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A Visioninmusica il duo viennese Bartolomey Bittmann, la musica acustica che guarda al futuro

TERNI –L’altra sera per il quinto appuntamento di Visionimusica, Silvia Alunni ha portato sul palco dell’Auditorium Gazzoli, il duo viennese Bartolomey Bittmann, già ospiti della manifestazione a novembre 2021 per Spoleto Jazz Season.

Presentavano Zehn, il loro ultimo lavoro, che celebra appunto i dieci intensi anni di lavoro insieme. Per chi avesse avuto la fortuna di vederli già a Spoleto, questo era un appuntamento imperdibile; per chi invece li ha ascoltati per la prima volta, la conferma è arrivata quando a fine spettacolo, si è creata la fila fuori per accaparrarsi una copia dell’album.

Klemens Bittmann, violino e mandola e Matthias Bartolomey, violoncello, sono due artisti appassionati che provengono dalla più raffinata tradizione classica che hanno saputo attualizzare con forza nella contemporaneità. Vienna, capitale delle avanguardie musicali già nel XIX e XX secolo, musicalmente continua a sorprendere ancora oggi e questo duo ne è un chiaro esempio.

L’intro è graffiante, se Bartolomey è necessariamente seduto col suo strumento, Bittmann esprime una fisicità ballerina percorrendo tutto il palco. La gamma sonora che esplode da soli due strumenti è sorprendente; violino e violoncello o alternativamente, mandola e violoncello, sono sfruttati al massimo delle loro potenzialità espressive. La musica di Bartolomey e Bittmann rappresenta la sfida degli strumenti classici che, senza alterazioni elettroniche, è evidente, hanno ancora molto da raccontare oggi. Sul palco avviene una traslazione della classicità in un groove dal sapore unico, irripetibile: una musica che è una magia di equilibri, che spaziano dal rock, quello vero, trovando sinuose aperture, senza farsi mancare richiami folk e indugiando su dolci ritmi da ballata.

La precisione con cui vengono manipolati questi strumenti è chirurgica, i cambi di ritmo e genere sono frutto di una ricerca incessante sull’intero patrimonio musicale e l’eleganza con cui avviene la restituzione sul palco, è il fil rouge che marca l’esibizione. Grande è la concentrazione, attraversando stili e ostinazioni, sempre al massimo, con una gioia contagiosa a cui il pubblico partecipa. L’energia che ne scaturisce è pura e purificatrice: è stato un concerto che ha declinato la ricerca musicale in tutti i sinonimi della bellezza.

Bartolomey e Bittmann non sono soltanto virtuosi, esprimono intuizione, audacia e laddove alla preparazione si associano tali attributi, la genialità fa capolino. Per chi pensava che la musica classica fosse un reperto intellettuale, no, questa musica viene dal futuro.

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