SPOLETO – Un repertorio misto quello proposto ieri sera, 11 luglio, al Teatro Romano di Spoleto dalla Young Talents Orchestra EY diretta dal maestro Carlo Rizzari. “Bisogna parlare di cose belle” ci sprona Tiziana Dell’Orto, segretario generale della Fondazione EY Italia Onlus, al cocktail di benvenuto poco prima del concerto. Una delle “cose belle” della Fondazione nata nel 2012, il cui presidente è Riccardo Paternò, è insita nel tentativo di raccogliere fondi per giovani meno fortunati e restituire così la bellezza a chi ne è privato, in questo caso parte del ricavato dalla vendita dei biglietti e dalle donazioni ricevute andrà a supporto dell’Istituto Serafico di Assisi. La presidente dell’Istituto, l’avvocato Francesca Di Maulo, dopo gli interventi del direttore del Festival Giorgio Ferrara e del sindaco Umberto De Augustinis che hanno sottolineato l’importanza di promuovere “un evento speciale e di grande generosità”, ha voluto esprimere la sua gioia nel vedere data “la possibilità ai ragazzi di lenire quelle fragilità che spesso costituiscono un limite all’autorealizzazione, ma che invece qui hanno donato nuova speranza proprio attraverso la musica che loro amano tanto”.
È proprio una di queste ragazze, Lorenza, che durante le prove generali si è avvicinata al Maestro Rizzari, come egli racconta, per domandandogli “di che colore è la musica?”. Lui avrebbe detto azzurra come il cielo oppure come un arcobaleno, ma poi ha dato una risposta più definita: “Noi tiriamo fuori dalle note il colore, come era per Čajkovskij”. La prima esecuzione parte dai tre movimenti del concerto per violino in Do Maggiore op. 35 del musicista russo, la voce di contraltare è del violinista Gennaro Cardaropoli, gli archi fanno da pancia mentre i fiati rispondono alle battute con somma precisione.
Nel 1877, un anno prima di quel concerto, Camille Saint-Saëns aveva proposto l’opera Sansone e Dalida, mentre lui aveva rappresentato a Mosca il balletto de Il lago dei cigni e il pubblico, come al solito non avvezzo ai cambiamenti, ben poco apprezzò il dramma che egli aveva preferito enfatizzare e che infatti ebbe solo una giustizia postuma. Per Čajkovskij erano ormai lontani gli anni in cui si dedicava ad una musica più popolare e con il concerto per violino, per nulla arreso, ma anzi continuando ad aspirare ad una perfezione formale forse anche esaltato da Mosurgskij che lo considerava un cosmopolita della musica, caratterizzò i suoi personaggi di un nevrotico pessimismo.
I 49 elementi dell’orchestra sinfonica, (19 tra primi e secondi violini, 6 viole, 6 violoncelli, 3 contrabbassi, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 trombe, 4 corni e 1 ai timpani) più il solista, nata nel 2013 è composta da giovani musicisti dai 17 ai 28 anni provenienti da tutta Italia e uniti dalla passione verso la Musica. “Hanno la possibilità di seguire gratuitamente corsi di alto perfezionamento, finalizzati all’approfondimento di ogni aspetto della musica d’insieme e del lavoro in orchestra”, come si legge nella brochure di presentazione.
La direzione di Carlo Rizzari contraddistingue forza ad energia: mentre il movimento della mano destra che impugna la bacchetta mantiene il tempo, la sinistra sembra avvolgere un’onda che poi raccolta, ma invisibile a chi non conosce l’eloquio dell’armonia, spinge con decisione verso i musicisti che la ricompongono con naturalezza restituendoci la contemporaneità con I love Cinema di Roberto Granci, Il tè nel deserto di Ryūichi Sakamoto, Titanic di James Horner, La vita è bella di Nicola Piovani e Star Wars, ET ed Indiana Jones di John Williams.
Con l’applauso finale e due rientri, il bis preparato e auspicato, è tornato alla musica classica. Dall’iniziale musica strumentale il cerchio si è chiuso sul classicismo di Mozart, all’ouverture de Le nozze di Figaro.