Due coppie asfissiate da una interminabile notte dove si rincorrono in un tempo circolare confessioni, menzogne, accuse che infieriscono come carta vetrata su stomaco e cuore. E laddove nelle precedenti letture del testo capolavoro di Edward Albee “Chi ha paura di Virginia Woolf?” era l’alcol al centro dell’alterazione verbale, il regista Antonio Latella privilegia la parola in sé, il suo contenuto semantico, il ritmo con il quale si manifesta.
Tutto anche grazie al lavoro di traduzione di Monica Capuani e l’efficace drammaturgia di Linda Dalisi. La messinscena sarà al Morlacchi di Perugia da mercoledì 16 a domenica 20 febbraio (da mercoledì a venerdì alle 21, sabato alle 18, domenica alle 17).
Di questo e molto altro abbiamo parlato nell’intervista a due voci con Sonia Bergamasco e Vinicio Marchioni, protagonisti dello spettacolo che vede sul palco anche Ludovico Fededegni e Paola Giannini.
Dalisi dice che quando si affronta un lavoro bisogna essere un po’ palombari e un po’ investigatori e che seguire le tracce di un autore come Albee non è semplice. Che indizi avete avuto e come li avete tradotti in scena?
Bergamasco: “Il concetto del palombaro mi piace perché Latella e Dalisi ci hanno consentito di immergerci pienamente nel testo e nei suoi temi. Una storia che dopo 20 repliche ha zone di mistero che per me continuano a pulsare e, quindi ,è viva”.
Marchioni: “E’ stato un lavoro tra i più arricchenti e profondi della mia carriera teatrale. Cinque settimane di prove meravigliose. Dalisi ha fatto un lavoro meticoloso di ricerca per fornirci una visione completa dell’autore e trovare indizi utili fin dal titolo visto che la Woolfe ha rivoluzionato la figura della donna”.
Una notte intensa, un gioco fino a che punto pericoloso?
Bergamasco: “Una notte di follia, sesso, alcol, dolore con al centro il gioco che, pur essendo, al massacro, è creazione. Questo ci ha portato fin dalle prime prove al nostro <CF1402>fare</CF> di attori che è creare”.<CF1403>
Marchioni: “La parte più importante per fornirci di energia in scena Latella l’ha individuata nel gioco in sé perché per potersi massacrare per tre ore bisogna avere spirito aperto, grande amore, rispetto pieno per gli attori che stanno con te sul palco”. <CF1403>
Il pubblico come reagisce a questo spettacolo?
Bergamasco: “Ci si specchia perché, ciascuno può trovare una parte di sé”.
Marchioni: “E’ uno spettacolo in cui si ride, anche tanto. Stando alle repliche fatte fino ad ora abbiamo incontrato non solo un grandissimo gradimento del pubblico ma anche tanta energia fra picchi di comicità e profonda tragedia. Del resto è come scalare l’Everest facendo le montagne russe”.
Cosa dei vostri personaggi vi coinvolge di più?
Bergamasco: “Lo scatenamento di energie. La libertà spaventosa che Martha si concede per disperazione, per sfida, per follia, per infantilismo e che in scena mi danno una carica veramente formidabile”.
Marchioni: “George va visto in funzione di Martha. Nel senso che è suo marito, stanno insieme da 20 anni e nel testo si capisce che ha fallito in tutto quello in cui poteva fallire. Ama profondamente Martha e resterà sempre con lei perché la ama e si amano. Lui fa della parola un’arma di sopravvivenza ed è lui che porta avanti l’intera nottata, rilanciando in questo gioco al massacro”.
C’è una frase dello spettacolo che vi piace particolarmente recitare?
Bergamasco: “E’ un flusso senza respiro di parole. La prova di memoria più ardua, credo di poterlo dire anche per Vinicio, più ardua a cui siamo stati sottoposti fino ad ora. In questo flusso mi tuffo all’inizio e ne vengo fuori solo molto tempo dopo”.
Marchioni: “Impossibile trovarne una. E’ un testo fiume”.
Latella nelle note di regia insiste molto sul ritmo di questo flusso di parole. Per lei, Bergamasco, che è musicista potremmo tradurla in diteggiatura. E’ stata facilitata?
Bergamasco: “Il pianoforte al centro della scena non è casuale. Latella sa che sono pianista, sa che Ludovico Fededegni, lo suona. Questo ha molto agevolato il mio compito perché Antonio mi ha pensata dentro questa storia e quando un regista pensa sul corpo dell’attore è molto più agevole entrare nel cuore della narrazione”.
Marchioni: “Abbiamo fatto un grande studio sul ritmo, sulla punteggiatura, persino sulla risata perché l’ubriachezza che è una parte fondamentale del testo di Albee, Latella ha voluto derivasse dalla parola, dal dire piuttosto che dal bere. Una grande intuizione”.
Latella ha detto che ha voluto circondarsi di un cast non ovvio. Ovvero?
Bergamasco: “Nelle note di regia Martha è descritta come una donna chiassosa, un po’ robusta. Certo non è la prima definizione che viene fuori guardando me. Forse in quel senso Latella intende ciò che asserisce nelle sue note di regia. Dal punto di vista fisiognomico Vinicio ed io non siamo le prime persone a cui si pensa per rivestire questi personaggi. Personalmente è stata una sfida ancora più bella perché ho sentito Martha attraverso Latella, attraverso i miei compagni di scena, l’ho sentita dal primo istante e credo di aver raccolto qualcosa di lei”.
Chi ha paura di Virginia Woolf oggi?
Bergamasco: “Certamente non Martha perché lei è anche lupo, anche bambina , anche disperata ma vuole cercare a tutti i costi la sua strada per vivere”.
