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Il cielo sopra il letto, Lucrezia Lante della Rovere ci racconta la sua "Betta"

PERUGIA – Tournée umbra della commedia “Il cielo sopra il letto” di David Rippon Hare con Luca Barbareschi che cura anche la regia, Lucrezia Lante della Rovere e Paolo Marconi. Dopo l’esordio al Comunale di Todi il 7 dicembre e la programmazione all’Eliseo di Roma, come già vi abbiamo annunciato su Vivo Umbria nei giorni scorsi, lo spettacolo va in scena, per la Stagione del Teatro Stabile dell’Umbria, giovedì 9 gennaio al Politeama Clarici di Foligno, sabato 11 gennaio al Teatro Luca Ronconi di Gubbio e domenica 12 gennaio al Teatro Manini di Narni.

Il cielo sopra il letto, foto di scena di Federica Di Benedetto

In realtà Luca Barbareschi e Lucrezia Lante della Rovere avevano già messo in scena vent’anni fa questo testo. Nel frattempo molte cose sono successe e siamo andati a scoprirle attraverso questa intervista che l’attrice ci ha rilasciato per Gruppo Corriere.
Con Barbareschi avete già portato in scena 20 anni fa questa commedia. Cosa c’è di nuovo rispetto ad allora?
“L’Elisabetta di 20 anni fa era una ragazza visto che lo ero io. Ora come ora è una donna che non reagisce neanche più all’arroganza, alla prepotenza, alla sbruffoneria, al maschilismo dell’ex amante Saverio che, peraltro, le tenta tutte per tornare con lei. Elisabetta, adesso, è una donna assolutamente consapevole delle sue idee”.

 
Rapporto complesso quello con Saverio.
“Non gli piace lo stile di vita di Betta e quello che nel frattempo è diventata. Gli dico che ho conosciuto una nigeriana e lui ribatte: ‘una scafista’; entra in camera mia e dice che c’è la muffa con tanto di muschi e licheni. E’ unilateralmente convinto che è arrivato il momento di rivederci e lo fa citofonandomi. Diciamo che è un uomo prepotente e superficiale. Anche simpatico, però: usa l’ironia che invece è sconosciuta a Elisabetta che è una donna seria, politicamente corretta. Quindi, se 20 anni fa Betta era una ragazzina che reagiva in maniera fragile, oggi ha una consapevolezza che la porta persino ad essere sinceramente addolorata dal fatto che l’altro non capisca. Perché è proprio il dolore che emerge quando ci si rende conto che è impossibile intendersi”.
Rispetto a 20 anni fa è il dolore che pare avere maggiore predominanza.
“Sì, perché si ha la consapevolezza di ciò che sei diventata, di quanto sei cambiata, delle cose che non sei riuscita a vedere. Eppure domina l’amore che senti di avere per quella persona”.

Ciò che come coppia, nella vita reale, avete vissuto, entra in qualche modo in scena? Barbareschi ha confessato che c’è un tranello emotivo terribile, ha parlato di intermittenze di cuore.
“C’è intermittenza perché c’è indubbiamente del materiale nostro. Ogni sera che recitiamo siamo come dei pittori che inseriscono colori diversi. Una volta c’è quello che tratteggia il rapporto fra Luca e me, un’altra quella con l’ex  marito. Dentro ci metti una vita. Siamo stati  una coppia e poi,  avendo già recitato questa messinscena e avendo reciprocamente grande intesa, affetto e stima professionale, quando vai  in scena c’è  un valore aggiunto”.
Hare, l’autore, non sembra schierarsi con l’una o l’altra parte. Secondo lei lo spettatore con chi sta?
“Io starei con Elisabetta che sta con se stessa. Luca ha messo molto di sé in Saverio,: mascolinità tipicamente italiana, maschilismo e prepotenza. E’ un uomo che riesce a dire: ‘tu te ne sei andata senza la mia approvazione’”.
Teatro, cinema, televisione: cosa sono per lei?
“Il teatro è il primo grande amore, il luogo dove ho avuto la possibilità di sperimentare straordinari testi. Rispetto al cinema e alla tv richiede un lavoro molto più in profondità, intenso persino dal punto di vista prettamente fisico. E’ come per un atleta andare a disputare una gara. E poi non c’è alcun tramite, per quanto possa contare il regista, persino la luce che hai durante la scena, sei tu e il pubblico, sei te stesso e la platea ogni sera, con il tuo talento, la tua professionalità, la voglia e capacità di comunicare. Nel cinema come nella televisione questo non c’è. Lì sei una pedina e dipende da una macchina di produzione che va dal canale in cui comparirai, al palinsesto, al periodo in cui faranno uscire pellicola o fiction che sia”.
 

 
Va detto che anche per quanto riguarda il cinema e le televisione lei ha ottenuto soddisfazioni notevoli: ha debuttato giovanissima con ‘Speriamo che sia femmina’ e le sue fiction, l’ultima La strada di casa, ha ottenuto un vero successo di pubblico…
“Non sto parlando di successo ottenuto o meno, ma solo di ciò che personalmente provo. E poi devi trovare il Monicelli di turno”.
Il suo rapporto con l’Umbria? Al 2Mondi ha recitato più volte.
“La prima volta ci andai proprio con Luca, facemmo Oleanna di David Mamet che poi fu l’occasione in cui lo conobbi. Tre anni fa sono tornata con Misia ma al di là di questo l’Umbria è parte della mia infanzia, andavo dai miei cugini a Le Carpine. Avevano un bellissimo casale di pietra, facevamo scorpacciate di fichi da starci male, giornate intere passate a giocare a guardie e ladri e quel tragitto lunghissimo pieno d’attesa da Roma fino a Gubbio pieno di curve con l’ansia di arrivare. Un legame rimasto anche da adulta perché poi mia madre con suo marito comprarono casa a Todi. Anche qui ho ricordi bellissimi ”.
 
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La scheda
Il cielo sopra il letto
di David Hare
traduzione, adattamento e regia Luca Barbareschi
con Luca Barbareschi, Lucrezia Lante Della Rovere e Paolo Marconi
scene Tommaso Ferraresi
costumi Federica De Bona
luci Pietro Sperduti
musiche Marco Zurzolo
produzione Teatro Eliseo

durata spettacolo 2 ore e 10 minuti (con intervallo)

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