PERUGIA – Senti Dardust e inizi un viaggio fra sonorità che ti prendono l’anima e la trasportano là dove tu sei capace di portarla. Ti si richiede, in sostanza, partecipazione. Il suo concerto è infatti ambivalente come pochi. A Castiglione del Lago, per Moon in june, quattro anni fa, a memoria l’ultima sua apparizione in Umbria, il cammino immaginario era attraverso dieci pianeti, da Nettuno al Sole. Il tour era “Lost in space”.
Stavolta il nuovo tour che attraverserà l’Europa si chiama “Urban impressionism – Piano solo”. A tenerlo a battesimo sabato con una anteprima che in quanto tale è unica di per sé, sarà Perugia e in particolare lo straordinario scenario di San Francesco al Prato. Il tutto realizzato in sinergia da Mea Concerti, quale anteprima della stagione Sanfra, e Seed, nell’ambito del Seed Festival, che prenderà il via proprio in auditorium dal 25 al 28 settembre.
Di questo e altro, come nostra consuetudine, abbiamo parlato con Dario Faini, per tutti Dardust.
– Che serata sarà questa dell’anteprima a Perugia di “Urban impressionism – Piano solo”?
Ci sarò solo io sul palco con i miei racconti che narrano del un po’ dell’ultimo disco che presto uscirà, assieme ai concerti che ci sono dietro, alle mie esperienze di questi anni. Sarà un concerto molto semplice e molto diretto, con poche sovrastrutture, dove si dritti lungo il percorso.
– Lei suonerà in un luogo a noi particolarmente significativo per Perugia, una sorta di pantheon dei nobili della città con affreschi dal Bonfigli al Perugino fino a Raffaello. Questo luogo è stato scelto dalla produzione o in qualche modo lei lo ha esplicitamente voluto?
Ho scelto Messe e Perugia per le mie due anteprime assolute, proprio per i posti che potevano offrirmi. Ho espressamente voluto evitare i palcoscenici convenzionali, tipo Roma a Milano, perché avevo il desiderio di esplorare luoghi più particolari, unici. Anche perché in quanto anteprime sono veri e propri test che io faccio.
Poi in Umbria non ho suonato mai tante volte. A Perugia in assoluto mai. Mi piaceva l’idea di andarci e l’auditorium di San Francesco al Prato mi stimola.
– Nelle sue composizioni si parla di emisfero destro e sinistro, pianoforte, dunque componente acustica, ed elettronica dall’altro lato che si compendiano, che si intersecano. In questa anteprima di Perugia li troveremo entrambi?
A San Francesco al Prato ci saremo solo il pianoforte ed io.
– E dal punto di vista scenografico?
A Perugia ci sarà l’essenziale: solo e unicamente la musica, il pubblico ed io. In futuro vedremo.
– Se permette torno alla nostra intervista di quattro anni fa alla vigilia del concerto a Castiglione del Lago, il tour era “Lost in space”. Uscivamo appena dal Covid. Rispetto ad allora che pubblico trova oggi?
Ho notato che il pubblico vuole proprio emozionarsi, vuole divertirsi, è molto più coinvolto, c’è una sorta di rinascimento, per quello che riguarda l’esperienza live. C’è un’intensità maggiore e questo è bellissimo e bisogna anche cavalcarla questa onda. Personalmente devo dire che tutti i concerti che ho fatto dopo il Covid sono stati incredibili, tutti. E mi auguro che ciò accadrà anche in futuro. Diciamo che nell’ultimo tour, nel primo atto la gente si emozionava, stava seduta. Era del resto una parte da seguire con il cuore. Nel secondo atto si alzavano invece tutti in piedi. Bello davvero.
– E in questo nuovo tour cosa si aspetta che accada fra lei e il pubblico?
Per quello che riguarda me voglio indagare molto di più l’aspetto emotivo. Osservare e decifrare quanto il pubblico è coinvolto e si emoziona insieme a me. Ciò che cercherò è un’emozione diversa, così come diversa sarà la funzione di questa nuova esperienza live. Mi piacerà indagare su questa intensità più intimista, piuttosto che la parte vissuta con il corpo, con l’energia che ti arriva subito in faccia e lascia meno tracce. Mi interessa in questa fase la parte dove colpisci le persone al cuore, quella componente che rimane più indelebile.
Del resto lo vedo da quello che mi arriva dai social e leggo dopo un concetto in piano solo: il feedback è sempre dieci volte superiore a quando faccio elettronica e quindi voglio indagare quella parte lì.
– Lei è sempre molto restìo a parlare di riconoscimenti che la riguardano. Forse perché sono talmente tanti… Sull’ultimo della lunga serie, “Ciao – Rassegna Lucio Dalla” di Bologna che le ha assegnato il premio come miglior producer talent scout mi dice qualcosa?
Sono grato e contento, mi fa piacere che si tenga conto di cosa ho fatto e della considerazione che ciò comporta. Però francamente non saprei cosa altro dire.
C.V.D. Come volevasi dimostrare. E allora lo diciamo noi.
Dardust è il pianista italiano tra i più ascoltati al mondo della nuova generazione. Ha un palmarès di oltre 90 dischi di platino. Particolarissima e specchio del suo modo di sentire la musica, i suoi progetti discografici: ha pubblicato una trilogia di dischi. 7 nel 2015, Birth del 2016 e S.A.D Storm and Drugs del gennaio del 2020.
Dal 2019 ha firmato produzioni di grande successo, collaborando con Mahmood, Elodie, Irama, Lazza e Angelina Mango anche durante varie edizioni del Festival di Sanremo. Nel 2020 “Sturm I – Fear”, dal disco “S.A.D Storm and Drugs” è stato scelto dal colosso informatico Apple Inc. all’interno del keynote annuale per il lancio di presentazione dei nuovi prodotti, trasmesso in streaming dallo Steve Jobs Theater di Cupertino, California.
Nel 2021 ha collaborato con artisti internazionali quali Benny Benassi e Sophie and The Giants che lo hanno accompagnato sul palco del Pala Olimpico di Torino in occasione della sua performance alla 66esima edizione dell’Eurovision Song Contest. A inizio 2022 ha firmato la colonna sonora della “flag handover”, il passaggio della bandiera olimpica tra Pechino 2022 e le prossime Olimpiadi invernali in Italia Milano-Cortina 2026 con i due brani Forget To Be e Inno. Nell’estate dello stesso anno, Dardust è stato “maestro concertatore” della speciale 25esima edizione Notte della Taranta di Melpignano in Puglia.
A fine 2022 ha pubblicato “Duality”, il suo ultimo lavoro discografico, album doppio in cui separa le sue due anime o emisferi cerebrali, piano solo ed elettronica, cui ha seguito nella primavera 2023 il Duality Tour nei teatri italiani e club europei.
Ha composto inoltre la colonna sonora di “Cover Story” il film evento realizzato per i 20 anni di Vanity Fair presentato al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano in occasione della kermesse Vanity Fair Stories 2023 e uscito in sala a inizio 2024.