Marchioni: “Tutti noi. Questo è un testo sulla paura che si può sconfiggere solo con la creazione, inventandosi la vita e noi stessi. Dopo due anni di pandemia credo sia uno dei testi migliori da condividere”.
Bergamasco: “Il concetto del palombaro mi piace perché Latella e Dalisi ci hanno consentito di immergerci pienamente nel testo e nei suoi temi. Una storia che dopo 20 repliche ha zone di mistero che per me continuano a pulsare e, quindi ,è viva”.
Marchioni: “E’ stato un lavoro tra i più arricchenti e profondi della mia carriera teatrale. Cinque settimane di prove meravigliose. Dalisi ha fatto un lavoro meticoloso di ricerca per fornirci una visione completa dell’autore e trovare indizi utili fin dal titolo visto che la Woolfe ha rivoluzionato la figura della donna”.
Una notte intensa, un gioco fino a che punto pericoloso?
Bergamasco: “Una notte di follia, sesso, alcol, dolore con al centro il gioco che, pur essendo, al massacro, è creazione. Questo ci ha portato fin dalle prime prove al nostro <CF1402>fare</CF> di attori che è creare”.<CF1403>
Marchioni: “La parte più importante per fornirci di energia in scena Latella l’ha individuata nel gioco in sé perché per potersi massacrare per tre ore bisogna avere spirito aperto, grande amore, rispetto pieno per gli attori che stanno con te sul palco”. <CF1403>
Il pubblico come reagisce a questo spettacolo?
Bergamasco: “Ci si specchia perché, ciascuno può trovare una parte di sé”.
Marchioni: “E’ uno spettacolo in cui si ride, anche tanto. Stando alle repliche fatte fino ad ora abbiamo incontrato non solo un grandissimo gradimento del pubblico ma anche tanta energia fra picchi di comicità e profonda tragedia. Del resto è come scalare l’Everest facendo le montagne russe”.
Cosa dei vostri personaggi vi coinvolge di più?
Bergamasco: “Lo scatenamento di energie. La libertà spaventosa che Martha si concede per disperazione, per sfida, per follia, per infantilismo e che in scena mi danno una carica veramente formidabile”.
Marchioni: “George va visto in funzione di Martha. Nel senso che è suo marito, stanno insieme da 20 anni e nel testo si capisce che ha fallito in tutto quello in cui poteva fallire. Ama profondamente Martha e resterà sempre con lei perché la ama e si amano. Lui fa della parola un’arma di sopravvivenza ed è lui che porta avanti l’intera nottata, rilanciando in questo gioco al massacro”.
C’è una frase dello spettacolo che vi piace particolarmente recitare?
Bergamasco: “E’ un flusso senza respiro di parole. La prova di memoria più ardua, credo di poterlo dire anche per Vinicio, più ardua a cui siamo stati sottoposti fino ad ora. In questo flusso mi tuffo all’inizio e ne vengo fuori solo molto tempo dopo”.
Marchioni: “Impossibile trovarne una. E’ un testo fiume”.
Latella nelle note di regia insiste molto sul ritmo di questo flusso di parole. Per lei, Bergamasco, che è musicista potremmo tradurla in diteggiatura. E’ stata facilitata?
Bergamasco: “Il pianoforte al centro della scena non è casuale. Latella sa che sono pianista, sa che Ludovico Fededegni, lo suona. Questo ha molto agevolato il mio compito perché Antonio mi ha pensata dentro questa storia e quando un regista pensa sul corpo dell’attore è molto più agevole entrare nel cuore della narrazione”.
Marchioni: “Abbiamo fatto un grande studio sul ritmo, sulla punteggiatura, persino sulla risata perché l’ubriachezza che è una parte fondamentale del testo di Albee, Latella ha voluto derivasse dalla parola, dal dire piuttosto che dal bere. Una grande intuizione”.
Latella ha detto che ha voluto circondarsi di un cast non ovvio. Ovvero?
Bergamasco: “Nelle note di regia Martha è descritta come una donna chiassosa, un po’ robusta. Certo non è la prima definizione che viene fuori guardando me. Forse in quel senso Latella intende ciò che asserisce nelle sue note di regia. Dal punto di vista fisiognomico Vinicio ed io non siamo le prime persone a cui si pensa per rivestire questi personaggi. Personalmente è stata una sfida ancora più bella perché ho sentito Martha attraverso Latella, attraverso i miei compagni di scena, l’ho sentita dal primo istante e credo di aver raccolto qualcosa di lei”.
Chi ha paura di Virginia Woolf oggi?
Bergamasco: “Certamente non Martha perché lei è anche lupo, anche bambina , anche disperata ma vuole cercare a tutti i costi la sua strada per vivere”.
Marchioni: “Tutti noi. Questo è un testo sulla paura che si può sconfiggere solo con la creazione, inventandosi la vita e noi stessi. Dopo due anni di pandemia credo sia uno dei testi migliori da condividere”.
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Video
La messinscena è prodotta dal Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli e sarà al Morlacchi di Perugia da mercoledì 16 a domenica 20 febbraio con questi orari: da mercoledì a venerdì alle 21, sabato alle 18, domenica alle 17.
Iniziative collaterali
Martedì 15 febbraio alle 21.30 al PostModernissimo, si terrà la proiezione di Occhi verdi come i miei, il documentario di Lucio Fiorentino sulle prove dello spettacolo.
Giovedì 17 febbraio alle 17.30 al Teatro Morlacchi, l’incontro con la compagnia e la presentazione del libro Dramagia. Edward Albee e il mestiere del dramaturg di Linda Dalisi.