CASTIGLIONE DEL LAGO – Eccoci di nuovo all’appuntamento con le interviste agli artisti presenti alla terza edizione del Trasimeno Prog Festival, in programma a Perugia ed a Castiglione del Lago, dal 25 al 28 agosto.
Siamo oggi con Patrizio Fariselli che con il suo progetto Area Open Project sarà presente al Trasimeno Prog Festival il 28 agosto, a concludere la terza edizione della kermesse; come stai ?
In forma, grazie.
Ti ringraziamo per la disponibilità; come nasce il musicista Patrizio Fariselli?
Ho studiato pianoforte sin dall’età di otto anni, un po’ controvoglia, per assecondare mio padre. Era convinto che fosse necessario, per i suoi figli, conoscere la differenza tra un si bemolle e un la diesis, anche se avessero scelto di fare l’elettrauto o il vigile urbano.
Mi appassionai alla musica verso i sedici anni quando iniziai a studiare con serietà, al punto che oggi, a settant’anni, non ho ancora smesso.
Ti sei ispirato a qualche artista in particolare?
Agli inizi suonando l’organo in un gruppo beat, ero rimasto impressionato da Jimmy Smith; però dopo aver assistito al concerto del Bill Evans trio, al Festival Jazz di Bologna, mi si resettarono drasticamente i parametri.
Ed ancor di più mi si aprì un mondo con l’acquisto di “A love supreme” di John Coltrane. Ho scoperto che esistevano personaggi meravigliosi, dagli orizzonti così vasti da realizzare autentici prodigi musicali, e divenne impossibile limitarmi ad ascoltare.
Nel 1972 entri a far parte degli Area, ci racconteresti come è andata?
Conoscevo Giulio Capiozzo perché entrambi vivevamo a Cesenatico e spesso suonavamo insieme favoleggiando di mettere in piedi una band; mentre ero sotto le armi lui entrò nel gruppo di Demetrio Stratos, il primo barlume degli Area, e quando mi congedai, compiuti da poco ventun’anni, entrai nella band e poco dopo realizzammo “Arbeit Macht Frei”.
Ci parleresti del tuo rapporto con due grandi musicisti all’interno del gruppo come Demetrio Stratos e Giulio Capiozzo ?
Avevamo un rapporto strettissimo; eravamo legati da profonda amicizia, ma per rimanere nel gruppo era necessario dimostrare anche un impegno quotidiano totale. Non si stava negli Area solo per affetto, bisognava lavorare sodo, e questo abbiamo fatto per una decina d’anni.
Finalmente si torna a suonare live; anche se la situazione sanitaria appare meno favorevole rispetto alle due estati passate; cosa ne pensi in merito ?
Penso che sarebbe ora di “sgasare” la faccenda e lo si può fare innanzitutto stando alla larga da giornali e TV.
L’anno scorso non ho potuto partecipare a Trasimeno Prog proprio a causa del covid, ma pur avendolo preso in forma piuttosto pesante, me la sono cavata brillantemente curandomi in casa grazie a una meravigliosa dottoressa che ha disobbedito al demenziale protocollo “tachipirina e vigile attesa”.
Ci racconti com’è che prima sei comparso in un programma per bambini come L’albero Azzurro e quindi con tua moglie, Cristina Bergo, sei stato autore della serie di cartoni animati a soggetto musicale Taratabong, che nel 2009 si è aggiudicata il 1° premio internazionale a Cartoons on the bay ?
Ho iniziato a scrivere musica per bambini negli anni novanta, su richiesta della regista Velia Mantegazza, la regista di un innovativo programma chiamato L’Albero Azzurro. Dopo le mie iniziali perplessità decisi di tentare scoprendo che poteva trattarsi di un lavoro interessante e divertente. L’Albero Azzurro comprendeva una squadra di lavoro eccezionale e mi consentì di imparare tante cose. Ho poi proseguito per conto mio a produrre musica per ascoltatori sempre più piccoli, con la collana “La Musica delle cose e degli animali” e quando Marco Bigliazzi propose a me e mia moglie di lavorare alla serie televisiva Taratabong, per bambini di circa due anni accettai di buon grado.
Terrai ben due performances nella stessa giornata (al mattino a Palazzo della Corgna ed alla sera alla Rocca Medievale); ci parleresti di questi due appuntamenti ?
Al mattino parlerò di musica, delle tematiche legate all’improvvisazione, suonerò qualcosa al piano e risponderò alle domande degli intervenuti; quasi in una chiacchierata informale.
Alla sera invece, come Area Open Project, con Claudia Tellini, Marco Micheli e Walter Paoli, riproporremo il repertorio presentato in Giappone nel 2019.
Sarà un concerto potente, decisamente… energetico, lo garantisco.
L’ultimo lavoro degli Area Open Project è Live in Japan uscito a fine 2020 e basato sul concerto tenuto nel maggio del 2019 in una memorabile serata assieme agli Arti & Mestieri; bolle qualcos’altro in pentola ?
Ho un nuovo lavoro in fase di preproduzione, un album cantato in cui sarà presente anche il seguito de “La Mela di Odessa” dal titolo “La Foglia di Murmansk”; manca solo qualche testo, l’andare in studio a suonarlo ed è pronto.
Patrizio Fariselli non è solo musicista ma anche scrittore; sono previste novità in quest’altro ambito ?
Sto buttando giù una sorta di autobiografia romanzata e una raccolta di brevi storielle del tipo di “Storie Elettriche”. Può anche darsi che prima o poi mi decida a pubblicarle.
Altri progetti musicali invece al di là degli Area Open Project ?
Ho in ballo una collaborazione con mio fratello Stefano, di sei anni più giovane, con cui ho da poco iniziato a far concerti. Lui è un polistrumentista di valore, che usa sax soprano, flauto, clarinetto basso ed è tra i pochi che sa usare bene l’EWI, lo strumento a fiato midi.
Mi piace la dimensione del duo, è molto stimolante e penso ci darà molte soddisfazioni.
Ringraziamo Patrizio Fariselli per la sua disponibilità e ricordiamo che domenica 28 agosto si esibirà a Castiglione del Lago; al mattino nella Sala del Teatro di Palazzo della Corgna in piano solo ed in serata alla Rocca Medievale con gli Area Open Project chiudendo la terza edizione del Trasimeno Prog Festival.