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Stifone cerca un punto d’equilibrio tra turismo d’assalto, preservazione dell’ambiente e vivibilità

TERNI – In un qualsiasi fine settimana estivo, si riversano nel borgo di Stifone numerosi turisti. Una massa spontanea che cerca un luogo dove rinfrescarsi, fare un pic-nic o un bagno gelido per trascorrere un po’ di tempo circondati dalla bellezza. Qui è naturalmente facile disintossicarsi dall’iper connessione, perché non c’è mai campo. Stifone è una sorta di bolla, ha un suo microclima, ci sono animali che hanno scelto di vivere solo da queste parti – come la rara farfalla africana e un tipo particolare di scricciolo – la sensazione predominante è quella di entrare in una capsula dove ogni cosa è molto slow.

Fin qui, nulla da ridire: è tutto molto bello. Nella realtà dei fatti, va considerato che Stifone è un borgo abitato stabilmente – da circa quaranta persone – e che l’esplosione del turismo inizia a presentare diverse criticità. Facendo una passeggiata, non si possono non notare rifiuti abbandonati che di certo non fanno piacere a nessuno – abitanti e turisti – nonostante i molti cestini a disposizione. C’è chi impone i propri gusti musicali all’intero abitato, in orari non sempre consoni e la mancanza di servizi – un punto informazioni, un ristoro, delle cabine dove potersi cambiare prima o dopo il bagno – non aiuta.

Il sito di Miami, è presidiato il sabato e la domenica da un vigilante e da quando – giustamente – Le Mole sono state chiuse alla balneazione, la massa turistica che interessa Stifone è incrementata. Gli abitanti in più occasioni hanno sollevato la questione dei parcheggi, in parte arginata grazie alla navetta che il Comune ha messo a disposizione. La “questione” Stifone esiste e appare sempre più urgente trovare il giusto equilibrio tra le esigenze dei residenti e quelle dei turisti, preservando al massimo le ricchezze di questo scrigno naturale.

Recentemente, Stifone è stato oggetto di uno studio volto allo sviluppo di un brand che si chiama “Stifone e le sue gole”. Ne abbiamo parlato con Filippo Andrea Rossi, referente del Comune di Narni per questo progetto.

 

 

Come nasce questo brand e come si inserisce nella promozione del borgo di Stifone?

Stifone a partire dal 2017-2018 è diventato virale e attrae una massa di turismo che abbiamo notato essere un turismo “mordi e fuggi”. Questo tipo di turismo a lungo può compromettere l’ecosistema bio-culturale del luogo. Perché non ci dobbiamo mai dimenticare che Stifone è un borgo abitato. Il brand è nato a dicembre 2021, quando abbiamo coinvolto un progettista che si occupa di sviluppo turistico. A marzo 2022 siamo arrivati a formalizzare una prima strategia di posizionamento con cui puntiamo a qualificare nel tempo il turismo verso Stifone. Qui si inserisce il brand che riguarda l’area che va dal Ponte di Augusto a Stifone e percorre tutta la pista ciclo perdonale. Quello che stiamo portando avanti è un ragionamento sistemico e sistematico lungo tre assi. Il primo riguarda il benessere olistico e include attività come la meditazione e la detossificazione digitale; il secondo è l’archeologia, della cultura materiale e come bene culturale e l’ultimo è l’attivismo ambientale verso la sostenibilità.

Quali sono le criticità che state riscontrando?

Stifone è interessato da un “turismo d’assalto”. Il progetto di sviluppo turistico in questo senso va visto nella prospettiva dei prossimi cinque, dieci anni. Questa è la prima estate, un presidio dove stiamo organizzando esperienze continuative. Stiamo lavorando sulla consapevolezza, perché Stifone non è un borgo abbandonato né va considerato come la piscina sotto casa. In questo senso, l’esperienza di pittura en-plein-air con l’artista Giulio Cesare Gabolini, ha interessato i luoghi più critici del borgo, come la spiaggetta a ridosso del ponte. Durante gli incontri, si è creata una vera bolla di silenzio, abbiamo notato che le persone istintivamente abbassavano la voce. Queste esperienze sono importanti presidi mobili di riappropriazione dello spazio.

Ci sono dei fondi destinati a Stifone?

Dopo la mancata aggiudicazione del PNRR, non ci siamo fermati. Il nostro obiettivo è motivare una comunità.

Come siete stati accolti dagli abitanti di Stifone?

La comunità si è divisa fra chi è entusiasta e chi, almeno in un primo momento, non era interessato al brand. Ci sono state persone che inizialmente erano sfavorevoli e che poi si sono convertite in strenue sostenitrici. Questo brand non è una cosa piovuta dall’alto, c’è dialogo con gli abitanti perché questa iniziativa è rivolta anzitutto alla comunità.

Il turismo verso Stifone come influisce sul flusso turistico di Narni in generale?

Influisce positivamente. Con Stifone abbiamo fatto una scelta interessante a livello strategico. Il “problema” Gole del Nera, si poteva anche risolvere con delle visite guidate ad esempio, ma noi stiamo cercando di costruire una visione diversa.

 

 

 

 

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