PERUGIA – Il Decreto Cura Italia non ha previsto nessun aiuto per chi in questa emergenza non riesce a pagare il canone di locazione; per gli studenti che non dispongono più dell’alloggio, in quanto, a seguito di un’ordinanza, non vi possono tornare; per tutte le persone che hanno locali in affitto e hanno dovuto chiudere la propria attività.
La Regione Umbria, si legge una nota dell’assessore Melasecche, ha stanziato un fondo di 670mila euro per morosità incolpevole, ma tale fondo, oltre a essere assolutamente insufficiente, è esteso solo ai Comuni ad alta tensione abitativa e non a tutti i cittadini e altro non è che un vecchio fondo statale, nato nel 2013 la cui istituzione è stata dettata da una scelta politica mirata a calmierare il mercato privato, per rispondere agli effetti della crisi del 2008 in assenza di nuovi alloggi di edilizia residenziale.
Le Regioni, a cui il fondo viene ripartito, ne hanno però speso negli anni passati la metà e l’Umbria ancora meno, a causa delle condizioni poste nel bando per potervi accedere. I sindacati degli inquilini dell’Umbria, Sunia, Sicet e Uniat, chiedono alla Regione di implementare il Fondo di sostegno all’affitto e di renderlo subito disponibile, allargando la platea degli aventi diritto (studenti, conduttori, conduttori di immobili ad uso diverso dall’ abitazione), ed estendendolo a tutti i Comuni, perché i cittadini sono tutti uguali e non vanno lasciati soli.
I sindacati chiedono inoltre alle associazioni dei proprietari la firma immediata di un protocollo che veda la rinegoziazione dei canoni di locazione, a fronte di una minore imposizione fiscale per i locatori. Infine, i Sunia, Sicet e Uniat chiedono ai Comuni di intervenire sull’aliquota Imu azzerandola per tutti quei proprietari che si rendano disponibili a ricontrattare e ad abbassare il canone di locazione ai propri conduttori per il solo periodo di emergenza legato al COVID 19.
La Regione Umbria, si legge una nota dell’assessore Melasecche, ha stanziato un fondo di 670mila euro per morosità incolpevole, ma tale fondo, oltre a essere assolutamente insufficiente, è esteso solo ai Comuni ad alta tensione abitativa e non a tutti i cittadini e altro non è che un vecchio fondo statale, nato nel 2013 la cui istituzione è stata dettata da una scelta politica mirata a calmierare il mercato privato, per rispondere agli effetti della crisi del 2008 in assenza di nuovi alloggi di edilizia residenziale.
Le Regioni, a cui il fondo viene ripartito, ne hanno però speso negli anni passati la metà e l’Umbria ancora meno, a causa delle condizioni poste nel bando per potervi accedere. I sindacati degli inquilini dell’Umbria, Sunia, Sicet e Uniat, chiedono alla Regione di implementare il Fondo di sostegno all’affitto e di renderlo subito disponibile, allargando la platea degli aventi diritto (studenti, conduttori, conduttori di immobili ad uso diverso dall’ abitazione), ed estendendolo a tutti i Comuni, perché i cittadini sono tutti uguali e non vanno lasciati soli.
I sindacati chiedono inoltre alle associazioni dei proprietari la firma immediata di un protocollo che veda la rinegoziazione dei canoni di locazione, a fronte di una minore imposizione fiscale per i locatori. Infine, i Sunia, Sicet e Uniat chiedono ai Comuni di intervenire sull’aliquota Imu azzerandola per tutti quei proprietari che si rendano disponibili a ricontrattare e ad abbassare il canone di locazione ai propri conduttori per il solo periodo di emergenza legato al COVID 19.
Foto di copertina tratta da quifinanza.it