PERUGIA – Il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, Stefano Anastasìa, in una nota stampa, conferma la sua “attenzione e vigilanza alla situazione negli istituti penitenziari umbri. Pur potendo continuare ad accedere in carcere, per garantire un più costante contatto con i detenuti dei quattro Istituti di pena e non appesantire ulteriormente il faticoso lavoro del personale penitenziario in servizio, da questa settimana, interloquendo direttamente con 9 detenuti di Spoleto, il Garante ha iniziato ad assicurare colloqui in videoconferenza con i detenuti che lo richiedano”.
Ad oggi non risultano nelle carceri umbre casi di detenuti positivi al virus e sono messe in atto le misure essenziali per la prevenzione della diffusione del virus.
In particolare, in tutti gli istituti penitenziari sono stati attivati e sono regolarmente funzionanti gli spazi di pre-triage per i detenuti nuovi giunti. Sono stati individuati spazi di isolamento precauzionale e per l’isolamento sanitario di eventuali casi sospetti o pazienti positivi, per un totale di circa 40 stanze dedicate nei quattro Istituti. Tutti gli operatori penitenziari e sanitari a diretto contatto con i detenuti indossano i dispositivi di protezione individuale.
Inoltre, la Direzione Salute e Welfare della Regione ha dato disposizioni di sottoporre a tampone tutti i nuovi giunti, i detenuti presenti in Istituto, il personale sanitario e il personale penitenziario. Il percorso sarà portato a completamento nei prossimi giorni, compatibilmente con la disponibilità dei tamponi e dei reattivi necessari ad eseguire il test. La rilevazione riguarderà circa 840 Agenti di Polizia penitenziaria e 1500 detenuti, oltre al personale sanitario. Infine, è stato predisposto un modello operativo di prevenzione del contagio basato sull’individuazione di alcuni “Referenti per la sicurezza COVID” all’interno di ogni struttura penitenziaria a cui verrà erogata una formazione specifica in videoconferenza. I Referenti avranno la funzione di trasmette al personale penitenziario i comportamenti necessari per la prevenzione del contagio e di svolgere sistematica attività di sorveglianza sulla loro applicazione.
Quanto alle misure di comunicazione con i familiari, dovute a seguito della sospensione dei colloqui presso gli Istituti, le persone detenute usufruiscono fino ad un massimo di tre ulteriori telefonate aggiuntive mensili rispetto a quelle ordinariamente concesse. Inoltre, presso gli istituti penitenziari umbri risultano attivate nr. 35 postazioni di videochiamata (nr. 13 fisse e nr. 22 mobili) utilizzabili per otto ore al giorno o, in alcuni casi, fino al termine dell’esigenza.
Purtroppo finora di questa opportunità non è stata utilizzata per i colloqui con i docenti dei detenuti iscritti alle scuole o all’università, così come previsto dalla circolare ministeriale del 12 marzo scorso, ma il Garante auspica che ciò possa avvenire in tempi brevi, in modo prioritario per quei detenuti che hanno in programma di sostenere l’esame di maturità e che rischierebbero di perdere un anno di studio e di percorso.
“Considerata – conclude la nota – la necessità di contenere i numeri della popolazione detenuta ai fini di prevenire la diffusione del virus in carcere, nonché di garantire la migliore assistenza possibile a quanti dovessero esserne contagiati, in base ai dati pervenuti all’Ufficio del Garante, sono state presentate nr. 201 istanze di esecuzione di pena al domicilio ai sensi dell’art. 123, DL 18/2020 (cd. “Cura Italia”), nonché nr. 15 istanze di alternative relative a persone detenute con vulnerabilità sanitarie sensibili alla diffusione del virus (over 65, immunodepressi, affetti da patologie croniche respiratorie o cardiologiche) e 29 istanze di ulteriori alternative al carcere. I primi dati, disomogenei per data di rilevamento, dicono che sono state concesse 5 esecuzioni di pena al domicilio e altre 5 sono subordinate alla fornitura del braccialetto elettronico prevista dalla legge, 17 sono i detenuti che hanno avuto l’attenuazione della misura cautelare in arresti domiciliari e 2 quelli che hanno avuto accesso alla semilibertà con licenza sino al 30 giugno (ex art. 124 del D.L. 18/2020). Ancora troppo pochi – rileva il Garante – nonostante gli sforzi profusi dalle direzioni e dagli operatori penitenziari e sanitari. Speriamo che la magistratura competente riesca a sopperire con gli strumenti ordinari alla limitatezza dei provvedimenti governativi in materia”.
