ASSISI – Due grandi classici della musica di tutti i tempi con 200 musicisti in scena sotto la direzione di Giacomo Loprieno: così si presenta l’Ensemble Symphony Orchestra, protagonista del palcoscenico del teatro Lyrick di Assisi domenica 13 aprile alle ore 18 con il concerto “Bolero – Carmina Burana”. Un evento promosso da Aucma e Mea Concerti.
L’Ensemble Symphony Orchestra è una delle orchestre più conosciute nel panorama artistico nazionale grazie ai molti progetti cui ha partecipato e agli artisti di fama internazionale con cui ha collaborato. L’orchestra si è esibita nei più importanti teatri italiani ed europei grazie alla versatilità che ha per ogni tipo di genere musicale: il suo repertorio spazia dalle arie d’opera più conosciute alle colonne sonore di film di fama mondiale. Grazie al coinvolgimento in molti progetti al fianco di solisti del jazz, del pop e del gospel, Ensemble Symphony Orchestra dimostra una straordinaria conoscenza dei linguaggi e delle strutture diverse da quelle dei classici, oltre che una notevole esperienza nel live amplificato.
– Parliamo di questo suo ritorno al Lyrick dopo il successo dello scorso anno col tributo a Ennio Morricone?
Questa volta torniamo con Carmina Burana e Bolero.
– Cosa significa affidare un’esecuzione a un’orchestra di 200 elementi come l’Ensemble Symphony Orchestra?
Intanto c’è da dire che Bolero e Carmina Burana sono opere monumentali, pensate per grandi masse e perché ci fosse un impatto sonoro importante e il pubblico venisse travolto da questa massa sonora. Quindi da qui nasce l’esigenza di avere un numero di esecutori così grande soprattutto nel caso dei Carmina Burana che è una delle partiture più vaste mai scritte e anche di quelle dove un pubblico non avvezzo alla musica classica può trovare spunti molto piacevoli, dove l’esaltazione, l’enfasi è alla base della scrittura musicale.
– Direi che c’è un elemento che accomuna Bolero e Carmina Burana: l’elemento ritmico.
Senza dubbio. Nel Bolero ci sono venti minuti della stessa postazione ritmica portata avanti dal rullante che diventa quasi ipnotico. Alla fine l’ascoltatore immagina che non abbia fine, perché è realmente senza fine. La stessa cosa per i Carmina Burana dove l’elemento ritmico è quasi un esercizio di bravura per i percussionisti. Cioè tutti i ritmi possibili incastrati tra loro in brani che musicalmente non sono così complessi, ma sicuramente molto interessanti.
– C’è anche chi snobba un po’ questo tipo di esecuzioni con l’accusa di cercare facili consensi. Cosa risponde, maestro?
No, no, in realtà il problema è che in un paese come l’Italia, dove l’educazione musicale è lasciata al ruolo di Cenerentola nella scuola, il pubblico che arriva da adulto o ha coltivato degli interessi personali, o fondamentalmente è digiuno di musica e non ha un orecchio preparato. Queste opere proprio per la loro caratteristica di essere ricolme di energia evocativa sono un modo giusto per avvicinare il grande pubblico alla musica classica che comunque possiede un appeal per coinvolgere centinaia e centinaia di persone. Un bene per tutta la categoria. Se avessimo eseguito i Capuleti e i Montecchi non sarebbe stata la stessa cosa.
– Questo è un repertorio ormai consolidato, del resto anche quello di Ennio Morricone. Su cosa altro sta lavorando?
Veniamo da un inverno quasi interamente dedicato alla musica pop, perché abbiamo fatto Samuele Bersani, siamo in tour con il repertorio di Umberto Tozzi. Stiamo preparando per l’estate un nuovo tour con protagonista Morricone con una scaletta completamente diversa e faremo il tour di Stewart Copeland dei Police a Verona e La Spezia. Il nostro intento è quello di portare la nobiltà dell’orchestra classica ad artisti di musica leggera e pop, ma anche, come nel Bolero e con le musiche di Morricone, abbiamo sempre scelto artisti di musica classica che abbiano un’accezione di pop, intesa come popolare. Alla fine, per chi come noi che fa della musica un mestiere senza la ricerca degli aiuti pubblici, dei finanziamenti di Stato, l’unica strada è quella di andare incontro ai desideri delle persone e quindi di portare nei teatri quello che vogliono sentire. E cerchiamo di farlo nella maniera più professionale possibile, ma strizzando l’occhio ai gusti delle persone.
– Tra i musicologi c’è anche chi sostiene che il pop equivale alla musica classica del XX secolo…
Probabilmente è così. Però la classica ha un vantaggio enorme. Perché tutte le altre categorie musicali hanno avuto un inizio, forse avranno una fine, poi ci saranno dei nostalgici. In realtà con la musica classica tutti noi siamo degli interpreti. Quindi, a livello di esecuzione, la bravura, la perfezione, il virtuosismo, la qualità delle esecuzioni sono ancora qualcosa che dà delle soddisfazioni all’ascoltatore, mentre invece tutti gli altri generi musicali sono nati e probabilmente moriranno insieme a chi li ha creati, quindi sono delle parentesi. La musica classica, invece, ci accompagnerà nei prossimi secoli così come l’opera. Sono due piani differenti che viaggiano paralleli, ma la classica è sicuramente una parte della storia dell’umanità e gli altri generi sono delle parentesi.