E come ERESIA: le rivoluzioni siamo noi? è un gruppo per l’azione degli artisti in Italia, fondato da Francesca della Monica. Attualmente conta al suo interno 2800 iscritti. Nel gruppo sono attivi tavoli di lavoro e di ricerca altamente competenti per rifondare il sistema delle arti in Italia. In occasione delle celebrazioni del Primo Maggio e del’annesso concertone, chiesero agli artisti invitati di stare in silenzio, per manifestare chiaramente protesta e disagio. La domanda è: che ne pensa il movimento della Fase 2?
“La ‘riapertura’ ci evoca La zattera della Medusa, il celebre olio di Théodore Géricault, dove si raffigura il dopo naufragio della fregata Méduse, avvenuto a causa di negligenze e decisioni affrettate da parte del comandante che non aveva una buona conoscenza di quelle acque, cosa che portò la fregata ad incagliarsi sul fondale sabbioso. Di fronte a quel che accade per E come Eresia si può parlare forse di prove tecniche di riapertura, non di reale riapertura: la vera riapertura avverrà soltanto quando tutti gli artisti saranno in condizione di creare, grandi e piccoli.
Quello in corso è un vero processo di trasformazione del mondo delle arti, e non sarà fuorviato in alcun modo da proclami politici di riapertura. Al momento – prosegue il movimento – non esistono figure istituzionali in grado di rappresentare l’arte, gli artisti, e il processo in corso di radicale cambiamento, chi lo fa ha un pensiero debole, che ancora relega il mondo degli artisti a corrispondenze numeriche e parametri insensati. Giorni fa il mondo della politica raccomandava teatranti e musicisti con la mascherina sul palcoscenico. Poi si parlava di produrre soltanto monologhi, per via del virus. Ora si riapre tutto a giorni, si cerca di mantenere una rete di rapporti di fiducia tra enti ‘consolidati’ di vario genere, che è proprio quel che sta devastando da anni l’evoluzione artistica di questo paese.
Noi artisti sappiamo bene che le cose non funzionavano neanche prima del Covid 19. La prova tecnica di riapertura è molto secondaria rispetto alla necessità di rivoluzionare questo Paese. Che poi gli artisti, purtroppo o per fortuna, non chiudono mai”.
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