spruzzare sul pubblico al cinema. Lo spettacolo teatrale The Rocky Horror Show debuttò il 18 giugno del 1973. Due anni più tardi, nel 1975, fu trasposto nel film “The Rocky Horror Picture Show”. In quello stesso anno fece il suo ingresso sulle scene cinematografiche mondiali il musical “Tommy”, una delle prime opere rock della storia del cinema. Lisergico e profetico, “Tommy”, creazione di Pete Townshed e degli Who, narra la storia di un ragazzo che in seguito ad un trauma provocato dalla morte del padre, diventa sordomuto e praticamente cieco, ma insuperabile davanti a qualsiasi flipper. Proiettato attraverso uno specchio ritrova tutti i suoi sensi e diventa un messia. Gli opprimenti suoi genitori adottivi sono stati massacrati mentre lui – scalando la montagna – troverà l’immagine del padre. Il regista Ken Russell usa tutta la sua immaginazione per tratteggiare un musical tra grande musica e introspezione psicologica. Tommy tornerà in scena come opera proposta dagli Who nel 1989, verrà proposta nella sua interezza ancora da Roger Daltrey sia in un tour solista nel 2012, sia con gli Who nel 2017, ed ancora con una straordinaria versione orchestrale nel 2018.

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