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Leonardo Lidi debutta al Festival di Spoleto con “Il gabbiano” nuova produzione del TSU

SPOLETO – “Leonardo Lidi e il suo vocabolario aggiornato per rileggere i classici“. Questo titolo che è apparso su Vivoumbria.it risale al novembre dello scorso anno, sintesi dell’intervista che ci concesse Leonardo Lidi nella quale parlammo de La signorina Giulia che, per l’appunto dopo la prima al Due Mondi, iniziava in quel periodo la tournée nei teatri umbri. In quella occasione parlammo anche dei classici che stava rileggendo: “Non vengo da studi classici – ci disse –  ho utilizzato il teatro per approfondire la conoscenza dei grandi autori. Un corso di recupero divertente” e aggiunse che avrebbe messo mano a una trilogia su Anton Čechov.

Ed eccoci qua: Lidi ha iniziato l’opera e il primo capitolo, Il gabbiano, di questo lavoro lo potremo vedere sempre al Festival di Spoleto. Si tratta della nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria con ERT / Teatro Nazionale e il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, in collaborazione con il Festival spoletino. Poi la trilogia prevede la messinscena di Zio Vanja, Il giardino dei ciliegi. 

 “Tre case, o forse la stessa, tre famiglie, o forse la stessa, e l’amore che soppianta il lavoro – spiega Lidi – in cui vedo la possibilità di tornare al senso pratico del teatro, deviando gli intellettualismi e scegliendo la semplicità nella sua altezza; scegliendo l’amore e soprattutto scegliendo gli attori come forma d’arte e come pietra preziosa da difendere nel teatro italiano del nostro tempo”. 

IL GABBIANO

Dramma in 4 atti scritto nel 1895 dal drammaturgo russo, è tra le sue opere teatrali più note e rappresentate. “Insieme al direttore artistico del TSU Nino Marino – spiega Lidi – abbiamo deciso di partire da quest’opera perché si interroga, costantemente, sulle forme del teatro, su come dialogare con lo spettatore e penso che in questo momento sia necessario porsi un interrogativo rispetto alla modalità da utilizzare per confrontarsi con il pubblico”.

“Un Gabbiano – si legge nelle note di regia di Lidi – viene ucciso per la mano vigliacca di un giovane in riva al lago e, se potesse parlare, avrebbe tutto il diritto di chiedere al suo assassino, il giovane Konstantin, il perché di tanta ingiustificata cattiveria. E Konstantin potrebbe balbettare qualcosa sulla sua infelicità e su quanto non sia corrisposto dalla giovane Nina. Qualcosa tipo: io voglio lei, lei non vuole me e io mi prendo il diritto di ucciderti, spararti, ferirti, perché il mio dolore è più importante della tua vita. Ecco il maledetto amore, alibi e distruttore in un mondo in cui la cattiveria lascia sempre qualcuno a ballare con la scopa. Non volare più perché uccisi da un amante non corrisposto. Čechov si commuove delle semplici tenerezze che ci fanno tanto penare. Ci dice che nessuna situazione si può gestire fino in fondo; ci abbraccia raccontandoci che la mania di controllo che tanto ci tranquillizza va mandata lentamente a quel paese. Perché in fin dei conti chi ama è sempre sconfitto e la sconfitta in amore ha una sincerità tale che unisce la gran parte di noi. Come in un lago di pesci confusi”.

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Lo spettacolo andrà in scena giovedì 7 luglio, alle 19 e poi venerdì 8 e sabato 9 luglio alle
16.

LA SCHEDA

IL GABBIANO

PROGETTO ČECHOV – prima tappa

di Anton Čechov

regia Leonardo Lidi

con in ordine alfabetico: Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna

scene e luci Nicolas Bovey

costumi Aurora Damanti

musiche e suono Franco Visioli

assistente alla regia Noemi Grasso

Foto Gianluca Pantaleo

 

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