CANNARA – Pane e dignità. Il lodo De Gasperi: le lotte contadine a Cannara e in Umbria (1944-1948) è il titolo del libro scritto da Lorenzo Francisci, laurea magistrale in “Italianistica e Storia Europea” presso l’Università degli Studi di Perugia. Si occupa di ricerche in ambito storico mentre è in corso la sua formazione in ambito informatico come corsista in “Progettazione di Sistemi Digitali per le Imprese” presso l’ITS Umbria Academy. È in procinto di pubblicare due articoli scientifici sulla storia della chimica a Terni. Nel periodo preso in considerazione negli anni del secondo conflitto mondiale, le problematiche legate all’agricoltura ed ai lavoratori agricoli, in particolare i braccianti, sono tornate di grande attualità. E’ utile quindi ricordare la storia per ritessere un filo rosso che faccia sì che il prezzo pagato da milioni di contadini, in termini di salari, condizioni di lavoro, orari di lavoro e soprattutto dignità, non si ripeta anche oggi, come invece purtroppo sta avvenendo.
Molti di noi provengono da famiglie contadine e bracciantili e direttamente o indirettamente questa storia ci appartiene tutta.
Per questo vi invitiamo a comperare e a leggere questo bel libro “Pane e dignità. Il lodo De Gasperi: le lotte contadine a Cannara e in Umbria (1944-1948)”, che è appena stato pubblicato dalla casa editrice folignate Il Formichiere, di Lorenzo Francisci con l’introduzione del professor Renato Covino, ora pensionato, insigne ex docente di Storia Economica all’Università di Perugia, autore di pregevoli opere sulla nostra regione.
Il quadro che emerge immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, coniuga i problemi storici dell’agricoltura umbra con le emergenze determinate dalla guerra e dal dopoguerra. Ma accanto ai dati economici che fanno emergere come, tra la seconda metà degli anni Venti e tutti gli anni Trenta si sia verificato un sostanziale blocco delle strutture agrarie, vi sono altri due elementi che è utile sottolineare per comprendere il clima in cui si determinano i movimenti di lotta che si manifestano nelle campagne umbre a partire dal 1944-45. Il primo è il ruolo del mondo rurale relativamente all’approvvigionamento delle città nel momento in cui vanno in crisi le politiche annonarie e i conferimenti agli ammassi delle derrate alimentari. In questa congiuntura i contadini acquisiscono un ruolo fondamentale attraverso il diffondersi della borsa nera, comprendono che da loro dipende il rifornimento alimentare delle città, acquisiscono la consapevolezza del loro valore sociale. Il secondo elemento che emerge è il contatto che si determina con la Resistenza, ossia con persone – in buona parte giovani – provenienti da contesti urbani, che in precedenza avevano avuto solo rapporti episodici con il mondo rurale, che vengono nutriti, alloggiati e nascosti dai contadini, che in alcuni casi entrano nelle fila del movimento di liberazione. I mezzadri, insomma, comprendono che nulla può essere come prima e reagiscono alla resistenza dei ceti proprietari, ricostituendo le proprie organizzazioni e costruendo strutture di solidarietà (le cooperative, i molini popolari, le case del popolo, eccetera) che sanciscono la loro autonomia dal mondo padronale. I fatti di Cannara si collocano in tale contesto e la trattazione che se ne fa nelle pagine di questo libro, descrive in modo dettagliato l’andamento degli eventi, il significato che essi assumono nel quadro delle lotte agrarie del decennio successivo alla liberazione. Dietro c’era l’ansia di superare lo stato di minorità a cui i mezzadri erano stati sempre costretti nei decenni precedenti, ma anche il sogno della terra che nel corso degli anni Cinquanta si articolerà in piattaforme rivendicative che postulavano la trasformazione della mezzadria in affitto e la diffusione della piccola proprietà. [dall’Introduzione di Renato Covino]