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Festival di Spoleto 2024 all’insegna del mito nella cultura europea

SPOLETO – Intrigante come il manifesto di Chiara Camoni “Burning Siste” questa 67esima edizione del Due Mondi che si terrà a Spoleto da venerdì 28 giugno a domenica 14 luglio.

In 17 giorni e 20 sedi, saranno più di 60 gli spettacoli tra opera, musica, danza e teatro che coinvolgeranno 30 compagnie internazionali per un totale di oltre 600 artisti provenienti da 20 Paesi. Prima di entrare nel merito, una considerazione: il giusto omaggio a Giorgio Ferrara che rende storicamente merito a chi, dopo la disastrosa situazione ereditata dall’era Francis Menotti, ha messo insieme i cocci e ha fatto ripartire la macchina del Festival.

Giorgio Ferrara

Il tutto con una mostra a lui dedicata che comprende il periodo 2008 -2020 con un’accurata selezione di costumi, materiale d’archivio e fotografie. L’esposizione è curata da Piero Maccarinelli e ripercorre le produzioni di quegli anni. A Ferrara è dedicato anche l’appuntamento a cura di Fabiana Giacomotti Love letters to Giorgio, alla Sala XVII settembre del Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti (28 giugno): un percorso di parole e di emozioni con la partecipazione di alcuni fra i più grandi registi, costumisti, autori, ballerini, attori internazionali che hanno collaborato con Ferrara.
Ieri, dunque, a Roma nella prestigiosa Sala Giovanni Spadolini al ministero della Cultura, la conferenza di presentazione: protagonisti la direttrice artistica Monique Veaute, il presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi Andrea Sisti, della direttrice amministrativa Paola Macchi e dell’assessore alla Cultura della Regione Umbria Paola Agabiti. Assente l’atteso sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi che ha mandato comunque un messaggio di saluto e congratulazioni agli organizzatori del Festival: “Nato – ha scritto – dalla felice intuizione del compositore Gian Carlo Menotti nel 1958, Due Mondi si presenta con elementi di continuità ideale, ma anche con novità importanti, capaci di attrarre fasce sempre più larghe di spettatori, in particolare i più giovani”. Concetto ribadito da Monique Veaute che, dopo aver spiegato che è “il mito a guidare la riflessione di questa edizione, come espressione del complesso rapporto tra gli individui e la società, elemento fondante della civiltà occidentale” ha specificato che “Il Festival non è solo una vetrina di grandi nomi ma un laboratorio in cui crescono idee, sinergie, collaborazioni, progetti artistici.
Per questa ragione guardo ai talenti giovani tanto quanto alle proposte originali e ai nuovi mezzi espressivi”.

IL PROGRAMMA

Apertura il 28 giugno al Gian Carlo Menotti con un nuovo allestimento di Ariadne auf Naxos, opera in un atto preceduta dalla suite dal Borghese Gentiluomo sempre di Richard Strauss come prologo. L’esecuzione musicale è affidata alla Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer che ne cura la regia con Chiara D’Anna.
Al titolo di apertura si aggiunge una seconda produzione d’opera: Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck con la regia di Damiano Michieletto e l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia. Il mito di Baùbo ispira la regista francese Jeanne Candel, e il tema attraversa i concerti di mezzogiorno con artisti quali JACK Quartet, La Lira di Orfeo, i musicisti della Budapest Festival Orchestra e l’Orchestra da Camera di Perugia. Alessandro Baricco presenta in prima assoluta la sua “Breve ed eretica storia della musica classica”. Torna a Spoleto Barbara Hannigan alla testa dell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia nel concerto finale e come interprete in un concerto con grandi star della musica jazz e contemporanea. Grande attenzione è riservata alle altre musiche: in esclusiva in Italia Daniel Lopatin, conosciuto come Oneohtrix Point Never, tra i più influenti nomi dell’elettronica internazionale. La voce suadente di Lizz Wright segna un appuntamento imperdibile con la musica afro-americana.

