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Giornata mondiale del Rifugiato, necessario è uscire dalla logica emergenziale per adottarne una strutturale

PERUGIA – È Il principale rapporto annuale dell’UNHCR “Global Trends in Forced Displacement 2022” a scattare la drammatica istantanea a livello mondiale delle persone in fuga dal proprio paese a causa di guerre, persecuzioni, violenze e violazioni dei diritti umani: a fine 2022 raggiungono i 108,4 milioni. Rispetto al 2021, sono aumentati di 19 milioni.

In Italia, le persone costrette ad abbandonare il proprio paese a causa di guerre e persecuzioni sono 354.414. Di queste, più del 40% è proveniente dall’Ucraina. Rispetto alla totalità di chi ha chiesto asilo nei 27 Paesi dell’Ue, le persone che hanno ricevuto protezione in Italia rappresentano circa il 10%.

L’Umbria, per numeri, non si discosta dalla media nazionale, secondo gli ultimi dati del Dossier Immigrazione 2022, oltre il 10% della popolazione presente sul territorio è straniera.

Di dati, politiche e azioni future si è parlato il 20 giugno in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato e delle Rifugiate evento patrocinato dal Comune di Perugia, organizzato dalla rete di soggetti attivi sul territorio in  tema di accoglienza: Cooperativa Sociale Perusia Onlus, Cidis Impresa Sociale ETS, Arcisolidarietà Ora D’Aria, Unitatis Redintegratio. L’incontro si è aperto con un minuto di silenzio per le numerose vittime dell’ultima tragedia consumatasi a largo delle coste di Pylos, ennesima strage in mare, di fronte alla quale anche le nostre coscienze sembrano essersi ‘abituate’ a considerare la perdita di vite umane come ‘normale’.

 

 

La giornata ha visto gli interventi di Eleonora Bigi (Regione Umbria), Nicola de Stefano (Prefettura di Perugia), dell’Università degli Studi di Perugia, Valerio De Cesaris (Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia), Edi Cicchi (Assessore alle politiche Sociali del Comune di Perugia), Silvio Ranieri (Segretario Generale Anci Umbria), Syed Hasnain (Presidente dell’UNIRE – Unione Nazionale Italiana Rifugiati ed Esuli), Don Ivan Maffeis (Vescovo di Perugia-Città della Pieve).

Le istituzioni e il terzo settore che si sono confrontate durante la tavola rotonda condividono la necessità di uscire dalla logica dell’emergenza che caratterizza il fenomeno della migrazione oggi, rendendola oggetto di propaganda e disinformazione. Occorre accorgersi che il fenomeno della migrazione è strutturale e non si fermerà né diminuirà nel tempo: per farvi fronte promuovendo l’inclusione e l’integrazione, bisogna passare da una approccio emergenziale ad uno strutturale.

Sul tema si è espressa Eleonora Bigi (Regione Umbria) che ha sottolineato come l’Umbria sia una regione con una storia importante di accoglienza e che il fine ultimo di ogni attività di inclusione è quella di promuovere l’autonomia dei cittadini stranieri, affinchè possano contribuire alla propria crescita e a quella del loro territorio. In questo senso, “imparare la lingua è il primo passo per iniziare questo processo” , ha detto.

Edi Cicchi, (Comune di Perugia ha descritto i numerosi successi di accoglienza a livello regionale, senza dimenticare però le criticità esistenti di questo settore in Umbria. “Ad oggi è necessario parlare di un ‘welfare’ che deve consolidarsi e di un sistema che non può più funzionare a spot ma diventare strutturale per poter creare dei percorsi personalizzati”, – ha affermato.

Silvio Ranieri (ANCI Umbria) ha portato l’attenzione sul ruolo cruciale dei comuni, i quali, in sinergia con il terzo settore, portano avanti progetti di successo in autonomia. La collaborazione con la Prefettura e la Regione assume un ruolo fondamentale, secondo Ranieri e il tema dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro è di particolare importanza per chi inizia un percorso in Italia.

Grazie alla testimonianza personale di Syed Hasnain (Presidente dell’UNIRE – Unione Nazionale Italiana Rifugiati ed Esuli), arrivato in Italia dal Pakistan nascosto tra le ruote di un camion, il pubblico ha potuto ascoltare un’esperienza diretta e comprendere quanto sia importante per chi arriva trovare spazi di partecipazione per esprimersi in una nuova comunità. “Non si può parlare di emergenza – ha continuato Hasnain – quando i rifugiati nel mondo sono oltre 108 milioni oggi, immaginiamo il numero nel 2050. Serve una cultura dell’inclusione, siamo human beings e non vittime”.

Dopo la tavola rotonda, è iniziata la performance musicale a cura dell’Associazione BAMP, organizzata in collaborazione con l’Università per Stranieri (Dipartimento Musicale UNISTRAPG e Associazione Chorus Inside) e un aperitivo multietnico a cura del Cafè Timbuktu. Momenti di convivialità che hanno visto un pubblico numeroso e unito per una sola causa: celebrare la giornata mondiale insieme, promuovendo una cultura di accoglienza e partecipazione.

 

Federica Mastroforti

 

 

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