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Riccardo Leonelli al Clitunno di Trevi con “La disfatta. Gli ultimi giorni del bunker” di Gianni Guardigli

TREVIDomenica 26 gennaio alle ore 17 al Teatro Clitunno a salire sul palco, in occasione della “Giornata della Memoria”, sarà Riccardo Leonelli con “La disfatta. Gli ultimi giorni del bunker” di Gianni Guardigli. Regia dello stesso Leonelli, allestimento di Leonardo Martellucci, musiche a cura di Francesco Pepicelli, costumi di Marinella Pericolini e produzione Povero Willy..

LO SPETTACOLO

Il 30 aprile 1945 a Berlino – si legge nella presentazione dello spettacolo –  asserragliato nel bunker costruito sotto il palazzo della Cancelleria, Adolf Hitler si suicida insieme ad Eva Braun appena sposata. Poco dopo Joseph Goebbels, ministro della propaganda e gauleiter della Capitale, insieme alla moglie Magda avvelena i suoi bambini e con lei anch’egli si toglie la vita”.

NOTE DELL’AUTORE

“Pochi epiloghi di foschi periodi della storia hanno tanto somigliato alla rappresentazione teatrale di una tragedia, immaginata e addirittura in qualche modo provata per giungere all’immagine scenica voluta – la presentazione dell’autore Gianni Guardigli – La materia del racconto, benché calata nei fatti veri della storia, mi ha riportato alla crudeltà e alla violenza del dramma elisabettiano. Ma il dramma non è rappresentato, è raccontato, rivissuto, puntigliosamente rievocato da una mente che è rimasta chiusa nella prigione di una follia lucida che le suggerisce parole quasi indicibili. Il mio Fritz, il personaggio da me inventato per dar voce a questa quasi inspiegabile follia che riassume l’abbaglio di un intero popolo comincia a parlare osservando il mucchietto di terra che indica il luogo dove tutto è avvenuto, dove la tragedia si è consumata. Fritz pensa che il nazismo non sarebbe dovuto durare dodici anni, ma mille, vive nella convinzione che una grande occasione sia andata perduta e tenta di spiegare il perché, ma inciampa in interminabili sillabe che si contraddicono e diventano un balbettio quasi musicale e funereo. Nella mente di Fritz regna un irreale deserto del senso ed ogni suo movimento del pensiero è dominato da un ipotetico se ci avevano ordinato questo, una ragione ci sarà stata oppure a noi piccoli, a noi deboli non è e non era permesso di addentrarci nelle immense e irraggiungibili ragioni della storia. Forse questi sono i meccanismi che ancora guidano le ideologie che si ispirano alla filosofia nazista e che forniscono carne e sangue agli attuali movimenti neonazi che sempre più pericolosamente camminano nelle strade dell’Europa di oggi con nomi spesso contrastanti con le immagini evocate dai loro stessi proclami. Qualche sprazzo di assurda poesia si affaccia nel monologare di Fritz e diventa canto, una paurosa preghiera al contrario che ci ammonisce e ci tiene ben svegli a vigilare perché non si passi il limite. Per tenere la follia sotto controllo. Perché la follia resti tale e non si nasconda sotto un costume di mendace innocuità”.

NOTE DI REGIA

Questo non è un semplice monologo. Questo – spiega Riccardo Leonelli – è l’urlo folle, disperato, a tratti distonico di un uomo del popolo ritrovatosi a servire un regime, per scelta o per necessità non ci è dato saperlo, capace di sedurre e poi condurre milioni di persone a una progressiva e mostruosa perdita del giudizio, attraverso una seduzione di gloria. La performance si sviluppa all’interno di un bunker tedesco – forse proprio quello del Führer – non sappiamo quanti giorni dopo la morte del tiranno. La pièce è un intenso monologo -dialogo tra Fritz, il postino di Hitler, e degli interlocutori immaginari che si ammassano di volta in volta nella psiche lacerata e instabile del protagonista. Voci, volti e macerie che si fanno sempre più presenti, man mano che lo spettacolo si sviluppa, in un crescendo di follia che non lascia spazio alla luce. L’oscurità del bunker rispecchia la notte oscura di un uomo, simbolo di quella umanità che ha perso la strada per inseguire spettri di potere, che ha smarrito ogni senso di civiltà, pur convinta di crearne una nuova che – in realtà – è sempre e soltanto orrore. La scena è disseminata di oggetti e simboli che richiamano il bunker e con cui Fritz si rapporta, nell’illusione di ricreare una quotidianità di azioni e gesti che, invece, stonano terribilmente con il suo delirio: vittima e carnefice allo stesso tempo. Infatti, se da un lato ci risulta impensabile giustificare un Fritz qualunque, certamente colluso e responsabile delle atrocità compiute dal Nazismo, dall’altro, proprio per non cadere anche noi nello stesso integralismo di ogni regime dittatoriale, non possiamo non lasciare aperto uno spiraglio di umanità di fronte a una delle tante comparse di quella che è stata, forse, la più grande disfatta della storia del Novecento”.

Foto di copertina: Francesco Mancuso

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Biglietti: Intero € 10 – Ridotto € 7 (under 11 e over 64). Prevendite online su circuito VivaTicket. Informazioni e prenotazioni: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 al numero 375 6245808. Ritiro biglietti prenotati al botteghino del teatro il giorno dello spettacolo. Per ulteriori informazioni info@teatroclitunnotrevi.it.

Il programma dettagliato sul sito ufficiale www.teatroclitunnotrevi.it

 

 

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