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Torna l’Opera al Festival dei Due Mondi dedicato a natura e sostenibilità

SPOLETO – Ci mancava. Anche perché nell’era Giorgio Ferrara era l’apertura mondana del Festival che del glamour è per la sua gran parte vissuto. Peraltro, fin dal suo inizio mandato nel febbraio 2020, Monique Veaute (nella foto di copertina all’atto del suo insediamento) aveva detto di voler riproporre con forza al centro del Festival la musica, così come aveva voluto il maestro Gian Carlo Menotti all’atto fondante di un’istanza artistica visionaria e senza precedenti al mondo. Tanto da unirne almeno due. Residenze di orchestre, conceri a mezzodì hanno sostanziato le sue direttive oltre agli straordinari concerti in Piazza Duomo.  Così, alla presentazione della 66^ edizione di oggi a Roma, la direttrice artistica ha annunciato che è andato al suo posto anche l’ultimo tassello e che l’Opera torna in grande stile. Ad annunciarla è stata in un video il direttore d’orchestra Ivan Fisher che ha illustrato magistralmente il senso ampio di “Pelléas et Mélisande” di Claude Debussy, affidato alla Budapest Festival Orchestra. Un allestimento “sotto sopra”, nel senso che l’orchestra uscirà dalla “buca” per mettersi sul palco. Al centro dell’allestimento, infatti, si è voluto porre  proprio l’esecuzione musicale: una disposizione scenica non convenzionale capace di unire anche visivamente musica e teatro, seguendo lo spirito di tutte le produzioni operistiche firmate dal maestro con Marco Gandini.

Detto questo prepariamoci a due settimane intense, dal 23 giugno al 9 luglio, quando il  Due Mondi ci proporrà sessanta spettacoli in undici location con protagonisti 500 artisti di 30 compagnie. Tra i nomi di sicuro richiamo Laetitia Casta, Silva Costa, Luca Marinelli all’esordio nella regia teatrale, Silvio Orlando, Alessandro Baricco e per la danza Benjamin Millepied che mancava da 10 anni questa volta coreografo e anche interprete di Un Still life con il pianista Alexandre Tharaud. Spazio anche agli incontri, da segnalare quello con Stefano Mancuso e il suo dialogo con le piante. Ieri a Roma la conferenza stampa: collegato in video Ivan Fisher ha illustrato quello che possiamo definire il ritorno all’Opera con “Pelléas et Mélisande” di Claude Debussy, affidato alla Budapest Festival Orchestra. Un allestimento “sotto sopra”, nel senso che proprio la musica, elemento al quale fin dall’inizio la direttrice artistica Monique Veaute ha voluto dare ampio spazio nel segno di Gian Carlo Menotti, vede l’orchestra uscire dalla “buca” e mettersi sul palco. Al centro dell’allestimento c’è proprio l’esecuzione musicale: una disposizione scenica non convenzionale unisce musica e teatro, seguendo lo spirito di tutte le produzioni operistiche firmate dal maestro con Marco Gandini. Le date: 24 e 25 giugno. E visto che siamo entrati nel calendario del Festival, diciamo che l’apertura, il 23 giugno, sarà in Piazza del Duomo con l’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia diretta da Jakub Janacek. Al centro della scena la musica di Leoš Janácek probabilmente tra le più espressive che si possano trovare nel XX secolo e questa versione di Jakub Hruša crea una suite con scene cantate dall’opera originale della celebre “Piccola volpe astuta” ispirata a un romanzo a puntate per ragazzi. Alla stessa Orchestra, diretta da Antonio Pappano, chiusura del Due Mondi con due capolavori di Gustav Mahler: i quattro Lieder eines fahrenden Gesellen e la Sinfonia n. 1 nel segno dell’importanza che aveva per lui il rapporto tra uomo e natura. E proprio la natura, gli animali, la sostenibilità ambientale sono al centro tematico di questa edizione. Come ha detto ieri a Roma il presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi e sindaco della città Andrea Sisti anche in riferimento alla candidatura mancata a capitale italiana della cultura 2025: “Agrigento ha vinto ma le altre nove candidate non hanno perso”. Le progettualità, su tutto per quanto riguarda Spoleto quello della sostenibilità ambientale, restano. E avranno un futuro nel segno della visionarietà del maestro Menotti”. Elemento riconosciuto dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi che del Festival è assiduo frequentatore e che ora, nella veste istituzionale che gli compete, ha tenuto a ribadire quanto il Governo abbia a cuore la storia del Due Mondi e la capacità di unire tutte le arti anche come messaggio per le nuove generazioni. Messaggio raccolto con evidente soddisfazione dalla governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei. Detto che tra i progetti speciali è da segnalare “Tutto è numero” della Fondazione Carla Fendi, menzione speciale per Enzo Cucchi che firma il manifesto ufficiale.

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