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Il rock sudista dei Gov’t Mule infiamma Pistoia Blues

Dopo le diverse apparizioni italiane della band capitanata da Warren Haynes (a mia memoria almeno 2005, 2009 e 2015), c’era molta attesa, ieri 9 luglio, per il nuovo show del quartetto Gov’t Mule, , reduce dalla pubblicazione lo scorso novembre di “Heavy load blues”; questo il link della recensione: https://www.vivoumbria.it/2021/11/13/il-blues-pesante-del-nuovo-album-dei-govt-mule/

Era la terza volta che mi accingevo ad assistere ad un concerto del gruppo (dopo Milano 2009 e Roma 2015), e vista la location favorevole – Pistoia si raggiunge in un paio d’ore – ho deciso che avrei partecipato; ed a proposito di location ecco una foto comparsa ieri nel pomeriggio sulla pagina Facebook della band.

Foto dalla pagina Facebook con la seguente didascalia: una location così non si batte

Opener della serata due band; prima i liguri Roonmates, un quartetto rock blues interessante e poi il sestetto Terza Classe del personaggio televisivo – ristoratore, giudice in vari programmi dedicati a cucina e spettacolo, Joe Bastianich.

Giusto due parole sulla performance del gruppo, ottimi professionisti senz’altro, ma che in attesa degli headliner della serata sono scivolati via per fortuna abbastanza rapidamente.

Intorno alle 22:45 Warren Haynes e soci – Matt Abts batteria, – Danny Louis tastiere, chitarra ritmica e cori e Jorgen Carlsson basso – hanno fatto il loro ingresso sul palco.

Lo spettacolo è iniziato allorché Haynes ha salutato il pubblico con un semplice “Are you doin’ – Come state” ed imbracciando la chitarra ha intonato Dark Was the Night, Cold Was the Ground di Blind Willie Johnson, facendo intendere che la serata sarebbe stata molto intensa.

Spazio a tre originali con il classico Mule e con Wake up dead e Snatch It Back and Hold It / Hold It Back / Snatch It Back and Hold It dall’ultimo album.

Ancora da Heavy load blues il brano a cui nell’ultimo periodo sono più affezionato e cioè – Ain’t No Love in the Heart of the City di Bobby “Blue” Bland; qui la chitarra di Warren si è inerpicata su vette magistrali e mi stupisco ogni volta di più ascoltando il numerosissimo materiale live della band di come pur con piccoli cambiamenti riesca sempre a proporre qualcosa di nuovo attraverso la sua fedele Gibson.

Due salti all’indietro; prima con Rocking Horse dal primo disco della band che è datato 1995 e quindi al 2001 con Banks of the Deep End da The deep end. Vol. 1.

Buio sul palco e momento di grande pathos per la cover dei Pink Floyd One of These Days con uno Jorgen Carlsson sugli scudi con il suo strumento.

Si sono quindi susseguite altre cover come l’accenno a St. Stephen dei Grateful Dead e Sex machine di James Brown per poi omaggiare la band di in cui Haynes ha militato per molto tempo – gli Allman Brothers Band – con Dreams.

Dopo circa 90 minuti spettacolo quasi ininterrotto, non c’è stata praticamente alcuna pausa tra un brano e l’altro, il concerto si è concluso.

Prima di parlare dei due bis eseguiti vorrei un minuto soffermarmi sulla grande solidità della band; Matt Abts pur non facendo diciamo così “gli straordinari” è assieme a Jorgen Carlsson il motore propulsivo del gruppo – con alle spalle migliaia di concerti – mentre Danny Louis si disimpegna benissimo tra le tastiere e la chitarra ritmica, e a costo di riusltare noioso non trovo più aggettivi per definire Warren Haynes, vero e proprio fenomeno della sei corde grazie alla sua liricità ed inventiva.

Matt Abts
Jorgen Carlsson
Danny Louis
Warren Haynes

Ed eccoci ai bis; la band è stata richiamata sul palco e Haynes non si è lasciato sfuggire l’occasione per coinvolgere i presenti (all’incirca 1500 persone, poche secondo me per un concerto di tale levatura), con la ballatona Soulshine degli Allman Brothers Band, invitandoli ad intonare le parole del brano e ottima è stata la risposta; gran finale con un brano ancora dalla più recente uscita, Feel Like Breaking Up Somebody’s Home di Alan Jackson Jr. e Timothy Matthews.

Poi tutti a casa, felici di aver assistito ad un grande spettacolo; sicuramente alla prossimo Warren.

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