La danza è all’insegna della star mondiale Friedemann Vogel, con una nuova creazione di Wayne McGregor, una grande produzione in Piazza Duomo di Yoann Bourgeois, con le musiche dal vivo di Hania Rani, e ancora con Mehdi Kerkouche. Nuova e potente esperienza immersiva è firmata dal duo Adrien M & Claire B.
Per il teatro brillerà la stella di Isabelle Adjani, che dà voce ai testi di giganti della letteratura francese e italiana. L’attenzione verso i giovani drammaturghi riporta il regista Antonio Latella a lavorare con gli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico per 4 nuovi spettacoli. È atteso il ritorno di Davide Enia con un ritratto della sua Palermo. La compagnia #SIneNOmine presenta il nuovo spettacolo nato dal laboratorio nella Casa di Reclusione di Spoleto. Leonardo Lidi conclude il suo progetto Cechov con Il giardino dei ciliegi e torna il regista umbro Liv Ferracchiati con La morte a Venezia.
Per gli appuntamenti dedicati alla città, i danzatori della compagnia Il Posto trasformano in palcoscenico le superfici verticali dei palazzi della città.
Torna come anteprima lo spettacolo di Luca Marinelli Una relazione per un’accademia, in scena con grande successo la scorsa edizione.
Torna anche Stefano Mancuso sia come divulgatore con una seconda lectio magistralis sull’ambiente, sia come promotore di un nuovo progetto condiviso col Festival legato a Spoleto e agli alberi. Prosegue il lavoro della Fondazione Carla Fendi anche con una mostra del fotografo Luis Alberto Rodriguez che reinterpreta alcuni preziosi costumi provenienti dall’archivio storico del Festival. A Palazzo Collicola la mostra di Chiara Camoni, autrice del manifesto, e quelle in collaborazione con Mahler & LeWitt Studios. Prosegue la rassegna Musica da Casa Menotti di Fondazione Monini e il premio “Una Finestra su Due Mondi”. Anche quest’anno il Festival ospita la rassegna teatrale e i laboratori organizzati dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e la rassegna di La MaMa Spoleto Open.
Tante le musiche del Due Mondi, dai grandi concerti di musica classica – protagoniste la Budapest Festival Orchestra e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – alle jam sessions del jazz club. Dal 29 giugno al 14 luglio torna la fortunata rassegna dei concerti di mezzogiorno.
La regista francese Jeanne Candel propone il suo mondo onirico con una nuova creazione di Teatro Musicale ispirata al mito di Baùbo (29–30 giugno, San Simone): la vecchia sacerdotessa del mito greco e “dea dell’oscenità” che restituì il sorriso a Demetra, generando il ciclo delle stagioni. Candel crea una performance musicale di sfrenata immaginazione, secondo quella magica combinazione tra musica e teatro che lei e Samuel Achache ci hanno fatto conoscere nel 2022 con gli spettacoli Demi-Véronique e Le Crocodile trompeur / Didon et Énée.
I musicisti tedeschi dell’Ensemble Garage – affiancati da colleghi provenienti da Taiwan, Vietnam, Paesi Bassi e Italia – interpretano il nuovo lavoro del compositore Baldwin Giang (29 giugno, Sala Pegasus) in un concerto in collaborazione con Mahler & LeWitt Studios, American Academy in Rome e Fondazione Carla Fendi. Daniel Lopatin, aka Oneohtrix Point Never, arriva a Spoleto in esclusiva per l’Italia (3 luglio, Teatro Romano). È attesa Barbara Hannigan al Teatro Romano (7 luglio) con il JACK Quartet. Ci sarà anche Lizz Wright (11 luglio, Teatro Romano), tra le più grandi voci del jazz in un concerto in collaborazione con UJ. E nasce quest’anno Jazz Club: tre appuntamenti alla Chiesa di Sant’Agata ascoltando le improvvisazioni del trio di Alessandro Lanzoni insieme al sassofonista Francesco Cafiso (29 giugno), di quello di Micah Thomas (6 luglio) e del trio formato da Dado Moroni, Eddie Gomez e Joe La Barbera (13 luglio).
Infine il tradizionale concerto di chiusura in Piazza Duomo il 14 luglio: nella doppia veste di soprano e direttrice d’orchestra, Barbara Hannigan ritrova i musicisti dell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia e interpreta la Girl Crazy Suite. Ardito, poi, l’accostamento di capolavori da diverse epoche nella prima parte del concerto, con Le festin de l’araignée di Albert Roussel, la Sinfonia n. 104 London di Haydn e il Valse triste op. 44 n. 1 di Sibelius.

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