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E' morto Giorgio Casoli, il sindaco che credeva nella cultura

PERUGIA – Orvietano di nascita (nato a Fabro) e perugino d’adozione. Sarà anche per il fatto che aveva una “visione” completa dell’Umbria e delle sue peculiarità che Giorgio Casoli è stato un grande sindaco di Perugia. Giorgio Casoli è morto ieri, lunedì 7 ottobre, aveva 91 anni, ma serbava in sé tutto il coraggio delle idee e delle sfide che i cambiamenti sociali e culturali comportavano. Come le scale mobili che attraversano la Rocca Paolina, progetto che fu a lungo osteggiato di “tradizionalisti” che volevano “preservare” il bene architettonico; o l’aeroporto che ai tempi veniva visto con diffidenza perché “l’aereo era ancora un mezzo da ricchi” e il comunismo pauperistico non ammetteva privilegi. Massone dichiarato e socialista, amico personale di Bettino Craxi, forse a guardare bene, proprio lui godette di un grande privilegio: governare la città in una congiuntura economica e sociale piuttosto favorevole, quando il denaro, e non solo quello pubblico, fluiva senza tanti problemi. Fu sindaco dal 1981 al 1987, quando fu eletto quale senatore della Repubblica. Ma fu anche il sindaco che riconobbe alla cultura e alla temperie culturale dei tempi del suo “regno” un ruolo determinante nello svolgimento del suo incarico e più in generale nel clima sociale dei tempi. Erano i tempi in cui le due università perugine godevano di un grande prestigio in tutto il Paese, grazie ai Rettori Ermini prima e Dozza poi; e Spitella alla Stranieri, il Perugia di D’Attoma in serie A. Perugia risultava al 10° posto nelle classifiche di vivibilità e interesse culturale nel Paese. Casoli non smetteva di insistere sulla cultura e fu tra i primi ad intuire che i grandi eventi come Umbria Jazz (che riprese il festival dopo tre anni di inattività  – e dopo i disordini e gli espropri proletari – proprio con la sua sindacatura), si sarebbero affermati come eccellenze della città e della regione. Poi i tempi cominciarono ad intristirsi: arrivò l’omicidio Meredith e le “urla” dei media che dipingevano Perugia come la città dei drogati. Fu l’inizio del declino, sino ad oggi, ma questa è già un’altra storia.

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