PRETOLA – L’acqua del Tevere scorre sullo sfondo. Se ne avverte la corrente che sospinge il liquido, fluido, limpido, vitale. Poco più in alto vicino alla torre di Pretola si svolge un rituale, arcaico e contemporaneo allo stesso tempo. L’acqua fluisce, è l’elemento archetipale da cui trae origine la stessa vita e con l’acqua le lavandaie di Pretola hanno convissuto, hanno condiviso con essa i segreti nascosti tra quelle lenzuola, tra quei panni. E’ un rituale di purificazione, catartico e liberatorio contrassegnato dalla ripetitività, dalla fatica. Come se l’apice della purezza fosse raggiungibile soltanto con una ascesa di espiazione. L’acqua è lì pronta ad accogliere e a trascinare via le sofferenze, le colpe, i misfatti. Arriverà al mare scendendo il fiume, fino a riaccogliere in sé tutto il necessario. Ma l’acqua oggi è carica dei misfatti dell’uomo, è ormai priva della sua purezza e il rituale diventa nevrotico, spasmodico, contratto, la danza si trasforma nella nevrotizzazione dell’uomo e dei suoi movimenti. Sino al riconoscimento del particolare, l’analisi scientifica della polluzione: goccia a goccia si acquisisce la consapevolezza che è un bene prezioso per tutti.
Il Tevere passa per Pretola, ma goccia a goccia è patrimonio di tutti e soprattutto dell’Africa dove di acqua e della sua assenza si muore ancora. Si deve sudare e lavorare come le lavandaie di Pretola per mantenere l’acqua pura essenza di vita. Goccia a goccia. Con il titolo “Gocce, rituale di comunità” di Federica Loredan, lo spazio limitrofo alla torre di Pretola si è trasformato nello scenario di uno spettacolo di danza legato alle tradizioni e alla mitologia sull’acqua, elemento vitale e tipicamente femminile per dar vita a un “personaggio collettivo” proprio partendo dalle lavandaie di Pretola. Interpreti Giulia Mucchi, Chiara Gilioli, Giorgia Ponticello, Federica Loredan. Con le partecipanti al laboratorio di comunità. Musica “Peace Piece” – Bill Evans frammenti/ Mamma la luna – Anna Cinzia Villani.