AMELIA – Sabato 15 febbraio alle 18.30 alla Sala Boccarini del Museo Civico di Amelia va in scena “La disfatta–Gli ultimi giorni del bunker”, dell’attore e regista Riccardo Leonelli, su testo di Gianni Guardigli. Musiche di Francesco Pepicelli, scene di Leonardo Martellucci, costumi di Marinella Pericolini.
LO SPETTACOLO
“Il 30 aprile 1945 a Berlino – si legge nella presentazione dello spettacolo – asserragliato nel bunker costruito sotto il palazzo della Cancelleria, Adolf Hitler si suicida insieme ad Eva Braun appena sposata. Poco dopo Joseph Goebbels, ministro della propaganda e gauleiter della capitale, insieme alla moglie Magda, avvelena i suoi bambini e con lei si toglie la vita. Chi ha visto il film “La caduta” con un enorme Bruno Ganz nel ruolo di Hitler, sappia che questa pièce ricalca molti dei momenti narrati nel film, ma da un altro punto di vista, quello di Fritz, postino e violinista personale del Führer. La disfatta non è un semplice monologo. È l’urlo folle, disperato, a tratti distonico di un uomo del popolo ritrovatosi a servire un regime, per scelta o per necessità non ci è dato saperlo, capace di affascinare e poi condurre milioni di persone a una progressiva e mostruosa perdita del giudizio, attraverso una seduzione di gloria. La performance si sviluppa all’interno di un bunker tedesco, forse proprio quello del Führer, non sappiamo quanti mesi o anni dopo la morte del tiranno. Un intenso monologo-dialogo tra Fritz, il postino di Hitler, e degli interlocutori immaginari che si ammassano di volta in volta nella psiche lacerata e instabile del protagonista. Voci, volti e macerie che si fanno sempre più presenti in un crescendo di follia che non lascia spazio alla luce. L’oscurità del bunker rispecchia la notte oscura di un uomo-simbolo di quella umanità che ha perso la strada per inseguire spettri di potere, che ha smarrito ogni senso di civiltà, pur convinta di crearne una nuova che in realtà è sempre e soltanto orrore. E se, da un lato, ci risulta impensabile giustificare un Fritz qualunque, certamente colluso e responsabile delle atrocità compiute dal Nazismo, dall’altro, per non cadere anche noi nello stesso integralismo di ogni regime dittatoriale, non possiamo non lasciare aperto uno spiraglio di umanità di fronte a una delle tante comparse di quella che è stata, forse, la più grande disfatta della storia del Novecento”.
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Lo spettacolo è stato realizzato grazie al contributo della Fondazione Carit.