Se il risveglio stamani sarà lento e quel lieve mal di testa vi seguirà per tutta la giornata, allora vuol dire che stanotte vi siete divertiti!
Delle feste di capodanno di quando ero adolescente non ricordo gran ché, ero giovane e anche un po’ brilla, ma rammento perfettamente il prima e il dopo.
Passavamo le feste di Natale ad Ansedonia, nella casa di mio nonno Paride. Eravamo diventati troppi per entrare tutti in quella romana.
Io e mia cugina Francesca, già dal 26 dicembre avevamo cominciato l’opera di convincimento presso mamme e zii per poter venire a Perugia a festeggiare capodanno. Ero l’unica a guidare, fresca di patente e me la cavavo bene ma mai abbastanza per i miei, quindi la cosa fu difficilissima.
Alla fine, riusciamo nell’intento ma ad un patto: il 1 gennaio all’una in punto dovevamo essere presenti al canonico pranzo del primo… vi immaginate?
“Non c’è problema!”
Il 31 mattina si parte, look pronto e pieno fatto, percorrendo l’infinita maremmana, piena di curve e di camion.
Arrivate a Perugia parte il tam tam telefonico, e la nuvola di vestiti e paillettes inonda la stanza. Spruzzi di profumo e un look che le Bangles non sono nessuno, si parte alla volta della famigerata festa. Si balla, si brinda, si incontra il filarino del momento e si torna a casa, sfinite, alle 6 del mattino.
Beh, non so come è stato possibile ma il giorno dopo alle 13 in punto, eravamo sedute al nostro posto a tavola ad Ansedonia, perfettamente vestite e pettinate a mangiare avidamente zampone e lenticchie, con le occhiaie fino alle ginocchia e quel lieve mal di testa che ci ha accompagnato fino a sera. Dal 1983, felice 2020.