PERUGIA – Questa non è soltanto la storia dell’affetto e della gratitudine di un figlio per il proprio padre, perso troppo presto. E’ l’amore tenace di chi ha sentito dolore quando era poco più di un fanciullo che con il passare degli anni si è trasformato in rispetto, ammirazione, consapevolezza del valore etico del proprio genitore che ha trovato la morte a 42 anni proprio perché aveva il profondo rispetto, in questo caso osservando un giuramento, quello di Ippocrate, della vita dell’altro.
Il padre di cui vi raccontiamo si chiamava Giulio Cascetta e appena laureato, nel 1953, divenne medico condotto di Monte San Giacomo, un piccolo centro in provincia di Salerno.
Qui operò fino al 1967 quando morì per una malattia contratta in servizio e dopo che si era preso cura per un decennio degli abitanti del borgo che di lui apprezzavano serietà e competenza di medico e disponibilità di uomo. Era solito, infatti, andare dai suoi pazienti anche fuori paese di notte, senza guardare che ora fosse o che tempo facesse.
Il figlio si chiama Giuseppe Cascetta, “Pino” per tutti quelli che lo conoscono, ormai perugino di fatto proprio perché, in quanto orfano, poco più che bambino, fu ospitato all’Onaosi. Cascetta, noto anche come il “Dottor Arte” tanta è la sua passione per quadri, sculture, artisti, ha voluto con tutte le sue forze che il sacrificio del padre fosse riconosciuto: forse spinto da un senso di giustizia che potesse lenire un dolore così grande per lui, per sua madre e i suoi fratelli (in questa foto).
Tant’è, ce l’ha fatta. La presidenza della Repubblica e il ministero della Sanità, dunque lo Stato italiano, hanno conferito al dottor Giulio Cascetta l’attestato di benemerenza al merito della sanità pubblica. Non solo: al dottor Giulio Cascetta sarà intitolata in suo onore anche una via del Comune di Monte San Giacomo, per espressa e unanime volontà dell’intero Consiglio comunale. Proprio quel consesso istituzionale che con una deliberazione chiese la benemerenza in memoria del medico condotto alla Sanità pubblica già nel 1967, ma che solo il 31 maggio di quest’anno, a distanza di 56 anni, per la determinazione al limite della ostinazione del dottor Giuseppe Cascetta e di chi lo ha supportato, ha avuto ragione di una battaglia di civiltà e riconoscenza.
Una “vittoria” esemplare, dunque, che certamente e giustamente ripaga la memoria del dottor Giulio Cascetta e dei suoi carie che però, in qualche modo, per estensione, ci piace pensare possa ricompensare i tanti, i troppi che per dedizione al proprio lavoro e alla propria missione, hanno avuto il coraggio, il senso di umanità, di abnegazione, d’amore sentiti così profondamente da portarli fino a sacrificare la propria vita.