TERNI– Archeologia a Terni, al Caos museo permanente di reperti archeologici proveniente da campagne di scavo di tutto il comprensorio della conca. Una vasta gamma di rinvenimenti che testimoniano come la conca ternana rappresentava un importante e fertile punto di transito per tutto il territorio.
Innanzitutto, emerge, attraverso i reperti, un forte senso del “sacro” degli Umbri Nahartes. Prima di passare alla scoperta di tanta storia, inquadriamo l’epoca, i luoghi e le campagne di scavo effettuate dalla Soprintendenza Archeologica dell’Umbria (L. Bonomi Ponzi): la conca ternana rappresenta un punto di importanti vie naturali, come le valli fluviali tra territori dell’Italia Centrale Adriatica, l’Etruria Meridionale e Roma, oltre che con l’Agro Tudertino e l’alta Valle del Tevere.
La posizione e le condizioni ambientali favoriscono l’ insediamento umano fin dalla preistoria. Con gli inizi dell’eta’ del ferro X sec. a.C. rispetto alla situazione insediativa dell’ eta’ del bronzo finale, dove e prevalente il modello perilacustre, il territorio ternano diventa area privilegiata.
Questo viene documentata dalla grande quantità di reperti pervenuti dalla necropoli delle acciaierie. Il ruolo dell’ area ternana si consolida con l’ avvento della cultura orientalizzante nel VII sec. a.C. come attestanti i reperti provenienti dalla necropoli di San Pietro in Campo (ex poligrafico Alterocca) e degli abitati a Maratta Bassa; in area interna alla citta’ tra Piazza Clai e l’ex Palazzo Sanita’, naturalmente nell’area dell’ anfiteatro.
I reperti attestano una società di tipo gentilizia, ciò e’ dato dalla ricchezza dei corredi funerari, suppellettili e arredi. Qui già dal VII sec. a.C. si avvia l’urbanizzazione della Conca Ternana abitata dagli Umbri Nahartes. Il “sacro” e’ espresso da luoghi di culto dell’ acqua come a Cor delle Fosse e Marmore, o di altura, come il santuario di Torre Maggiore, punto di riferimento di tutto il territorio, considerato un santuario federale. Il contenitore archeologico all‘ex Siri, quindi, suddiviso in stanze ben attrezzate, con la sezione preromana, il percorso storico del territorio dalla preistoria alla romanizzazione attraverso i reperti.
Gran parte dei reperti provengono da collezioni del vecchio Museo Civico e dalle ricerche effettuate dalla Soprintendenza nell’ultimo ventennio. In due sale espositive sono state ricostruite due tombe e con il materiale rinvenuto negli scavi della necropoli dell’ex poligrafico Alterocca – San Pietro in Campo negli anni 1907 e 1912, poco dopo la scoperta della necropoli dell’ acciaieria, sepolture che appartengono alla prima metà del ferro. Tra il 1996 e il 1999 la Soprintendenza ha condotto due importanti campagne di scavo in questa area, ex Poligrafico, riportando alla luce ben 31 tombe.
Sepolture a inumazione, scavate in un banco di sabbia dalla profondità di tre metri dall’ attuale piano stradale.
Le fosse sono a forma rettangolare contenenti soltanto una sola deposizione. Il defunto, era deposto supino con la testa volta ad est e gli arti superiori posti ai fianchi. Il corredo fittile era più numeroso nelle tombe femminili, con corredo ornamentale piu ricco era deposto ai piedi o in loculo inserito su uno dei lati della fossa.
