PERUGIA – Prosegue il Focus di vivoumbria.it sull’Isuc, l’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea. Oggi vi proponiamo la nota inviataci da Gianni Bovini, ex collaboratore Isuc che ha lavorato per l’Istituto dal 2013 al 31 dicembre 2021.
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Cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa?
di Gianni Bovini
Cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa?
Ovvero, quando prenderanno atto gli amministratori della Regione Umbria, intesi come rappresentanti politici e dirigenti sia dell’Assemblea Legislativa sia della Giunta Regionale, che l’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea (ISUC) è un ente pubblico operante nel settore della ricerca storica con un carattere strumentale per la Regione stessa? (per tutta la Regione Umbria).
Ovvero, quando prenderanno atto gli amministratori della Regione Umbria, intesi come sopra specificato, che l’Istituto, come si evince anche dalla recente revisione della legge regionale 6/1995 (in vigore dall’8 maggio 2021), dipende dalla stessa Regione Umbria, intesa come ente pubblico unitario, funzionalmente diviso in Assemblea Legislativa e Giunta Regionale, ma non per questo costituito da due entità separate?
Ovvero, quando prenderanno atto gli amministratori della Regione Umbria che nei confronti di detto Istituto la Regione Umbria nel suo insieme, e non altri soggetti pubblici, opera un’azione di vigilanza e controllo, concorre praticamente per la totalità al finanziamento della sua attività (160.000 euro/anno contro i circa 2.000 dei vari soci), mette a disposizione personale, mezzi e strutture e dell’Istituto, nel caso di sua cessazione, incamera le attrezzature, i mobili, i materiali archivistici, bibliografici, di ricerca, i documenti amministrativi, le attività come le eventuali passività e quant’altro appartenente all’Istituto?
Ovvero, quando prenderanno atto gli amministratori della Regione Umbria che per operare l’ISUC ha bisogno di personale specializzato e che il rapporto di lavoro di tale personale non può essere sempre e soltanto quello precario? (tipologia di lavoro che nel tempo, grazie alla prolifica fantasia del legislatore, ha assunto varie e diverse forme cui il suddetto personale si è necessariamente adeguato).
Si legge sui media di accordi vari e diversi dell’ISUC con importanti realtà regionali operanti nel settore della ricerca, ma l’Istituto, dopo che nel dicembre 2021 sono scaduti i contratti dei suoi collaboratori, da ente strumentale della Regione Umbria è stato trasformato in una scatola vuota che non svolge alcuna attività anche se paga regolarmente tutte le sue spese fisse (utenze, affitto ecc.) e tiene impegnate per la sua gestione ben 10 persone (5 componenti il Comitato Tecnico Scientifico, 3 revisori dei conti effettivi e 2 supplenti), senza contare dirigenti e funzionari della Regione Umbria che esercitano la ricordata azione di vigilanza e controllo…su cosa, se la mancanza di personale specializzato ha reso di fatto impraticabile qualsiasi attività che fino al 2021 ha caratterizzato l’Istituto?
Per concludere: le precedenti amministrazioni regionali hanno ritirato dall’Istituto il personale regionale (negli ultimi anni limitato al solo direttore, peraltro non sostituito dopo il pensionamento) e hanno fatto ricorso a tutte le forme di precariato individuate dalla normativa di volta in volta vigente per svolgere l’attività prevista dalla legge istitutiva dell’ISUC, sempre rifiutando di affrontare il problema della stabilizzazione del personale precario. Gli attuali amministratori della Regione Umbria, oramai al governo della “macchina regionale” da un po’ di tempo, si vogliono distinguere dai precedenti – politicamente lontani? – portandone alle estreme conseguenze la loro visione del rapporto ISUC/Regione, cioè allontanando i precari e paralizzando l’attività dell’Istituto, abbracciando la “visione” dei predecessori secondo cui l’Assemblea Legislativa e la Giunta Regionale sono due distinte entità della Regione Umbria che non possono operare all’unisono nei confronti di un ente strumentale della Regione Umbria? di tutta la Regione Umbria? Oppure dobbiamo prendere atto che i suonatori sono cambiati, ma la musica è sempre la stessa? Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato?
Quello che voglio sottolineare è il fatto che l’Istituto sia un ufficio della Regione sul quale la Regione non vuol mettere il personale. E questa cosa di voler mettere in carico il problema ad un altro soggetto in realtà un po’ mi indigna. Perché se l’attività è dell’Isuc, il personale non lo può mettere l’Aur o la Provincia di Perugia o l’Università.
Al di là della seppur reale divisione tra Giunta Regionale e Assemblea Legislativa, la Regione è una e come ente strumentale della Regione Umbria, è quest’ultima che deve occuparsi del personale.