SPOLETO – Longobardi alla conquista del centro Italia, in un periodo dove il cristianesimo ammorbidiva i cuori più duri come quello, appunto dei barbari, perché, non dimentichiamo, che i Longobardi erano popolazioni nordiche scese alla conquista dell’Italia. Spoleto fu la capitale del ducato longobardo del centro Italia. Ma ecco la serie di coloro che illuminati dal cristianesimo, hanno lasciato una impronta importante (nel caso nostro), nella storia umbra.
FAROALDO I (570-591) conquisto’ Classe nell’Esarcato, Fermo e Amiterno (Aquila); a lui si devono molte imprese militari. La leggenda vuole che il duca, venendo a caccia in Vallesuppegna, si imbatte con l’eremita Lazzaro e sorpreso dalla umiltà e fede di quest’ ultimo invio’ beni e fece riparare l’eremo da cui si ebbe la prima chiesa (la struttura si può scorgere poco distante dalla chiesa abbaziale).
A lui segue FAROALDO II (703-732) fu uno dei più grandi duchi di Spoleto. Creo’ il “comitato della Sabina” a sud di Rieti, dove nomino’ un Castaldo, che aveva però un potere nominale data la vicinanza con l’abbazia di Santa Maria in Farfa da lui stesso fatta costruire dopo la distruzione subita dalle varie invasioni; (la leggenda narra, che il duca, in viaggio verso Roma, passo per Farfa, sogno’ la Vergine Maria e vedendo poi la situazione in cui versava la Abbazia, toccato al cuore da tanta fede, impegno’ i soldi del viaggio per il recupero della stessa). Ma anche in Vallesuppegna restauro’ la chiesa, fondo l’Abbazia di San Pietro in Valle sulle orme del suo avo. Successivamente qui lui stesso si ritirò, per fede, (o come affermano gli storici, costretto dalla crudeltà del figlio Trasamundo che a lui si era ribellato). E’ sepolto a destra dell’altare maggiore, nel sarcofago romano del III secolo d.C. il più bello. Un dipinto con epigrafe, lo ritrae vestito da monaco sul pilastro destro della stessa abbazia. Anche la moglie di Faroaldo II, AADELASIA, seguì l’esempio del marito ritirandosi a vita monastica a Sambucheto lungo il Nera, poco distante dalla Abbazia di San Pietro in Valle, fondando un recluso femminile poi convento di Santa Caterina e Giacomo. Stessa sorte, dopo tante crudeltà e angherie segui, al comando il figlio di Faroaldo e Adelasia ossia il (crudele) TRANSAMUNDO o TRASAMONDO II (724-745).
Nel periodo della guerra delle Immagini provocata dall’editto dell imperatore bizantino Leone III l’Isaurico, il duca si schierò con il Papa unitamente ai longobardi della Tuscia nel 726. Aiutati dal Papa Gregorio II insieme al duca di Benevento, Transamundo si ribellò al re Liutprando che scendendo a Spoleto lo costrinse all’ obbedienza. Appena ripartito il re, Transamundo si ribellò di nuovo. Liutprando ritorna a Spoleto e Trasamundo si rifugia dal Papa, mentre a suo posto viene nominato Ilderico. Partito di nuovo il re, Transamundo torna a Spoleto, uccide Ilderico e occupa Bomarzo, Orte e Amelia. Liutprando giunto a Roma pone ad obbedienza il Papa, Transamundo e’ costretto a tagliarsi i capelli e a farsi monaco ritirandosi anche lui nel monastero di San Pietro in Valle. Il ducato quindi successivamente passa a GUINIGISIO o VINEGISIO o VINIGI (789-822).
Un nobile Franco, braccio destro di Carlo Magno, nella guerra contro Desiderio e contro il duca di Benevento fu premiato con il governo del ducato di Spoleto. Salvo’ Papa Leone III dalla congiura di Pasquale che lo accompagnò in Francia da Carlo Magno nel 799, estese il dominio del ducato fino a Ortona e Chieti. Si ritiro poi nell abbazia di San Pietro in valle conducendo una vita di santita’. fino alla morte. ILDERICO DAGIOLEPHA duca di Spoleto che commissionò allo scultore Orso (Ursus Magester Fecit)la lastra (dell’attuale) paliotto dell’altare maggiore in Abbazia di San Pietro in Valle. Hilderico, investito del titolo ducale da Liutprando, concesse al monastero moltissimi benefici, terre, ville sorte nel territorio limitrofo. Il paliotto lasciateci da Hilderico, e un raro esempio di scultura barbarica dove e’ riprodotto il committente e l’autore con tanto di firma: prima opera di artista firmata. Insomma questi longobardi hanno dato un impulso notevole alla storia del territorio, non solo edificando e arricchendo di spiritualita’ luoghi di preghiera, ma anche dal lato artistico, come: San Pietro in Vallesuppegna di Ferentillo e la Abbazia di Santa Maria in Farfa di Fara Sabina. Chiudere gli occhi e rivivere quel periodo di storia tra queste Abbazie umbro – sabine e’ veramente emozionante, sopratutto quando entrando, percepisce che uomini di potere, importanti hanno donato beni materiali e, poi loro stessi, alla grandiosità di questi monumenti, volti non solo a testimoniare la ricchezza dell’ arte ma sopratutto a divulgare il Vangelo ma più semplicemente la parola sempre viva di Dio.