MAGIONE – “Lo sai, tanta gente pensa che il lago sia sporco perché l’acqua è torbida e non si vede il fondo… Ci sono alghe, piante, insetti, pulci d’acqua… Ma non è sporco, è vivo. L’acqua della piscina è trasparente perché è morta, inquinata da sostanze chimiche e niente ci può nascere mentre guarda, qui dentro c’è un’esplosione di vita!”
Parla così Maddalena, una delle responsabili dell’Oasi naturalistica La Valle del Trasimeno, di fronte alla vasca delle ninfee mentre sposta delicatamente, accarezzandole quasi, le numerose piante acquatiche per indicarmi tra il verde, gli occhi incuriositi di rane e raganelle che ci osservano.
Si sente che è abituata a parlare, a spiegare, che conosce il lago come le sue tasche e che questo ambiente fa parte di lei da come si racconta durante la nostra chiacchierata che si svolge tra l’ufficio ingombro di foto di piante e animali, cartelle, documenti… una vita dedicata al lago.
Maddalena raccontaci la storia della vostra associazione, come nasce l’oasi La Valle?
Ci troviamo sul lago Trasimeno, un lago particolare tra i più antichi d’Europa, laminare e poco profondo con grandi escursioni di livello per sua natura, alimentato solo dalle piogge. Negli ultimi anni le oscillazioni sono in negativo mentre in epoche storiche passate il lago, in seguito alle forti piogge, spesso allagava i terreni circostanti, motivo per cui fu necessario costruire dei canali che portassero via l’acqua, anche se oggi sembra uno scempio portare via acqua ad un lago in costante crisi idrica. Il primo canale qualcuno lo fa risalire al 50 dc ad opera dell’imperatore Claudio, di sicuro fu ristrutturato in epoca medioevale e non è più funzionante mentre all’occorrenza, è ancora funzionante l’emissario moderno costruito ad opera di un consorzio che aveva sede in questo edificio che decise di abbassare il lago e bonificarlo. La bonifica non arrivò mai a compimento, nel ‘52 fu bloccata, il consorzio fu chiuso e così anche l’edificio fino al ‘93 anno in cui fu deputato ad ospitare l’oasi naturalistica che comprende orientativamente lo specchio d’acqua tra i due pontili tra San Feliciano a Sant’Arcangelo verso San Savino ed è la zona in assoluto meno profonda, al massimo 1 metro e 20.
E’ una zona ricchissima di fauna che richiama una grande varietà di uccelli che si alternano e variano nell’arco delle stagioni, perché si trova a metà strada tra il nord Europa e l’Africa lungo le rotte di migrazione. Qui troviamo, solo per nominarne alcuni: Folaghe, Germani reali, Svassi maggiori. In primavera arrivano dall’Africa Sgarze ciuffetto, Aironi rossi, Tarabusini e Cannaiole mentre in autunno il canneto si popola di stormi e rondini pronti per migrare e si riesce ad osservare anche il Falco pescatore e la Cicogna bianca. Nell’arco dell’anno sono presenti circa 201 specie di uccelli diversi. La ricchezza della fauna era conosciuta anche in passato: nel secondo dopoguerra l’area era importante per il turismo venatorio finché, tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 l’Europa decide di mettere uno stop alla caccia sul lago ed identifica in questo tratto un’area, denominata proprio La Valle, in cui gli animali stremati e affamati potessero trovare riparo. Nel ‘95 una legge regionale istituisce il parco del lago Trasimeno, tutto il lago viene allora considerato parco e a quel punto da faunistica l’oasi viene trasformata in oasi naturalistica, aperta al pubblico e attrezzata per far conoscere e riscoprire gli aspetti più veri del lago. L’apertura definitiva è nel ‘97, per i primi dieci anni fino al 2007 la gestione è ad opera di un’associazione ambientalista.
In quale situazione vi siete trovati all’inizio?
Nel ‘97 l’oasi ha un numero basso di visitatori, sui 2000 l’anno e non è aperta tutti i giorni.
Nel 2008 decidiamo di costituire la nostra cooperativa, L’Alzavola. Scegliamo questo nome perché l’alzavola è un’anatra, la più piccola e leggera del lago. Essendo così piccola ha la caratteristica di riuscire ad alzarsi e volare, salta su all’improvviso, così come abbiamo deciso di fare noi costituendoci dall’oggi al domani. Siamo sempre noi, Mario, Marco, Chiara, Maddalena e poi un’altra Maddalena ma dal 2014 senza avere l’aiuto di nessuno. Una piccola cooperativa che in maniera autonoma vive di ciò che organizza, visite e attività didattiche.