Le sepolture maschili, si distinguono per la presenza di armi in ferro, punte di lancia e giavellotto e spada con elsa e stami. In quelle femminili invece fusaiole e rocchetti di svariato impasto oltre a ricchi corredi ornamentali come pendagli di bronzo o di avorio, collane, fibule di bronzo e ferro a volte con arco rivestito da elementi di ambra, rosso avorio placche di cinturone di bronzo o di ferro di tipo Capenate e affibbiagli di bronzo. Un bacile di bronzo e’ immancabile collocato ai piedi del defunto. Esposti in bacheche i corredi vascolari, distinti in olle, anche di grandi dimensioni composti di impasto nero o rossiccio, alcune presentano decorazioni con cistolature e incisioni, brocche, coppe, calici, attingitoi ollette, per la maggior parte realizzate con impasto nero o bruno-rossiccio, anche in bucchero o argilla figulina. La caratteristica dei materiali rinvenuti e’ data anche dalla produzione non locale degli oggetti provenienti anche dalle zone dell’ Etruria dalla Sabina Tiberina, dall’area Falisco Capenate, dalla Fenicia, dall’ Egitto, come ad esempio i pendagli – sigillo in avorio e quelli di pasta vistrea raffiguranti la divinità Bes. Il materiale esposto e le tombe sono tutte inquadrabili tra i primi due decenni del VII e gli inizi del VI sec. a.C. Da detto materiale, evince una comunità divisa in classi sociali e aperta all’esterno economicamente e culturalmente ricca. Si passa da un tipo di societa patriarcale a quello gentilizio. Tra i tanti reperti, singolare un “arcaico” sigillo di avorio con effigiato due felini a riposo. Interessante i reperti rinvenuti alla necropoli di San Pietro in Campo, come una collana con un pendaglio – sigillo di avorio con effigiato, come dicevamo due felini a riposo un frammentario disco di bronzo decorato a sbalzo e una fibula sempre in bronzo con arco e losanga e globetti laterali. Un pendaglio formato da sei anelli concentrici con verga bronzea era alla caviglia destra del defunto. Questi reperti risalgono al VII secolo a.C. Singolare il corredo funebre appartenuto ad una bambina: fibule di bronzo, l’ arco rivestito di dischi d’ ambra o di avorio, al momento del rinvenimento erano collocate due sulla testa e altre all’ altezza del petto; due amuleti di bronzo, uno a forma di freccia, l’altro in lamina a forma triangolare, un pendaglio di avorio era collocato all’altezza del petto, e tre braccialetti di bronzo. Del corredo fa parte anche un attingitoio di impasto bruno che era collocato vicino alla testa, una brocca di impasto rossiccio rinvenuta sulla parte alta della fossa, frammenti di un kantharos di impasto nero era stato rinvenuto presso il ginocchio destro. Una fuseruola biconica di impasto scuro, una olla di impasto rossiccio e una coppia carenata su un alto piede a tromba erano situate ai piedi anche questi reperti risalgono al VII secolo a.C. Ma tanto altro materiale archeologico e’ esposto nelle bacheche delle sale espositive come monete, offerenti, oltre ad una serie di preziosissimi bronzetti raffiguranti il Dio Marte, quest’ ultimi provenienti dagli scavi di Torre Maggiore. Ma anche il materiale lapideo non manca al museo archeologico ternano: frontoni di templi, capitelli e avanzi di colonne, teste di divinita’ di notabili, senatori e imperatori, urne cinerarie, are sacrificali, sarcofagi provenienti anche da Carsulae. Del V secolo a.C. un frammento di stele detta di “via Garibaldi” (luogo del ritrovamento) raffigurante una scena di corteo pubblico con musici. Del santuario di Torre Maggiore e’ una testa di divinità femminile del III e II secolo a.C. Nell’ area museale allestita per la statuaria e’ importante il torso marmoreo del I secolo d.C. proveniente da Carsulae. Sono state messe in esposizioni anche il materiale rinvenuto nelle ultime campagne di scavi con i reperti a Localita San Valentino come il prezioso unguentario del III – IV secolo; i reperti di Palazzo della Sanita’ come anfore, ciotole, materiale e oggetti in cotto, in bucchero di utilizzo quotidiano. La raccolta viene completata con alcuni interessanti pezzi marmorei riferiti a sarcofagi, due interni raffiguranti Eroti scolpiti risalenti ai secolo III, VI, II d.C.