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20 giugno 2020: una data, una speranza da coltivare

PERUGIA – 20 giugno 2020. Una data di cronaca perugina destinata a restare nella storia civile di questa città. Grazie a un seme che è diventato pianta e diventerà albero e poi simbolo di vita. E’ accaduto in un luogo che a sua volta di storia ne ha altrettanta: San Matteo degli Armeni. Residenza privilegiata della nonviolenza, educazione alla pace, dei diritti umani, del dialogo interculturale e interreligioso. Per questo nell’orto dei giusti ha trovato casa un ulteriore simbolo tangibile, palpabile sopravvissuto alla malvagità più estrema e distruttiva dell’uomo: un Ginkgo biloba che appartiene al mondo.

20 giugno 2020. Testimoni importanti danno a questo giorno valenza istituzionale. Perché la presidente Donatella Tesei lancia un messaggio di speranza e coesione; perché il magnifico rettore Maurizio Oliviero orgogliosamente rivendica il ruolo dell’Università in quanto archivio privilegiato della memoria, tutta, votata a contrapporsi al pensiero unico. Perché il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, lega questo giorno ad altri giorni importanti per la città durante i quali si è ritrovata, nell’auspicio che si stemperi il clima divisivo di oggi.
20 giugno 2020. Quintetto d’archi dell’Orchestra da Camera di Perugia con tre musiciste giapponesi artefici, interpreti, testimoni di note immortali. Commoventi. Colonna sonora di un fruscìo vitale che aleggia tra il verde intenso di un giardino centenario e l’azzurro  di un cielo complice.
20 giugno 2020. Cordiali parole quelle di benvenuto di David Grohmann; appassionate quelle pronunciate da Antonio Brunori, segretario generale di PEFC Italia; commosse e perfino un po’ struggenti quelle di Tiziana Volta che per l’Italia cura il ricevimento dei semi delle piante rigermogliate dopo l’esplosione del 6 agosto 1945; colte al limite dell’intrigante quelle di Marco Maovaz che ha trasportato chi ascoltava dagli Armeni al Ginkgo.
20 giugno 2020. Speranza da coltivare.

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