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Fontemaggiore, il teatro come cura per ricominciare

PERUGIA – Fontemaggiore Centro di Produzione Teatrale è, per varietà e dimensioni dell’attività svolta, diffusione sul territorio regionale e nazionale, continuità del lavoro, una fondamentale realtà umbra nell’ambito dello spettacolo dal vivo.
Ci sembra dunque importante fare il punto su cosa sta succedendo in questo periodo, cosa abbiamo perso e cosa speriamo per il prossimo futuro.
Come è noto dai primi di marzo la nostra attività si è fermata. Abbiamo chiuso la porta dei nostri teatri (il Teatro Brecht di Perugia, il Clitunno di Trevi e il Subasio di Spello) interrompendo nel momento più fervido la stagione di teatro ragazzi e le due stagioni di prosa.
Abbiamo salutato senza preavviso i 150 allievi della scuola di teatro Mutazioni e gli altri numerosi partecipanti ai laboratori teatrali per le scuole e per i cittadini di Perugia, Trevi e Spello.
Le produzioni di teatro ragazzi, pronte ad affrontare la parte più cospicua della tournée nazionale, sono rimaste a casa.
 
Quello che si è interrotto è anche il lavoro di cura che svolgiamo da sempre nei confronti delle fasce più delicate del pubblico e degli artisti, quelle che rischiano di restare travolte in maniera più grave dalla situazione attuale: tra gli spettatori, i bambini e i ragazzi; tra gli artisti, le giovani compagnie emergenti e in generale le piccole compagnie indipendenti, umbre e non.
Insomma, “l’infanzia degli spettatori e l’infanzia  degli artisti”: un’infanzia spesso e per più versi dimenticata in questa emergenza.
 
Fontemaggiore, oltre alla capillare attività culturale sul territorio, svolge un’attività d’impresa che dà lavoro a molti artisti, tecnici e organizzatori umbri. In questo periodo abbiamo collaborato con le associazioni di categoria, confrontandoci costantemente con le altre realtà nazionali, per garantire gli ammortizzatori sociali ai lavoratori e per cercare di immaginare come superare questa fase così decisiva per tutti noi.
 
Abbiamo iniziato a pensare a come riprendere le attività e ai nuovi progetti, anche se questo sforzo di immaginazione affonda nella più totale incertezza di quale sarà la prospettiva futura. Incertezza che riguarda tutto il settore ma in particolare il teatro ragazzi, così fortemente legato al mondo della scuola, che presenta già di per sé problematiche enormi.
 
Per il resto, abbiamo scelto di rimanere in silenzio. Per meglio dire, abbiamo scelto di far risuonare il silenzio di una mancanza, quella del teatro, che è per definizione spettacolo dal vivo. Ossia presenza, vicinanza, condivisione.
Per questo pensiamo che appena si potrà ricominciare, il teatro sarà una cura. Una cura per ripensarci come collettività, per ritrovare un’umanità. Una cura per la mente e il cuore, dei grandi e dei bambini. Il futuro è incerto ma il teatro è antico come l’uomo. Non sappiamo ancora come, ma vogliamo credere che il futuro ci aspetta.

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