PERUGIA – Giovedì 10 ottobre (ore 18) alla Galleria nazionale dell’Umbria verrà presentato il “Ritorno della Pala dei Decemviri di Pietro Perugino”. La Pala dei Decemviri di Pietro Vannucci torna ad impreziosire la Cappella dei Priori dopo quasi due secoli di assenza dai confini dell’Umbria.
Lo straordinario ricongiungimento tra la cornice, la cimasa e la tavola centrale del capolavoro del Perugino nella sua collocazione originaria presso la cappella dei Priori, cuore pulsante del principale organismo amministrativo della Perugia comunale, è un evento storico non solo per la valenza identitaria che collega l’opera alla città, ma anche per il significato che assume dal punto di vista storico-artistico.
La cappella dei Priori, costruita a metà Quattrocento durante i lavori di ampliamento del Palazzo, fu oggetto di interventi decorativi e d’arredo per renderla il luogo più nobile e rappresentativo dell’edificio: il pavimento in maiolica invetriata, decorato con motivi floreali alternati ad angeli in volo, fu realizzato dal derutese Giacomo di Marino detto il Cavalla tra il 1455 e il 1457; mentre le pareti con i celebri cicli pittorici dedicati ai due santi protettori, l’uno della città e l’altro del palazzo, Ercolano e Ludovico di Tolosa, vennero magistralmente affrescate da Benedetto Bonfigli tra il 1454 e il 1469. Il coro ligneo, intarsiato con grifi e motivi vegetali, fu avviato dall’intagliatore Gaspare di Giacomo da Foligno e portato a termine da Paolino di Ascoli.
A completare la decorazione della cappella fu chiamato Pietro Perugino, che eseguì per l’altare la pala dei Decemviri raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Ercolano, Costanzo, Lorenzo e Ludovico: Ercolano il “defensor civitatis” dall’assedio di Totila morto nel 549; Costanzo il primo vescovo della città martirizzato al tempo di Marco Aurelio; Lorenzo il santo patrono cui è dedicata la cattedrale di Perugia e Ludovico il protettore del Palazzo dei Priori.
Il tema iconografico rende esplicita la valenza identitaria del dipinto e rimarca il suo stretto legame con la dimensione civica.
L’opera era stata commissionata nel 1479 a Pietro di Galeotto, ma la sua morte determinò nel 1483 l’assegnazione dell’incarico a Pietro Vannucci. Questo secondo progetto prevedeva anche l’aggiunta di una cimasa con la Madonna della Misericordia, per la quale, a causa dell’eccessivo protrarsi dei lavori, venne coinvolto Sante di Apollonio, che terminò i lavori nel 1486. L’anno successivo, tuttavia, Perugino fu chiamato a ridipingere la cimasa, poiché i Decemviri intesero celebrare l’apertura del Monte di Pietà facendo apporre l’immagine di Cristo in pietà.
La tavola centrale, che riprende gli schemi compositivi già adottati per la pala di San Domenico di Fiesole e per quella di Sant’Agostino di Cremona, fu ultimata da Vannucci nel 1495 ed è firmata sulla pedana del trono “hoc Petrus de chastro plebis pinxit”. La pala rimase nella sua collocazione originaria per poco più di mezzo secolo fino al 1553, epoca del trasferimento nella nuova sede della Cappella dei Priori al secondo piano del Palazzo.
Nel 1797 l’opera venne requisita dalle truppe francesi come conseguenza del trattato di Tolentino e venne condotta Oltralpe nel Musée de la République, (poi Musée Napoleon e oggi Musée du Louvre), in un destino comune ad altre centinaia di opere appartenenti alla Chiesa. Per qualche ragione, però, i francesi ignorarono la cimasa col Cristo in pietà e la cornice in legno intagliato e dorato opera di Giovanni di Battista di Cecco detto il Bastone, le quali, dopo un soggiorno alla Quadreria dell’Accademia di Perugia, tornarono a Palazzo dei Priori. Nel 1816, tramontata la lunga parentesi di Bonaparte e restaurata la monarchia borbonica, Antonio Canova, inviato a Parigi da papa Pio VII per recuperare il maltolto, riuscì a riportare a Roma la tavola, che – nonostante le vibranti proteste dei perugini – venne destinata alla Pinacoteca Vaticana.
Il ritorno della pala dei Decemviri consente di ammirare il capolavoro nello spazio per il quale era stato concepito, ricostituito finalmente nella sua integrità, con la splendida cimasa e la preziosa cornice, oggi entrambe custodite alla Galleria Nazionale dell’Umbria.
Dopo l’esposizione perugina l’opera verrà presentata – ancora nella sua interezza – ai Musei Vaticani nel 2020, come evento legato alle celebrazioni del cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello.
La mostra, curata dai direttori dei due musei Barbara Jatta e Marco Pierini, è accompagnata da un volume della collana “I Quaderni della Galleria” edito da Aguaplano.
Dal 10 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020.
Orari: da martedì a domenica, 8.30-19.30; lunedì 12-19.30 fino al 3 novembre (ultimo ingresso ore 18,30); dopo 3 novembre lunedì chiuso.
Biglietti: intero 8 euro; ridotto 2 euro per 18-25 anni; Gratuito (per le singole categorie consultare il sito www.gallerianazionaledellumbria.it/visita); Card Perugia Città Museo
Informazioni: Tel. 075.58668436; gan-umb@beniculturali.it; Biglietteria/Bookshop: Tel. 075.5721009; gnu@sistemamuseo.it; Sito internet: www.gallerianazionaledellumbria.it