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Uj 50- Time after time: il dietro le quinte del docufilm Rai raccontato dai protagonisti

PERUGIA – Coerente. Musica, voci, effetti. Le tre componenti essenziali di una colonna sonora. Il docufilm prodotto dalla Tgr dell’Umbria “UJ 50- Time after time” è di fatto questo. Elisa Marioni, Andrea Rossini, Dario Tomassini, il curatore del montaggio, efficacissimo, Gabriele Liberati, coordinati e diretti dal caporedattore Luca Ginetto e supportati da Giovanni Parapini responsabile sede regionale Umbria, hanno composto uno spartito sul quale si muovono senza alcun filtro, testimonianze, fotografie, immagini preziose delle teche Rai, suoni e una trama fittissima di memorie.

 

Per cui gli effetti di cui parlavamo prima, a tratti, si tramutano in affetti. Per un’idea che ha mosso fermenti sociali in un periodo complesso e lacerante come quello degli anni Settanta. Che di Uj hanno provocato anche lo stop forzato.

Per la passione nei confronti di una musica che solo apparentemente veniva da lontano e che ha prodotto arte puramente italiana che qui ha trovato il suo memorabile palcoscenico.

Per i miti che hanno attraversato corso Vannucci e gettato note maestose e ispirate improvvisazioni tra gli alberi dei Giardini del Frontone, le pietre etrusche delle vie dell’acropoli, sul riflesso dell’acqua della Fontana Maggiore; tra i sensi, tutti, di una miriade di persone allora sdraiate sui sacco a pelo e arrampicate sulla scalinata di Palazzo dei Priori, e ora assiepata all’Arena Santa Giuliana. 50 anni possono essere pochi. O tanti. Dipende da come li si misura e vivono.

Le testimonianze di Pagnotta, Rava, Fresu, Bollani, Arbore, Tommaso, Rea, Marcagnani, Belfiore, Giuman, Hancock, Samara Joy, della gente e dei critici musicali Spinelli e Molendini che sapientemente hanno raccontato cronologia e aneddotica di Uj , grazie al certosino e appassionato lavori dei giornalisti Rai, hanno reso il cinquantennale una storia di umori, emozioni, luoghi, sogni, visioni, collettivi. Global e local, jazz e pop, contaminazioni: tanti temi. I 36 minuti della proiezione in anteprima per la stampa di mervoledì scorso che è stata accolta calorosamente da Costantino d’Orazio nella “sua” GNU, e già sul sito www.tgr.rai.it/umbria, sono corsi via mettendoti dentro, in qualche modo. A tratti persino con un po’ di commozione e quella sana nostalgia che si portano dietro i i ricordi forti.

In platea, nell’anteprima per la stampa, tanti volti noti, su tutti quelli dei protagonisti del documentario. Giusto l’orgoglio dei vertici Rai, bello e meritato l’applauso finale. Resta la frase di Carlo Pagnotta: “Tra 50 anni non ci sarò più, ma giù le mani da Umbria Jazz”.

IL DOCUFILM RACCONTATO DAI PROTAGONISTI

Da sinistra Dario Tomassini, Gabriele Liberati, Elisa Marioni e Andrea Rossini

In questa intervista Luca Ginetto, Elisa Marioni, Andrea Rossini e Dario Tomassini ci raccontano il dietro le quinte di un docufilm che li ha visti partecipare anche con le proprie storie e passioni alla celebrazioni di un festival che è stato e continua ad essere una straordinaria pagina di musica e molto altro.

– Ginetto, un’altra bella iniziativa della TGR Umbria…

“Visto che il 2023 è stato l’anno del cinquantennale di Uj, abbiamo pensato di raccontare anche questa questa grande manifestazione che nell’ambito musicale ha reso l’Umbria famosa in tutto il mondo. Abbiamo atteso che si concludesse UjWinter, che a sua volta ha celebrato il trentennale, per mostrarlo in anteprima il 24 gennaio scorso alla stampa e in diretta streaming attraverso il nostro sito. Il tutto alla Gnu, anche perché Costantino d’Orazio vuole rendere la Galleria sempre più aperta alla città, tenendo anche conto che la Gnu è uno dei luoghi in cui si svolgono i concerti di Uj.
Elisa Marioni, Dario Tomassini e Andrea Rossini, dunque, hanno vissuto tutta la parte estiva della rassegna, hanno avvicinato grandi personaggi che hanno segnato la storia del jazz, hanno recuperato materiale prezioso dalle nostre teche, hanno sbobinato ore e ore di interviste.
– Non c’è voce narrante. Perché questa scelta?
Perché il racconto, che procede in ordine cronologico, è solo fatto dalle voci dei protagonisti. Un’idea bella e complessa, gestita dai nostri tre colleghi.
– Che effetto vi ha fatto lavorare su Uj voi che siete nati …dopo la sua nascita?
Personalmente – spiega Elisa Marioni – mi hanno molto colpito gli inizi e osservare come il Festival si è evoluto nel tempo. In particolare tutta la fase della contestazione degli anni 70 che poi ha portato allo stop della manifestazione. Sono aspetti dei quali avevo solo sentito parlare e non avendoli vissuti, non ero ben informata.
In effetti – fa eco Dario Tomassini – è stato interessante proprio guardare indietro e scoprire come è cambiata la manifestazione che noi abbiamo conosciuto più o meno negli anni 2000, perché prima eravamo troppo piccoli, e quindi quando le contaminazioni pop erano diventate ormai la normalità. E’ risultato interessante, in questo senso, tutto il dibattito tra i puristi e quelli che invece erano a favore dell’apertura verso il rock, il pop. E devo dire che sia le interviste a Carlo Pagnotta per quanto riguarda l’indirizzo artistico, che di Enrico Rava per la parte dei musicisti, sono molto stimolanti. Sulla parte finale del documentario questo aspetto è molto dibattuto. Anche perché si parla del futuro del jazz, e dunque anche del futuro di Uj. Poi emerge la componente sociale, l’arrivo in massa di 30, 40 mila persone a Perugia, stravolgendo completamente la vita quotidiana di una realtà di provincia: il rapporto tra il locale e il globale. E la sensazione che si sia vissuto qualcosa di irripetibile perché in una città come Perugia sono arrivati Davis, Sting, Prince… leggende, insomma, che si fa fatica a portare in Italia, figurarsi a Perugia. Da qui l’emergere di un altro aspetto: il trascorrere del tempo che porta con sé una vena malinconica che percorre tutto il documentario perché molti di quei protagonisti non ci sono più.
– Andrea Rossini, invece, c’era quando Uj è nata. Il ricordo personale?
Gil Evans e Sting, Miles Davis … e San Francesco al Prato per il fascino di un luogo unico, senza il tetto e con dentro la voce di Carmen McRae.
– E voi due chi avreste voluto vedere?
Io Prince – risponde perentorio Tomassini – e sentirlo suonare Purple rain.
Io Sting e Gli Evans – dice Marioni -.
– Sareste contenti se alla fine del documentario qualcuno vi dicesse?
Che si vede – dice Rossini – la passione che ci abbiamo messo.

FOTO GENTILMENTE CONCESSE DA GIANCARLO BELFIORE

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