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Al Lyrick imperversa la tempesta di neve, di palloni in platea, della magia unica e poetica di Slava

Chi fa il nostro mestiere va in cerca di spettacoli da offrire, da far vedere agli altri. Slava’s SnowShow l’ho visto anni fa e mi sono detto che era davvero una grande cosa e che valeva la pena farla conoscere”. Chi fa questo mestiere è Paolo Cardinali, direttore artistico della stagione del Lyrick di Assisi. Durante la presentazione dell’ultimo cartellone 2023-2024 dal titolo “Scopriamo le carte”, su questo spettacolo si era in effetti soffermato con entusiasmo.

 

Ed eccolo, qua, arrivato il 6 marzo, resterà fino a domenica prossima. Sette gli spettacoli che sono previsti, questi gli orari che vanno da oggi, venerdì alle ore 20.45 a sabato, ore 17 e 20.45, e domenica ore 16 e 19.30.

“Slava’s SnowShow” è in effetti tra i più suggestivi del repertorio di Slava Polunin, 74 anni, già da mercoledì presente alla “prima” del Lyrick, il clown russo che, leggendo le note che lo accompagnano, “si ispira, tra gli altri, a Leonid Engibarov, clown triste, o al raffinato Marcel Marceau, o alla delicata comicità di Charlie Chaplin e persino al nostro Totò, per una serata incredibile e inaspettata, che affascina i più piccoli e restituisce ai grandi la meraviglia dell’infanzia”.
Tra le informazioni utili per chi non lo conosce, c’è da premettere che “ Slava’s Snowshow” è un genere a sé, magico, e che proprio per questo, anche a distanza di anni, continua a mantenere il suo fascino unico come il primo giorno in cui è stato rappresentato. E non sono parole vuote, a riempirle c’è il curriculum stesso di questo geniale russo: Slava, è infatti stato premiato con l’Olivier e il Time Out Award a Londra, il Drama Desk a New York, lo Stanislavskij a Mosca e il Festival Critics Award a Edimburgo. Per molti, se non per tutti, è considerato il miglior clown del mondo. Di sé dice che ama “un teatro che nasce dai sogni e dalle fiabe; un teatro ricco di speranze e sogni, di desideri e di nostalgie, di mancanze e disillusioni. Un teatro che sfugge a qualsiasi definizione, all’interpretazione unica delle sue azioni e da qualsiasi tentativo di limitazione della sua libertà”.
“Slava’s Snowshow” raccoglie i numeri più belli e famosi del repertorio di Slava e che incantano davvero adulti e bambini fra nevicate, palloni che arrivano in platea , il tutto avvolto da fiocchi di carta bianchi che infuriano su tutto il teatro dove straordinari clowndanno vita a una rappresentazione in bilico tra happening e circo. Belle le considerazioni di Slava riguardo ciò che fa: “Mi piace restare a teatro quando gli spettatori sono andati, ma il luccichio luccicante dei loro sorrisi ancora indugia nell’oscurità della sala. Mi concentro sui respiri, i ritmi, i sospiri di gioia e del dolore che ancora pervadono il teatro. La notte è scesa. Tolgo il mio costume e mi strucco il viso, dico addio al mio universo ora racchiuso dal sipario abbassato del teatro. Il mio personaggio, il mio Asissai, è lì inerme che si fa guardare. Lo congedo, ma non a lungo, solo fino a domani, nell’attesa di rivivere una nuova onda di felicità in questo incredibile, meraviglioso e misterioso mondo che è il teatro”.
Di questo e altro, come nostra consuetudine, parliamo con Paolo Cardinali.
– Per lei cos’è esattamente Slava’s SnowShow?
Uno spettacolo che ho visto almeno 25 anni fa e mi sono detto: è una roba bella. Come tutte le cose particolarmente intriganti che ti coinvolgono, non sai bene da che cosa sei stato affascinato perché, in questo caso, sono tanti i suoi punti di forza e chee, oggi, richiedono un grande sforzo anche a noi che da lunedì stiamo montando questo show unico nel suo genere.
– Un esempio di questo vostro sforzo logistico?
Abbiamo iniziato a montare il tutto da lunedì scorso con dieci persone quasi a tempo pieno. Lo spettacolo, infatti, è concepito in maniera, potremmo dire, arcaica.
– Arcaica in che senso?
Che mentre ora si lavora con i fari a luci led, qui si usano quelli a incandescenza e per lo show servono 200 sagomatori: per trovarli abbiamo girato tutta l’Umbria. Sforzo ben ripagato, intendiamoci, vista la magia dello spettacolo.
– Altre richieste particolari?
Il restringimento della platea.
– Ovvero?
Per volontà della Compagnia lo spazio è ridotto da mille a 700 posti per fare in modo che tutti possano vedere e partecipare allo show al meglio. Chiaramente c’è un motivo per cui la gente deve essere più vicina possibile al palco.
Perciò è un grande sforzo anche dal punto di vista economico per noi.
– Trecento posti in meno…come sta andando lo sbigliettamento?
Per il momento direi bene.
– Certo, i conti si fanno alla fine. Cos’è esattamente Slava’Snow show, qual è l’elemento caratterizzante?
La neve è chiaramente un motivo predominante. Del resto Slava Polunin viene dalla profonda Russia, da Novosil, dove c’è neve 320 giorni l’anno. E’ il viaggio del suo stesso percorso artistico e di vita. Una favola che nasce in Russia per approdare a Parigi. E’ il travaglio della sua esistenza: la neve fa da contorno al dramma che lui vive in questo trasferimento inevitabile perché si rende conto che non può fare l’artista abitando nella steppa russa.
– Una storia a lieto fine?
Parlerei di riconciliazione rispetto a un travaglio interiore. Credo che questa sia la vera forza dello spettacolo; e per il fatto che questa narrazione poetica, avvenga attraverso varie fascinazioni, colpi di scena, giochi che hanno un forte impatto emotivo.
– Approfitto per l’ultima domanda. La stagione del Lyrick è a buon punto: un primo bilancio?
Il pubblico ha risposto. In alcuni casi con “Scopriamo le carte” abbiamo fatto qualche azzardo ma è andata bene, nel senso che ci sono stati diversi sold out, alcuni di questi non li avevamo messi in conto. Slava per me rappresenta una soddisfazione personale, una roba che si fa per il piacere di farla e che ti aspetti possa fare contenti anche altri.
E che, alla fine, ti può convincere che hai fatto bene il tuo lavoro.

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