PERUGIA – Simpatica e divertente, ironica e acuta. Chiara Becchimanzi che sarà questa sera a Perugia, in piazza Birago (ore 21,30) per il Tanganica Festival, è ormai un volto popolare nell’ambito della satira, soprattutto di quella satira pungente che evidenzia i cambiamenti dei costumi ficcandosi nelle contraddizioni più evidenti. Lei esprime le sue ironie soprattutto nel format della stand up comedy, ma è un’artista completa che continua anche a perseguire il suo sogno di attrice di teatro e di cinema.
Nel suo profilo è scritto a chiare lettere: “Sono innamorata e felicemente accucchiata, quindi non molestatemi, a meno che non vi piaccia diventare, grazie alle vostre gesta, protagonisti di libri, monologhi, video e chissà cos’altro”. Ho pensato quindi di avanzarle una piccola provocazione che ha funzionato a metà con una sua reazione insieme garbata e divertente.
Tu sei una bella donna. E se io ti invitassi a cena in un ristorantino appartato di Perugia, come potrei diventare argomento di un tuo monologo?
“Beh, molto dipende da come me lo chiedi. Diciamo che io tendo a scoraggiare ogni tipo di tensione del genere perché ricordo spesso e volentieri che sono fidanzatissima e non mi interessa l’articolo, diciamo così. E’ ovvio che qualcuno ci rimane meglio e chi ci rimane peggio. Ma in realtà la cosa più bizzarra sono i modi che hanno queste persone. Per esempio questa settimana mi è capitato uno che si è proposto come “slave”. Lui mi ha scritto: “Ciao, sono un pezzo di merda”. Poi ha scritto: Posso spiegarti perché? Io ho risposto “No grazie” e lui mi ha risposto ancora: “Proprio come un pezzo di merda mi tratti”. Poi mi sono capitate questa settimana ben due coppie di scambisti che mi hanno chiesto di partecipare alle loro attività. Ma quella che mi ha fatto più ridere è stata una delle due coppie che mi detto: “Sei molto intrigante, noi ospitiamo ad Anzio”. Molte di queste proposte mi arrivano su Facebook e Instagram che uso per lavoro e quando sono costretta sopprimo il contatto. Poi vabbè, c’è la mia battuta storica che spiega tutto – con estrema leggerezza aggiungo io – Vorrei sniffarti come la coccoina, che ha il suo perché”.
Tu sei una secchiona, non so quanti titoli hai accumulato studiando duro. I tuoi studi ti sono ancora utili ai fini della tua attività professionale?
“Devo dire che i miei studi mi sono sempre utili. A parte che io non smetto mai di studiare. Sono una curiosa di tutto e prima di parlare di un argomento lo studia nei minimi particolari. Mi documento. Però in generale quello che ho studiato nella mia vita, mi è utile anche perché cerco di sfruttarlo in tutti i modi e cerco di dirigermi sugli argomenti di cui sono più padrona. Diciamo che la mia regola di base è: se non sai meglio non parlare. Pensa se la seguissero tutti questa regola, che mondo migliore sarebbe”.
Amore e sesso sono argomenti ricorrenti nelle tue performance a che punto sei arrivata al di là delle perversioni e delle proposte osé.
“Ritengo che l’educazione sessuale sia un argomento politico e lavoro su questo da sempre anche con le scuole superiori e anche con l’attivismo socio-culturale perché penso che la mancata eduzione sessuale sia alla base di una moltitudine di brutture della nostra società che hanno a che fare con la parità di genere, ma anche con gli abusi di potere. La frustrazione sessuale è alla base di molte cose nella nostra società. Dopodiché, una delle regole non scritte della stand up comedy, perché la stand up comedy non è una scienza esatta così come il teatro, è partire dalla propria esperienza e dal proprio punto di vista. Siccome io di esperienza da questo punto di vista sono abbastanza coperta, diciamo che ne parlo a ogni pie’ sospinto. Per esempio però, nello spettacolo nuovo che sto facendo che è “Terapia d’urto”, c’è meno sesso, l’amore c’è, ma c’è meno sesso. Perché il punto in cui sono arrivata è che io ho cominciato a scrivere stand up comedy dopo il mio monologo teatrale che è “Principesse e Sfumature” che ho utilizzato proprio come un’autoterapia perché in quel periodo fui abbandonata dalla mia psicoterapeuta e dunque l’ho sfruttato per capire qualcosa di me e del modo in cui affronto le relazioni. Poi chiaramente, siccome anche io mi sono evoluta, quella parte è un po’ più risolta e quindi sono passata ad altro. E’ più divertente sul palco raccontare qualcosa che non è ancora risolto, dove esiste ancora un conflitto”.
Ironia e psicoterapia, sono le soluzioni per vivere meglio?
“Io sono circondata da psicoterapeute, mia sorella è una psicoterapeuta, mia cugina è una psicoterapeuta. In famiglia ci dividiamo tra artisti e psicoterapeuti e questo la dice lunga. Al di là di questo credo che la psicoterapia sia uno strumento, tutt’ora sottovalutato e anche stigmatizzato, di comprensione del Sé. Penso che tutti dovrebbero andare in psicoterapia…”.
Nel senso che un po’ di sana salute mentale farebbe bene a tutti…
“La salute del corpo richiede un movimento fisico costante e frequente, la stessa cosa lo richiede la mente. Non so se sia uno strumento per vivere meglio, perché in effetti la psicoterapia poi ti apre una serie di porte che preferiresti tenere chiuse, quindi sul momento non senti benefici, però sicuramente è uno strumento per comprendere meglio se stessi e la realtà”.
Cinema, radio, libri, ma la tua dimensione ideale sembra quella comica della stand up comedy. E’ così?
“In realtà no, io sono un’attrice e ritorno al teatro ogni volta che posso. Il teatro è il mio primo amore e torno al teatro ogni volta che posso. Il cinema è un sogno, perché arrivare al cinema italiano dei grandi circuiti, comporta tutta una serie di altre skill, tipo botte di culo. Ho però un privilegio. Di dire quello che scrivo e questo privilegio lo sfrutto in tutti i tipi di teatro che vado a fare”.