Cerca
Close this search box.

Stasera su Rai Storia il documentario "Walter Tobagi, odiato senza ragione"

SPOLETO – Grazie alla collega Antonella Manni ho avuto la possibilità di entrare in contatto con l’Associazione Amici di Spoleto che organizza da anni, insieme al Comune, il Corso di giornalismo “Walter Tobagi”. Una iniziativa che fa rimanere viva e trasferisce ai ragazzi, agli studenti, attraverso corsi incentrati sull’informazione,  la missione di un giornalista che credeva profondamente nel proprio mestiere. Fino all’estremo sacrificio. Così, oggi, per la nostra rubrica Da vedere in tv, ho francamente pochi dubbi. Su Rai Storia (canale 54) andrà in onda il ricordo di questo straordinario cronista a 40 anni dalla sua morte. Il documentario è a cura di Alessandro  Chiappetta con la regia di Agostino Pozzi. Il titolo: “Walter Tobagi, odiato senza ragione”, in onda in prima visione  stasera, 26 maggio, alle 21.10. Ricostruisce la figura di Tobagi e le vicende legate alla sua morte. A ricordarlo sono la figlia Benedetta, gli amici e colleghi Antonio Ferrari, Giancarlo Perego, Marco Sassano e Massimo Fini, lo storico Guido Panvini e l’ex magistrato Armando Spataro. Fu quest’ultimo a rappresentare l’accusa al processo che nel 1983 vide condannati i componenti della Brigata XXVIII marzo, accusati proprio dal loro leader, Marco Barbone, che beneficiò della legge del 1982 sui pentiti scontando una pena contenuta. Tobagi venne ucciso il 28 maggio 1980, a 33 anni. Giornalista del Corriere della Sera, fu freddato a pochi passi da casa da uomini, come detto, della Brigata XXVIII marzo, una formazione terroristica di estrema sinistra. Tobagi era il cronista di punta del quotidiano milanese sul fronte del terrorismo, aveva seguito numerosi processi e tante vicende di quel periodo, ed era anche impegnato dal punto di vista sindacale, era il presidente dell’Associazione Stampa Lombarda. Il suo omicidio destò stupore e commozione in quanti lo avevano apprezzato, ancor più per le dinamiche del delitto, commesso da una banda di terroristi giovani e di “buona famiglia”.

Articoli correlati

Commenti