Ed oggi l’oasi ha circa 12000 visitatori l’anno tra scuole e turismo.
Di che cosa vi occupate all’interno dell’oasi?
Lavoriamo prevalentemente su tre fronti, il primo è quello dell’educazione ambientale: le scuole sono i nostri interlocutori privilegiati, sono infatti i ragazzi che devono assolutamente prendere in mano la situazione. Noi lavoriamo dai due anni di età con favole e giochi fino all’università; abbiamo convenzioni sia con l’Università di Perugia sia con quella di Firenze: un grande risultato per noi piccola cooperativa autonoma essere riferimento per due grandi istituti universitari.
In secondo luogo lavoriamo con il turismo nel senso che vogliamo essere un servizio sul territorio. Chi sceglie di venire al Trasimeno per una vacanza deve avere una serie di possibilità, non solo mangiare e dormire bene, ma anche vivere un’esperienza. Da noi c’è la possibilità di immergersi nella natura per capire l’importanza di questo luogo, i flussi migratori degli uccelli che spinti dalla fame affrontano migliaia di chilometri mossi dalla speranza di trovare luoghi e ambienti accoglienti.
L’oasi è sì un’area protetta che va rispettata e tutelata (come tutto il pianeta del resto) ma secondo noi è importante far passare il concetto che l’oasi è prima di tutto un luogo da vivere, non da mettere sotto una campana di vetro distaccato dal resto. Un ecoturismo attivo quindi, un’occasione per educare grandi e piccoli e far capire che la protezione dell’ambiente non è solo un fiore all’occhiello fine a se stesso ma può essere punto di partenza per lo sviluppo del territorio ed avere, senza falsi moralismi, anche un buon riscontro economico.
Come naturalisti ed esperti ornitologi, l’altro fronte sul quale lavoriamo è l’attività di ricerca e monitoraggio come ad esempio l’inanellamento degli uccelli svolto in maniera sia scientifica sia divulgativa per avvicinare le persone alla ricerca in campo ambientale. E’ un’attività fondamentale perché attraverso essa riusciamo a capire lo stato dell’ambiente.
E, la domanda nasce spontanea, qual è lo stato dell’ambiente?
È ancora abbastanza buono, rispetto ad altri laghi la qualità delle acque è piuttosto alta ma c’è da lavorare molto. Siamo sul punto del non ritorno ovunque per cui o cominciamo ad invertire la marcia, fermarci un attimo e mettere in atto delle strategie oppure il baratro è proprio lì a pochi passi, discorso che chiaramente riguarda l’intero ecosistema.
Gli squilibri relativi al lago si vedono anche osservando il suo aspetto, molto cambiato nel corso degli anni: si è ridotto in maniera drastica il canneto e, di conseguenza, sono diminuite le specie di uccelli. E’ vero che la natura trova sempre il suo equilibrio, nel senso che ne sono diminuiti alcuni ed aumentati altri per cui se andiamo a vedere il carico di specie è simile ma non è la stessa cosa in quanto sono diminuite le specie con più valore conservazionistico e faunistico e aumentate quelle più comuni. Ad esempio è totalmente scomparso il basettino mentre sono in aumento gazze e cornacchie che stanno diventando infestanti. Quando sono arrivata nel ‘97 qui era tutto fiorito, in questa parte del lago nasceva la ninfea del Trasimeno, una specie endemica particolare del territorio, molto piccola con il fiore tutto bianco oggi totalmente estinta in tutto il lago, ora presente solo nelle vasche esterne all’edificio. Scompare perché se la mangiano le nutrie, roditori importati e rimessi in libertà dopo che passò la moda di farne pellicce.
In un modo o nell’altro siamo sempre noi la causa…
Si ma noi crediamo tanto attraverso il nostro lavoro, con i giovani prima di tutto ma anche con gli adulti, di rendere la gente più consapevole di cosa sia un ecosistema e di come esso vada rispettato e tutelato.
Come diciamo in educazione ambientale ricordiamo sempre che il mondo è tutto attaccato per cui le reazioni di qualsiasi azione si risentono ovunque a livello mondiale, non solo locale e siamo tutti chiamati a fare la nostra parte.
Progetti e sogni per il futuro?
Continuare su questa strada, fare sempre di più di quest’area un punto di riferimento degli aspetti legati all’ambiente, una porta di accesso al parco e al lago nelle sue caratteristiche più primitive.
E poi, ma questo è un sogno chiuso a quattro mandate in un cassetto, l’idea di una passerella ricostruita. Abbiamo bisogno di un interlocutore certo con il quale rapportarci ma che al momento non c’è.
Il lago è in una nebulosa e noi navighiamo a vista.