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La bellezza delle differenze nel docu-film “La Rosa blu”

PERUGIA – Sono entrata in questo numero, il 21, in punta di piedi, per fare un servizio giornalistico, ne sono uscita più ricca e mi auguro che anche voi, leggendo questo racconto di vita, di esperienze, di sorrisi, possiate assorbire quella serenità d’animo, quella gioia, quella voglia di vivere nonostante le avversità, che Rebecca, Samuele, Miriam – protagonisti de La Rosa blu, il docu-film che affronta il tema della sindrome di Down – la loro mamma Maria Letizia Fiorelli e tutto il cast hanno voluto trasmetterci. Il corto di Davide Cincis e Geppi di Stasio ha vinto il Premio Cinema Solidale, nell’ambito della XIII edizione del Roma Film Corto Fest – Premio Internazionale Roberto Rossellini. Un dono.

Miriam ci ricorda che se “ci lasciamo contagiare dai colori accesi di questo sogno, dai suoni forti che scendono nel cuore, se riscopriamo l’essenziale che è dentro ciascuno, ci accorgiamo che anche nel labirinto più intricato della vita, troveremo un’uscita che ci salva”.

La Rosa blu – una fiaba tutta umbra che, attraverso l’immaginazione, descrive la realtà – è nata dall’idea di Maria Letizia Fiorelli, insegnante nella vita, co-regista del corto e mamma meravigliosa.

Non si sogna di diventare genitori di bambini con trisomia 21 – afferma Maria Letizia – ma la vita, a volte, ci catapulta in una nuova realtà. Si sperimenta il silenzio, non ci sono parole per l’incontro con la fragilità, ma si impara a contemplare quel silenzio. Se si ascoltano i cuori, si ama quel volto e si ha la libertà di amare. Vince la cultura della vita e perde la cultura dello scarto. L’amore è l’essenza della vita e la vita merita la libertà d’amare. Nella Rosa blu, la vita è per tutti”. E aggiunge: “Le rose non sono di un solo colore, possono avere mille sfumature” e il docu-film narra proprio la bellezza delle differenze.

Il film ha per protagonisti i bambini che, dall’incontro con coetanei con sindrome di Down, scoprono la gioia della diversità, della condivisione e dell’inclusione. Nel cast, con gli attori Enzo Decaro ed Elisabetta Coraini, oltre ai tre fratellini Rustici, ci sono Alex Belli, Pio Luigi Piscicelli, Ira Fronten, Roberta Sanzò, Francesco Paolantoni (voce del Piccolo Principe), Emma D’Aquino (voce della Volpe), Stefano Pozzovivo. Le musiche sono di Ezio Bosso e di Jovanotti. Il cortometraggio è stato trasmesso su Rai Premium e Rai Play in occasione della giornata mondiale della sindrome di Down, il 21 marzo scorso. Nel ritirare il premio, il regista Geppi Di Stasio ha definito la sindrome di Down “sindrome dell’allegria”: “Dovrebbe insegnare a tutti noi il modo migliore di approcciare la vita, a prescindere dal fatto che la realtà di queste persone sia ‘reale’ o percepita. Sono queste le azioni che danno senso al lavoro dell’artista”.

Maria Letizia ci ricorda che “occorre fare molta attenzione alle parole, perché possono ferire

Mentre, l’amore genera amore, l’odio genera odio. Sento usare il termine handicap con estrema facilità, oppure affermazioni superficiali come ‘sembri down’. Nel dizionario, handicap all’inizio indicava un gioco d’azzardo. Ci piace pensare che la vita sia come un gioco in cui sfidi le difficoltà e cerchi di superarle e sorridi anche degli insuccessi”.

L’attore Pio Luigi Piscicelli, il pupazzo di Miriam che prende vita, dice: “Ho preso parte a un mondo immaginario. Questo film ha rappresentato molto, abbiamo affrontato in modo nuovo le diversità, che sono una ricchezza. Oggi, c’è una tendenza all’omologazione, mentre, la ricerca della diversità è la via per essere unici e Rebecca ci ha insegnato proprio la capacità di essere noi stessi. Da un po’ di anni, il cinema si occupa di temi che, in precedenza, erano tabù; c’era timore nel presentarli al pubblico”. In un messaggio rivolto ai giovani, Piscicelli raccomanda: “Cercate il vostro elemento di diversità”. Intanto, l’attore è già pronto a presentarsi al pubblico, questa volta del teatro, con una nuova produzione: “In cantiere c’è un lavoro teatrale che affronta sempre il tema della diversità, la sindrome di Tourette, un mondo poco conosciuto. E’ un monologo ispirato a una storia vera, di un mio amico che vive questa situazione e che ci ha regalato queste testimonianze molto belle. Lui è un artista, dipinge occhi giganti, che osservano, giudicano, ma sono anche il nostro sguardo sulla realtà”.

L’augurio è che dopo aver letto e ascoltato le parole degli interpreti della Rosa blu, tutti noi possiamo guardare di più il mondo e le persone con gli stessi occhi di Rebecca, con gli occhi giganti di chi ama la vita.

Naighi

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