Non vi propongo stamani i tesori dell’arte di cui su Vivoumbria periodicamente mi occupo, ma entro nel merito della trasmissione “Freedom” andata in onda sul canale Mediaset Italia1, condotta dal giornalista Roberto Giacobbo lunedì 14 marzo inerente le mummie di Ferentillo. Tema del quale, chi ha avuto la bontà di leggere i miei articoli, è materia di cui più volte ho trattato anche perché, senza volermi citare addosso, ne ho tratto il libro: “Le Mummie di Ferentillo” (ed.quattroemme” 1992).Premesso che contrariamente a quanto ha affermato l’antropologo nel corso della trasmissione la cripta- museo della chiesa di Santo Stefano a Precetto di Ferentillo si trova in provincia di Terni e non di Perugia, la puntata di Freedom è risultata oggettivamente soddisfacente dal punto di vista tecnico e descrittivo dei luoghi e dei personaggi che riposano nel cimitero museo, anche se il riferimento riguardante i due personaggi orientali citati merita, ancora oggi, ulteriori approfondimenti. Così come va sottolineato quanto importante sia stato dal punto di vista della promozione turistica aver inserito Ferentillo nella narrazione della puntata. E però, proprio in relazione alla vasta audience sulla quale può contare l’interessante trasmissione di Roberto Giacobbo, l’informazione più importante che a nostro avviso è mancata è stata quella riguardo le cause della mummificazione che danno al sito di Ferentillo l’unicità in assoluto. Non è infatti emerso, a quanto mi risulta, che il fenomeno di mummificazione che caratterizza la cripta della ex chiesa di Santo Stefano di Precetto si rende possibile grazie a un micro organismo che, asciugando il cadavere, non permette la putrefazione. Si chiama: Ifa bombicina pers. Si tratta di un micro organismo che vive solo in questa cripta grazie al particolare contesto ambientale di cui la terra e di conseguenza le stesse mummie sono pregne. Ciò è ampiamente testimoniato dagli studi eseguiti da vari studiosi: Mari, Maggiorani, Moriggia, Latini, Brighetti.