PERUGIA – Si chiama www.doveecomemicuro.it il portale che si interessa specificatamente delle strutture sanitarie italiane che ha realizzato un’indagine sugli ospedali italiani più performanti per numero di interventi per tumore al seno (fonte: PNE 2018 relativo all’anno 2017). Nel calcolo sono stati considerati solo quelli che effettuano almeno 5 operazioni annue.
In Umbria, si riconfermano nelle prime 2 posizioni (come nell’edizione del PNE relativa all’anno 2016) rispettivamente l’Azienda Ospedaliera di Perugia (1° con 345 interventi effettuati nel 2017) e l’Ospedale di Città di Castello (PG) (2° con 289 interventi). Seguono il Nuovo Ospedale San Giovanni Battista di Foligno (PG) (3° con 203 interventi contro i 163 del 2016, quando era 4°) e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni (al 4° posto con 196 interventi). Si posiziona 5°, ma senza rispettare la soglia minima di 150 interventi annui, il Presidio Ospedaliero Alto Chiascio di Gubbio (PG).
“Il volume di attività, secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, ha un impatto significativo sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico del sito. Perciò, le autorità ministeriali hanno fissato la soglia minima di 150 interventi annui, per quanto riguarda il carcinoma alla mammella, per valutare la bontà di una struttura.
In Umbria, le strutture pubbliche o private accreditate che nel 2017 hanno effettuato questo tipo di intervento sono 6 (contro le 7 del 2016): di queste, il 67% rispetta la soglia (contro il 57% del 2016).
In Italia, invece, a raggiungere il numero minimo di interventi sono 137 dei 469 ospedali pubblici o privati accreditati: il 29,2% del totale. La percentuale, però, è in aumento: nell’ultimo quinquennio, infatti, i centri in linea con lo standard sono cresciuti del 63% (passando da 84 nel 2012 a 137 nel 2017). Al contrario, è calato il numero complessivo degli ospedali italiani che eseguono interventi per tumore alla mammella: da 559 nel 2012 a 469 nel 2017 (-16%).
“La direzione è quella giusta, ma la mia aspettativa, nell’interesse dei pazienti, è che gli indicatori individuati per valutare i centri – come le soglie di attività – si perfezionino nel tempo e riflettano sempre più fedelmente la qualità delle prestazioni offerte. Quanto alle strutture in linea con gli standard, il loro aumento è auspicabile, ma non si può prescindere da una loro equa distribuzione sul territorio che garantisca ai cittadini le stesse opportunità di cura risparmiando loro migrazioni da una Regione all’altra”, commenta Massimili
Nelle strutture italiane che rispettano la soglia ministeriale, nel 2017, sono stati eseguiti ben il 74,7% degli interventi totali contro il 55,8% del 2012. Viceversa, nelle restanti strutture accreditate (oltre due terzi), nel 2017, è stato eseguito appena il 25,3% delle operazioni totali (poco più di un quarto) contro il 44,2% del 2012.
In sintesi, tre quarti delle operazioni totali si concentrano in meno di un terzo dei centri italiani, ed è a questi che si rivolgono sempre più spesso i cittadini.
Su www.doveecomemicuro.it, portale di public reporting in ambito sanitario, è disponibile la classifica degli ospedali italiani per numero di interventi annui per tumore al seno (fonte: PNE 2018 di Agenas, riferito all’anno 2017). Alla base, l’assunto secondo cui più alto è il numero di casi trattati maggiori sono le garanzie per le pazienti. “Il volume di attività, infatti, secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, ha un impatto significativo sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico del sito.
Nel nostro Paese, gli ospedali pubblici o privati accreditati che nel 2017 hanno effettuato interventi annui per carcinoma alla mammella (tenendo conto solo di quelli che hanno eseguito almeno 5 operazioni) sono 469: il 42,9% è situato al Nord, il 19,8% al Centro e il 37,3% al Sud. A quali si rivolgono più frequentemente i cittadini?
“La scelta di fissare una soglia minima d’interventi annui ha, tra i principali effetti, quello di convogliare i pazienti nei centri che offrono maggiori garanzie, che saranno così portati a progredire in esperienza ed adeguatezza delle cure. I grandi numeri hanno un altro vantaggio: giustificano l’impiego di più specialisti in una logica multidisciplinare e consentono di attivare Breast Unit certificate: reparti specializzati che offrono alle pazienti l’opportunità di essere seguite da un team di esperti e di accedere a un trattamento personalizzato”, spiega Massimiliano Gennaro, medico della Struttura Complessa Chirurgia generale indirizzo oncologico 3 (Senologia) presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Le strutture pubbliche o private accreditate che in Umbria hanno effettuato questo tipo di intervento sono 6 e 4 strutture su 6 rispettano la soglia (67%).
1. Azienda Ospedaliera di Perugia (n° interventi: 345)
2. Ospedale di Città di Castello (PG) (n° interventi: 289)
3. Nuovo Ospedale San Giovanni Battista di Foligno (PG) (n° interventi: 203)
4. Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni (n° interventi: 196)
5. Presidio Ospedaliero Alto Chiascio di Gubbio (PG) (n° interventi: 19)
L’88,4% dei residenti sceglie di farsi curare nella propria regione
Il 7,5% di interventi eseguiti su non residenti