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UJ24-#02: il libro di Livio Minafra e Ugo Sbisà / Franco D’Andrea / Micah Thomas Trio / Kurt Rosenwinkel ‘s The Next Step / Cha Wha / Raye

PERUGIA – Prima domenica di Umbria Jazz che inizia con la presentazione, presso la libreria Feltrinelli, del volume del pianista Livio Minafra e del giornalista Ugo SbisàJazz europeo. Non di solo passaporto”.

Attraverso l’opera i due autori illustrano lo scenario del jazz in Europa offrendo spunti per stimolare il lettore con una forma che si avvicina all’odierna fruizione musicale; le schede paese per paese danno la possibilità di trovare gli artisti segnalati ed andare a cercare le loro proposte.

Franco D’Andrea (Foto BelfioreI)

Alle 12 in una gremita Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani, il concerto in piano di Franco D’Andrea, iniziato con qualche minuto di ritardo per via di un suono proveniente da Corso Vannucci che disturbava l’atmosfera.

Un’artista che assieme al gruppo Perigeo è stato presente al festival fin dalla prima edizione del 1973, che si è presentato con la sua carica d’esperienza e complessità del suo raffinato pianismo.

Durante l’esibizione, con dieci forse più brani, tra citazioni dei padri del jazz come Thelonious Monk, Duke Ellington e Billy Strayhorn, ha mescolato tutto; in assoluto silenzio ed alzandosi sempre per ringraziare alla fine di ogni esecuzione; quasi novanta minuti emozionanti.

Alle 15:30 nella stessa location il trio del pianista americano Michah Thomas (con Dean Torrey contrabbasso e Kayvon Gordon alla batteria).

La formazione, tra le più interessanti della nuova scena americana, si è esibita anche, in collaborazione con Umbria Jazz, lo scorso 6 luglio al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Il pianista ha pubblicato un album in solo (Piano solo), nel 2022, dove rilegge standard del jazz, ed un altro con questo trio lo scorso anno (Reveal).

E proprio sull’esecuzione di alcuni brani da quest’album si è incentrato il concerto; dalla lunga Little doctor, divisa in due parti, a Look at the birds e Stars.

In oltre un’ora l’eclettico pianismo del leader, ben coadiuvato dal motore ritmico dei suoi compagni, ha confermato le capacità della formazione; nel finale spazio anche al celebre standard Bemsha swing di Thelonius Monk.

Alle 17 al Teatro Morlacchi poi, di scena il quartetto Kurt Rosenwinkel ‘s The Next Step.

Kurt Rosenwinkel’s the next step Ph G.Belfiore

 

Il chitarrista americano si è presentato con al seguito una formazione stellare con Mark Turner al sax tenore, Ben Street al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria.

Davvero gradevole l’interplay tra i musicisti, che collaborano con il chitarrista da tempo; grande prova di coesione e proposta basata anche su materiale proveniente dall’album del 2000 (The Next Step) e da uno di prossima pubblicazione.

Kurt Rosenwinkel The Next Step (Live At Smalls 1996), ripresa di un concerto del gruppo di circa 30 anni fa infatti sarà disponibile sulle piattaforme digitali dal 26 luglio.

Tra i brani Shifting design e Zhivago; il chitarrista ha presentato anche il libro sulle sue composizioni musicali (disponibile in maniera fisica o digitale), e si è pregevolmente esibito al piano al rientro sul palco per il bis.

Alle 21 all’Arena Santa Giuliana una serata molto piacevole: prima la band funky Cha Wa.

CHA WA Ph G.Belfiore

All’inizio si è pensato di trovarsi di fronte, visto l’abbigliamento del cantante e sassofonista Tajh Derosier, cui va un plauso per il coraggio d’indossare un pellicciotto con le temperature di questi giorni, ad una sorta di Jamiroquai 2.0.

Battute a parte, molto pittoresco il costume ed il copricapo delle tribù native della Louisiana; rimanendo in ambito musicale molta energia sul palco, con funk, rap e rock, che forse poco c’azzecca con un palco come l’Arena.

Tant’è che in apertura la band ha esortato i presenti ad alzarsi e ballare (tipo pronti via), ma il tutto è durato ben poco, con sospiro di sollievo di quanti erano seduti ed impossibilitati a veder il palco cisto che davanti tutti erano in piedi.

E’ apprezzabile lo sforzo di coinvolgimento dell’organizzazione della manifestazione, indubbiamente riuscito, visto il folto numero di presenti, ma altre location (dove la band si esibiscono comunque in questi giorni), si adattano meglio alla proposta del gruppo.

A chiudere la serata Raye, regina degli streaming.

RAYE Ph G.Belfiore

La giovane britannica, con all’attivo in patria un doppio disco di platino, cinque dischi di platino, quattro d’oro e quattro d’argento, ha vinto sei Brit Awards, che rappresenta un record assoluto.

Ha scritto per artisti tra gli altri quali John Legend, David Guetta e Beyoncé, ed ha inciso due album: “Euphoric Sad Songs” nel 2020 mentre è dello scorso anno “My 21st Century Blues”.

Dalle indubbie capacità compositive e vocali ha offerto una prova molto convincente, al netto delle forse eccessive chiacchiere che sul palco ad un certo punto ha fatto pensare più ad un comizio che ad un concerto.

E poi, pensiero personale, i brani davvero troppo simili uno all’altro; comunque una band solidissima (tastiere, chitarra, basso, batteria, percussioni ed una sezione di quattro fiati dove svettava Dario Cecchini dei Funk Off al sax baritono); lei sa stare benissimo sul palco, ha molta padronanza, ed a giudicare dal visibilio del pubblico, è un altro obiettivo centrato di quest’edizione del festival, che in pop signo vinces.

Le foto sono di Giancarlo Belfiore

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