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UJ24-#07: il disco di Giovanni Guidi / Marco Mezquida / Eleonora Strino Trio / Enrico Rava Fearless Five / Chucho Valdes / Roberto Fonseca

PERUGIA – Ieri 19 luglio, terzultimo giorno di Umbria Jazz; primo appuntamento alle 11 presso la libreria Feltrinelli pr la presentazione del nuovo disco di Giovanni GuidiA new day”.

In colloquio con il giornalista Enzo Capua il pianista folignate ha raccontato episodi e curiosità sulla gestazione dell’album, sul suo rapporto con il boss dell’ECM Manfred Eicher ed annunciato che il lavoro sarà portato in tour, probabilmente nel 2025. Tra il pubblico anche alcune domande al musicista con riferimento anche al suo impegno di inizio settembre nel progetto Sakamoto Conversations.

Alle 12, alla Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani, primo concerto del giorno con Marco Mezquida.

Il giovane pianista spagnolo, esibitosi in solo, visibilmente emozionato, ha spiegato di voler suonare una musica libera, del tutto improvvisata, con una dedica all’atmosfera che si respira durante la manifestazione; molto interessante la sua proposta, con l’ausilio dello corde dello strumento oltre che dei tasti.

Richiamato un paio di volte sul palco dal pubblico ha eseguito una personale interpretazione di Take five di Dave Brubeck e dedicato infine l’ultimo bis alla nonna.

All 15:30 il secondo concerto, sempre alla Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani; per la prima volta al festival, tra l’altro nel giorno del suo compleanno, la chitarrista e cantante Eleonora Strino.

La napoletana, presentata dal giornalista Capua come la migliore chitarrista jazz in Italia, con Zeno De Rossi alla batteria e Giulio Corini al contrabbasso, ha eseguito brani originali ed un paio di rivisitazioni; tra queste un bell’arrangiamento del tema di Luis Bacalov dal film “Il postino”, ed Alfonsina y el mar di Mercedes Sosa.

Dotata di un tocco molto personale ed applaudita dai numerosi presenti in sala, ha quindi dato spazio alle sue composizioni: Napoli, 21 marzo, It’s been a long long time ed il bis, riferito ad uno dei periodi in cui ha vissuto nel nord Europa, dove era sempre freddo e nevicava, dal titolo Neverland.

Poi alle 17, al Teatro Morlacchi, di scena il quintetto senza paura (Fearless), di Enrico Rava.

La formazione da il titolo anche all’uscita discografica, per Parco della Musica Records, che ci si augurava di trovare già disponibile, ma così non è stato.

Ottima la prova dei quattro giovani al fianco del Maestro triestino, che durante la performance ha utilizzato stavolta il flicorno con molta parsimonia, privilegiando la tromba.

E’ stato appunto eseguito quanto presente all’interno dell’album, tutti brani già editi dal musicista, ai quali è stata data nuova vita, con nuovi arrangiamenti adatti ala formazione.

Ed allora ecco tra le altre; la lunga Lavori casalinghi, Lady Orlando, The trial, Amnesia, Infant e Le solite cose, con le figure in evidenza di Evita Polidoro alla batteria, Francesco Ponticelli al contrabbasso, Matteo Paggi al trombone e Francesco Diodati alla chitarra; proprio bravi.

Nel salutare il pubblico Rava ha ricordato come non possa fare a meno di suonare con questi giovani, ognuno già con progetti propri, perché rappresentano un ponte ideale tra passato e futuro.

Alle 21 all’Arena Santa Giuliana serata dedicata a Cuba.

Sul palco per primo l’ottantatreenne pianista Chucho Valdes, grande interprete della musica latina.

Con la sua carica coinvolgente ha saputo guidare il pubblico tra le pieghe della sua proposta, densa di culture e stili differenti: jazz, rock e fusion, senza disdegnare la classica.

Con una nutrita formazione che poteva contare anche sul notissimo batterista e percussionista Horacio “El Negro” Hernandez, è stato protagonista di oltre un’ora di concerto molto apprezzato, nel quale si celebra il cinquantennale della sua band Ikarere.

In particolare hanno riscosso un largo consenso Mozart a la cubana, dall’album I missed you too! con Paquito D’Rivera del 2022; la rivisitazione dello standard Stella by starlight e la lunga Bacalao con pan.

Ed ecco infine il pianista Roberto Fonseca, già presente in passato al festival, con il suo recente progetto “La gran diversion”.

Figlio d’arte, la madre cantante ed il padre batterista, ha iniziato a suonare il piano da bambino ed ha collaborato con Ibrahim Ferrer dei Buena Vista Social Club, Omara Portuondo e Rubén Gonzales.

Mescola il suono della tradizione con con il jazz, ritmi latini e la musica classica; la sua proposta risulta quindi molto variegata ed il pubblico l’ha potuto apprezzare scatenandosi nel ballo o ascoltando ad i brani più riflessivi (come lo strumentale Mercedes dedicato alla madre).

Ottime esecuzioni con grandi solisti: citazione per il cantante Alcy Durruthy ed il trombettista Yuri Hernanadez, di Los mejores, coin dedica al gruppo Buena Vista Social Club e di estratti dall’album citato, come Mani mambo (con citazione di Hey Jude dei Beatles); Osini; Baila mulata e Cuando tu ballas pa mi.

Un’altra serata di grande musica all’arena.

Le foto sono di Giancarlo Belfiore

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