GUBBIO – E’ la terza volta nella storia della Corsa dei Ceri degli ultimi trecento anni che la festa più emblematica dell’Umbria non si svolge. Fu infatti a causa delle due guerre mondiali che le grandi macchine rimasero ferme. Alla sofferenza della guerra, per gli eugubini si aggiunse quella del mancato svolgimento della loro festa di primavera che affonda le radici ai culti pagani.
Purtroppo è questa la terza volta che la piazza, la basilica di Sant’Ubaldo e la forsennata corsa sul Monte Ingino, rimarranno frangenti incompiuti. Compresi gli altri momenti a corollario della grande festa, vale a dire la serie di ritualità che si tramandano da secoli, come ad esempio gli “inchini” dei Ceri alle finestre dei ceraioli che per vari motivi non possono partecipare all’omaggio alla primavera.
Mi piace però in queste ore che si ammantano di tristezza a causa del virus, ricordare, con alcune immagini, l’atmosfera che si crea a Gubbio nel giorno magico dei Ceri con le testimonianze fotografiche e video di tre o quattro anni fa.