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Spoleto Jazz, quattro concerti nel segno della qualità. Intervista con il direttore artistico Silvia Alunni

SPOLETO – Breve, ma di intensa qualità. La quarta edizione di Spoleto Jazz dal 20 ottobre con Sarah MacKenzie in quartetto, passando per John Scofield in trio (4 novembre), Tony Levin’s Stick Men (10 novembre) e Tigran Hamasyan in trio (17 novembre), si preannuncia straordinaria, soprattutto per le eccellenze della musica che sono state chiamate a darle vita. Partendo dal presupposto che Spoleto con il suo Festival ha una storia importante da rispettare, la musica non poteva essere da meno e nei teatri della Città dei Due Mondi (Caio Melisso e Teatro Nuovo), la stagione di Spoleto Jazz si annuncia di tutto rispetto. Ne parliamo con il direttore artistico di Spoleto Jazz Silvia Alunni che cura anche la stagione concertistica invernale di Terni Visioninmusica.

Questa è la quarta edizione di Spoleto Jazz; hai iniziato quattro anni fa con programmi diciamo, abbastanza diversificati l’uno dall’altro. Quest’anno, però, hai decisamente orientato l’attenzione verso il jazz.

Nelle sue diverse sfaccettature.

Almeno per i tre quarti, il programma composto di quattro concerti, è dedicato al jazz, considerando che gli Stick Men con Tony Levin, Pat Mastellotto e il chitarrista Mark Reuter che completa il trio, sono più attinenti al rock progressive che al jazz. I primi due hanno un autorevole passato con i King Krimson. Quindi almeno per i tre quarti della stagione si parla di jazz nell’accezione più autentica del genere.
Anche se, secondo me, la riflessione da fare è che non ritengo che sia jazz per così dire canonico neanche Tigran Hamasyan che suona soprattutto un jazz contemporaneo in una visione inedita. Il suo è veramente il jazz del futuro. Il jazz ha assimilato nuove declinazioni; il jazz è quella terminologia che viene usata oggi per distinguere la musica eseguita pedissequamente nota su nota, virgola su virgola, rispettando in maniera perentoria lo spartito, rispetto a quello che invece ha un’apertura all’improvvisazione e al proprio spirito attinente alla propria interpretazione personale.
Una scelta che, al di là del budget a disposizione, quella di tre concerti su quattro di jazz per un pubblico di estimatori del genere, risulta anche coraggiosa.

Sempre offrendo la possibilità di una scelta molto ampia. Sarah McKenzie propone il classico mainstream, molto facile da abbordare; John Scofield è la storia, solo pensando con chi ha suonato Scofield già si apre un altro grande paesaggio e finiamo con Tigran che apre uno squarcio sul futuro, dotato di un linguaggio innovativo unico nel suo genere.

E’ giusto dire che questo è stato anche il criterio che ha ispirato le scelte sugli artisti del programma, al di là della contingenza legata ai tour e ad altri fattori?

“Anche. Poi sono molte le dinamiche che dettano una scelta, piuttosto che un’altra. Sono numerose le variabili che dettano le scelte, tra cui una delle più importanti, se non la più importante è quella del budget che ad esempio ci costringe a fare solo quattro concerti. Spoleto è una location di grandissima levatura anche per il suo Festival e quindi è una piazza dove non si scherza.

Si deduce che in base alle scelte artistiche operate, il budget quest’anno abbia usufruito di un incremento o no?

Leggermente, in realtà abbiamo messo in campo il rischio di impesa – anche se siamo un’associazione è brutto dirlo – però rischiamo, abbiamo rischiato a Spoleto perché abbiamo avuto a disposizione scarse risorse solo per la programmazione di Spoleto Jazz.

Si può pensare quindi che Spoleto punti con più decisione su programmi di qualità?

E’ vero, perché godiamo di un grandissimo rispetto da parte della nuova giunta comunale – siamo stati chiamati dalla giunta precedente ma dalla giunta precedente alla attuale hanno voluto che rimanessimo e continuassimo a programmare. Lo scorso anno è stato un anno eccezionale, perché abbiamo fatto tre sold out. E questo del 2023 è il degno seguito del successo dello scorso anno.

Questo potrebbe far presupporre ad un prolungamento della stagione jazz per i prossimi anni?

Se ci fosse a disposizione un budget diverso da quello attuale, se ci fosse una possibilità di innalzamento dei contributi per questa manifestazione potremmo penarci

Spoleto – hai detto – è una location importante, ma Spoleto è in grado di rispondere anche alle sollecitazioni di un programma di qualità, in altre parole c’è un pubblico competente in fatto di musica?

Si sta formando adesso, cioè abbiamo contribuito a formare in questi quattro anni, considerando anche gli anni della pandemia. Ho un pubblico che si è formato in 20 anni a Terni dove sono aumentati gli abbonamenti del 30 per cento. A Spoleto – come dicevo – abbiamo iniziato quattro anni fa, ma abbiamo già ottenuto più di 50 abbonamenti che per una stagione di jazz indoor non sono pochi. Devo dire che poi completa il quadro tanta gente da tutto il territorio nazionale, un fatto che dà una spinta, che ci supporta notevolmente e ci sprona a fare sempre meglio.

Diciamo in conclusione che il jazz al momento si ascolta a Spoleto, almeno per questa sezione autunnale della stagione

“Il jazz si ascolta anche a Terni con Visioninmusica, cerchiamo di non fare il jazz classico, ma la linea di Visioninmusica è una linea multi-genere con il filo conduttore della grande qualità degli spettacoli proposti. Però Spoleto è l’espressione di una programmazione più incentrata sul jazz, perché anche nel nome si fa diretto riferimento al jazz, mentre Visioninmusica rappresenta un po’ un contenitore di generi diversi

Le prevendite come stanno andando?

Con Sarah McKenzie e gli Stick Men andremo al sold out sicuramente, mentre per Scofield e Tigran riempire la platea e qualche palco sarà già un risultato. Purtroppo il jazz ha un pubblico storicamente un po’ contenuto, di nicchia.

Nulla toglie al valore culturale di proposte come John Scofield e Tigran Hamasyan.

“No, rifarei tutto daccapo, però – come dicevo – c’è bisogno di un supporto e di un sostegno degli enti pubblici che dovrebbero sostenere questa manifestazione in maniera più decisa.

Quanto costa un concerto?

Passiamo dai venti euro di Sarah McKenzie che è il biglietto meno costoso, ai 30 euro di John Scofield che è il più alto; Tigran 28; Stick Men 25. Con l’abbonamento si risparmiano circa 30 euro complessivi.

 

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