Ad oggi non risultano nelle carceri umbre casi di detenuti positivi al virus e sono messe in atto le misure essenziali per la prevenzione della diffusione del virus.
In particolare, in tutti gli istituti penitenziari sono stati attivati e sono regolarmente funzionanti gli spazi di pre-triage per i detenuti nuovi giunti. Sono stati individuati spazi di isolamento precauzionale e per l’isolamento sanitario di eventuali casi sospetti o pazienti positivi, per un totale di circa 40 stanze dedicate nei quattro Istituti. Tutti gli operatori penitenziari e sanitari a diretto contatto con i detenuti indossano i dispositivi di protezione individuale.
Inoltre, la Direzione Salute e Welfare della Regione ha dato disposizioni di sottoporre a tampone tutti i nuovi giunti, i detenuti presenti in Istituto, il personale sanitario e il personale penitenziario. Il percorso sarà portato a completamento nei prossimi giorni, compatibilmente con la disponibilità dei tamponi e dei reattivi necessari ad eseguire il test. La rilevazione riguarderà circa 840 Agenti di Polizia penitenziaria e 1500 detenuti, oltre al personale sanitario. Infine, è stato predisposto un modello operativo di prevenzione del contagio basato sull’individuazione di alcuni “Referenti per la sicurezza COVID” all’interno di ogni struttura penitenziaria a cui verrà erogata una formazione specifica in videoconferenza. I Referenti avranno la funzione di trasmette al personale penitenziario i comportamenti necessari per la prevenzione del contagio e di svolgere sistematica attività di sorveglianza sulla loro applicazione.
Quanto alle misure di comunicazione con i familiari, dovute a seguito della sospensione dei colloqui presso gli Istituti, le persone detenute usufruiscono fino ad un massimo di tre ulteriori telefonate aggiuntive mensili rispetto a quelle ordinariamente concesse. Inoltre, presso gli istituti penitenziari umbri risultano attivate nr. 35 postazioni di videochiamata (nr. 13 fisse e nr. 22 mobili) utilizzabili per otto ore al giorno o, in alcuni casi, fino al termine dell’esigenza.
Purtroppo finora di questa opportunità non è stata utilizzata per i colloqui con i docenti dei detenuti iscritti alle scuole o all’università, così come previsto dalla circolare ministeriale del 12 marzo scorso, ma il Garante auspica che ciò possa avvenire in tempi brevi, in modo prioritario per quei detenuti che hanno in programma di sostenere l’esame di maturità e che rischierebbero di perdere un anno di studio e di percorso.
“Considerata – conclude la nota – la necessità di contenere i numeri della popolazione detenuta ai fini di prevenire la diffusione del virus in carcere, nonché di garantire la migliore assistenza possibile a quanti dovessero esserne contagiati, in base ai dati pervenuti all’Ufficio del Garante, sono state presentate nr. 201 istanze di esecuzione di pena al domicilio ai sensi dell’art. 123, DL 18/2020 (cd. “Cura Italia”), nonché nr. 15 istanze di alternative relative a persone detenute con vulnerabilità sanitarie sensibili alla diffusione del virus (over 65, immunodepressi, affetti da patologie croniche respiratorie o cardiologiche) e 29 istanze di ulteriori alternative al carcere. I primi dati, disomogenei per data di rilevamento, dicono che sono state concesse 5 esecuzioni di pena al domicilio e altre 5 sono subordinate alla fornitura del braccialetto elettronico prevista dalla legge, 17 sono i detenuti che hanno avuto l’attenuazione della misura cautelare in arresti domiciliari e 2 quelli che hanno avuto accesso alla semilibertà con licenza sino al 30 giugno (ex art. 124 del D.L. 18/2020). Ancora troppo pochi – rileva il Garante – nonostante gli sforzi profusi dalle direzioni e dagli operatori penitenziari e sanitari. Speriamo che la magistratura competente riesca a sopperire con gli strumenti ordinari alla limitatezza dei provvedimenti governativi in materia”.